Diamanti, ma di colore che va dal caramello al cognac. Sono i diamanti champagne, molto di moda. Ecco come riconoscerli e come sono classificati ♦
Sono un nuovo classico, ma è «vietato» chiamarli diamanti brown. Piuttosto, meglio la definizione di champagne o cognac: questi diamanti ormai accompagnano i gioielli di celebrità e trend setter. Il merito (o la responsabilità, dipende dai punti di vista) va alla compagnia mineraria Rio Tinto, il maggiore produttore al mondo di questo tipo di gemme, e alla sua operazione di sensibilizzazione del mercato, visto che fino a trent’anni fa quasi nessuno conosceva o, meglio, utilizzava questo tipo di pietra.

Certo, la strada per convincere gioiellieri e addetti ai lavori a usare come alternativa al diamante incolore, quello classico, pietre dei toni più morbidi e dorati non è stata breve. Ma l’idea di associare la tonalità a un vino pregiato, lo champagne, e a un liquore di lusso, il cognac, ha avuto successo. Inoltre, l’aumento della domanda dei diamanti ha allargato di fatto il mercato e ora queste pietre dalle sfumature dorate sono una delle principali scelte per realizzare gioielli di design o comunque dal gusto molto contemporaneo. Tanto da spingere la Argyle Diamonds (miniera australiana di proprietà di Rio Tinto) a certificare per le pietre incolore una scala cromatica da C1 a C7, simile a quella redatta dal Gia (Gemological Institute of America). Insomma, adesso anche i diamanti colorati sono catalogati scientificamente e la loro valutazione non dipende solo dalla discrezionalità del gioielliere. E questo rappresenta un vantaggio per tutti gli acquirenti. Ecco la classificazione dei diamanti australiani.

Vale la pena di acquistare un gioiello con diamanti champagne? Mentre un tempo i diamanti non perfettamente incolori erano considerate gemme di seconda categoria, ora l’opinione non è più quella. Certo, i diamanti tradizionali, incolori, sono ancora valutati di più di quelli champagne. Ma a pesare di più è la valutazione complessiva del gioiello. Un semplice anello con un piccolo diamante champagne sarà ancora valutato un po’ meno di uno corrispondente, ma perfettamente incolore. Ma un gioiello ben fatto e, soprattutto, di una marca nota e affermata potrà mantenere il suo valore nel tempo e, con un po’ di fortuna anche rivalutarsi parecchio.

La qualità. Attenzione, però, alla scelta. Come accennato, anche per i diamanti champagne conta la qualità. Insomma, non sono tutti uguali. Una perfetta chiarezza, l’assenza o quasi di inclusioni, oltre naturalmente al peso in carati, sono elementi da valutare attentamente prima di acquistare un gioiello. Insomma, un gioiello con diamanti champagne deve essere una scelta, non un ripiego con diamanti di seconda qualità.

Provenienza. Africa del Sud, Siberia e Australia. La miniera Argyle nella remota regione dell’East Kimberley dell’Australia occidentale è la maggiore fonte al mondo.
Colore. Deriva dal calore e dalla pressione esercitata dalle profondità della terra sul reticolo cristallino. In pratica questo meccanismo provoca delle distorsioni nel diamante che le assorbe imprimendo un colore marrone. Un fenomeno visibile all’interno della pietra come in fasce parallele. Il loro colore naturale può essere modificato in laboratorio in arancio, giallo o rosa.




