C’è il triangolo d’amore, il triangolo strumento musicale, il triangolo esoterico. Poi, ci sono i Triangolini, collezione di Marina B ideata dal direttore artistico e proprietario del brand Guy Bedarida. Ovviamente i gioielli di questa linea presentano un susseguirsi di forme triangolari, in oro 18 carati, oppure con diamanti taglio trillion. Ma la forma del triangolo non è inconsueta per la Maison fondata da Marina Bulgari, che amava proprio questa forma geometrica, che ricorre spesso nei gioielli del brand.
A partire dalla collezione Triangoli ideata dalla fondatrice Marina nel 1978 e che ora rivive in una versione più light e prezzi relativamente meno alti. I gioielli sono pensati anche per essere facilmente indossati assieme impilati. Ma anche altri gioielli firmati Marina B prediligono le superfici a tre lati, come nelle collezioni Trisola o Trina. In effetti, Marina Bulgari, che si è staccata dalla famiglia per intraprendere la propria strada, ha introdotto originali tagli di pietre preziose, utilizzate in modo innovativo molti altri. E Triangolini prosegue la tradizione della Maison.
Il triangolo di Maria Gaia Piccini
La designer fiorentina Maria Gaia Piccini dedica le sua produzione di gioielli quasi esclusivamente alla forma del triangolo. E un motivo c’è ♦︎
Il triangolo è una figura geometrica dotata di un’aura mistica. Inoltre, è un piccolo e semplice strumento musicale. Infine, è anche uno spazio non convenzionale, perché lontano dal concetto di simmetricità. Ma non sono queste le considerazioni che hanno ispirato Maria Gaia Piccini a concepire una serie di gioielli basati quasi sempre sulla figura del triangolo, una forma poco utilizzata in gioielleria.
Ma non solo, ovviamente.
E dire che la designer ha alle spalle una storia di pura tradizione, come racconta lei stessa. Maria Gaia Piccini è una fiorentina doc. Discende da una famiglia con una lunga tradizione nel campo della gioielleria a Firenze, con diversi negozi sul Ponte Vecchio. Storia che riassumiamo così (sul sito di Maria Gaia Piccini è descritta con maggiori particolari): Alberta Risaliti, madre del padre della designer, Carlo Piccini, era la figlia dell’argentiere Aristodemo Risaliti, titolare di un’azienda produttrice di oggetti in smalto, oro e argento situata in via De’ Bardi, vicino Ponte Vecchio. Tebaldo Piccini, nonno paterno, era figlio di Pirro Piccini, un famoso incassatore che aveva lavorato per la famiglia Settepassi, ed era gioielliere di fiducia di alcune famiglie nobiliari. Il fratello Armando era creatore di gioielli e alcune delle sue opere sono conservate al Museo degli Argenti a Palazzo Pitti, a Firenze. I due fratelli, assieme al padre Pirro, hanno fondato il negozio Fratelli Piccini sul Ponte Vecchio, dove si trova tutt’ora.
Quando Maria Gaia aveva 19 anni ha incontrato nel negozio del padre Madame Mahin Fallah, nobildonna persiana, collezionista di gioielli. È nata un’amicizia che, a Londra, ha consentito di conoscere Marina Bulgari, già famosa nel mondo della gioielleria. Insomma, nonna, nobildonna persiana e designer della famiglia Bulgari sono state le numi tutelari di Maria Gaia. Sono tre e, quindi, hanno un legame con il concetto di triangolo. Secondo la designer, infatti, il triangolo rappresenta il legame tra passato, presente e futuro e anche il legame con le tre «straordinarie donne» che l’hanno incoraggiata a fondare la sua Maison.
Marina B. venduta a Guy Bedarida
Marina B. ha un nuovo proprietario: Guy Bedarida. In programma il rilancio e uno store in Italia ♦︎
La marca italiana Marina B. è stata fondata da Marina Bulgari, terza generazione della famiglia Bulgari. Ora, però, la B. sarà anche la iniziale di Bedarita, ex direttore creativo di John Hardy dal 1998 al 2015, che ha acquistato la Maison italiana. Guy Bedarida è un esperto di gioielleria di alto livello e ha lavorato anche per Van Cleef & Arpels e Boucheron. Di Marina B. ha acquistato la quota di maggioranza. Sarà lui, dunque, anche il direttore creativo di Marina B. e sostituirà Giorgio Bulgari, nipote di Marina. A vendere il brand è stato il proprietario della Maison, Paul Lubetsky, ceo di Windsor Jewelers.
Marina Bulgari ha fondato il suo marchio di gioielli nel 1978. Lo stile era caratterizzato dall’utilizzo dell’oro e dall’intarsio nero smaltato, con pietre preziose montate su acciaio o oro nero, tagli triangolari arrotondati sulle gemme, con un cuore al contrario. La fondatrice aveva venduto il suo marchio nel 1999 allo sceicco saudita di Jeddah, Ahmed Fitaihi, che nel 2010 ha venduto Marina B. a Lubetsky. Windsor Jewelers conserverà comunque una quota di minoranza. L’obiettivo di Bedarida sarà aggiornare i classici modelli Marina B., visto che in archivio si trovano circa 12.000 schizzi e disegni. I prezzi dei gioielli della Maison variano in media da 8.000 a 3 milioni di dollari. Altra novità: sarà aperto un flagship store in Italia. Federico Graglia
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Da Marina B ritorna un Bulgari
Fondato nel 1978, venduto nel 1996, rivenduto e rilanciato nel 2011: il marchio Marina B, creato dalla nipote di Sotirio Bulgari, torna a essere un affare di famiglia. Giorgio Bulgari, nipote a sua volta di Marina, è stato nominato direttore creativo della maison da Paul Lubetsky, proprietario del brand, nonché ceo di Windsor Jewelers, uno dei principali gruppi del settore negli Usa. Il suo primo progetto Mini Atomo, appena presentato sul mercato, è una versione ridotta della collezione Atomo, un disegno del 1989 che assemblava perline in oro di diverse dimensioni legandole insieme come atomi, appunto. Una collezione evergreen, riproposta in misura mini come gioiello più leggero, e più accessibile, da portare tutti i giorni per allargare la base clienti.
Perché l’idea del 38enne Giorgio è quella di ripartire dall’estetica che ha reso così famosa la zia, compreso il taglio da lei inventato che giustamente porta di nome di Marina B. In dote ha 1.200 bozzetti d’archivio e i preziosi, è il caso di dire, consigli della zia, una signora di 84 anni di grandissimo talento, che ha rivoluzionato la gioielleria sostituendo lo smalto nero con l’oro ossidato, usando i colori delle pietre dure come mai prima, introducendo chiusure a molla e audaci motivi geometrici come elementi decorativi.