Diego Nardin

Antonini a New York annuncia la svolta verde




Da Milano a New York, passando da Piazza Italia. Un viaggio che Antonini, storico brand milanese, compie per allargare l’orizzonte del mercato. L’azienda per questo motivo ha siglato un accordo con Piazza Italia, società con base nella città americana che ha l’obiettivo di creare network per la distribuzione di prodotti italiani negli States. Il mercato americano è già, in effetti, un mercato di primaria importanza per i gioielli disegnati da Sergio Antonini, direttore creativo della Maison. Piazza Italia si propone come piattaforma per le aziende. Per esempio con eventi, come quello in programma dal 14 al 16. marzo, a cui parteciperà anche il brand di gioielli.

Collezione Anniversary 100
Collezione Anniversary 100

Credo molto in questo progetto, che permetterà ad Antonini di avere un ufficio e una vetrina permanente a New York nei bellissimi spazi di Piazza Italia in Madison Avenue e un canale privilegiato di dialogo con gli interlocutori che cercano il miglior made in Italy.
Diego Nardin, amministratore delegato di Antonini Milano

Diego Nardin, Ceo di Antonini Milano
Diego Nardin, Ceo di Antonini Milano

Antonini, inoltre, ha deciso di intraprendere la strada dell’eticamente corretto con la scelta di un fornitore di diamanti che non provengono da zone di guerra e di utilizzare per i propri gioielli sono un packaging con materiale riciclabile certificato e rivestito con laccatura di vernice naturale ad acqua.

Sergio Antonini
Sergio Antonini

Anello in oro e smeraldi della collezione Extraordinaire
Anello in oro e smeraldi della collezione Extraordinaire







Fope rimane in utile


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Fope stringe i denti e si aspetta un futuro migliore. I conti 2020 dell’azienda orafa quotata al listino Aim di Borsa Italiana risentono, inevitabilmente, dell’effetto covid. Ma poteva andare peggio. Secondo i risultati preliminari consolidati al 31 dicembre 2020, i ricavi del gruppo veneto sono scesi a 26 milioni di euro rispetto ai 35 milioni del 2019, ma la notizia positiva per gli azionisti è che l’anno non si è chiuso in rosso, ma ancora in utile, anche se sceso a 1,65 milioni rispetto ai 4,85 milioni del 2019. In sintonia con questi risultati sono l’Ebitda e l’Ebit (in sostanza i margini lordi) che si sono attestati rispettivamente a 3,95 milioni e a 2,34 milioni.

Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope

Siamo soddisfatti del dato di chiusura dei ricavi, superiore alle aspettative; la flessione del 25,7% rispetto al 2019, e in particolare dell’11% se compariamo il dato relativo ai soli paesi con significativo impatto turistico, è un risultato che ci conforta rispetto la rilevanza che il brand Fope ha per i nostri concessionari e come prima scelta per le nostre clienti. L’attenta gestione dei costi nelle fasi di lockdown e le vendite, realizzate con le marginalità precedenti all’emergenza sanitaria, hanno consentito di mantenere un adeguato livello di profitto e la distribuzione di dividendi nel corso del mese di dicembre 2020. La gestione finanziaria, che non ha subito impatti significativi in seguito ai periodi di lock down, ha consentito di procedere con gli investimenti programmati. Anche alla luce dei risultati del 2020 raggiunti in una situazione difficile, guardiamo al 2021 con ottimismo e crediamo nella capacità di ottenere risultati positivi, nonostante il contingente periodo di emergenza sanitaria non consenta di sciogliere tutte le incertezze riguardo la risposta dei mercati. Risulta tuttavia positivo, e in linea con le nostre aspettative, il riscontro avuto fino ad ora dai nostri migliori concessionari.
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope

Fope, orecchini della collezione Panorama in oro e pavé di diamanti
Fope, orecchini della collezione Panorama in oro e pavé di diamanti







Fope in novembre apre a Londra





Fope prepara per novembre l’apertura di un flagship store nel centro di Londra ♦︎

Da Vicenza a Venezia. E da Venezia a Londra. Fope, unica azienda italiana di gioielleria quotata in Borsa, ha deciso di aprire entro il 2019 una boutique monomarca nella capitale britannica, proprio a Bond Street all’angolo di Piccadilly, una delle zone con maggior afflusso di turisti. Evidentemente Brexit non spaventa l’amministratore delegato di Fope, Diego Nardin.

Il marchio italiano, in effetti, è già presente nel Regno Unito: i gioielli Fope sono distribuiti in oltre 100 punti vendita. E l’anno scorso le vendite nel regno di Sua Maestà hanno rappresentato il 20% del fatturato complessivo di Fope.

Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018

Con nostra grande soddisfazione, la nostra boutique a Londra aprirà entro la fine dell’anno. Questa boutique, la seconda dopo l’apertura a Venezia, darà nuova forza alla strategia di brand awareness perseguita da Fope.
Diego Nardin

Proprio quest’anno Fope ha aggiornato la propria immagine in occasione del suo compleanno numero 90. E, per coincidenza, ha affidato l’incarico proprio a una società di comunicazioni di Londra. Segno del destino.

Il flagship store di Fope a Londra
Il flagship store di Fope a Londra

Nel corso del primo semestre 2019, Fope ha investito nell’attività di marketing e di comunicazione a supporto della rete distributiva. Sono stati realizzati, in linea con le strategie di presenza sul mercato, sette nuovi shop in shop (corner personalizzati) all’interno di punti vendita di importanti clienti. E ora è la volta del flagship store a Londra.

Nel tondo, il nuovo logo di Fope
Nel tondo, il nuovo logo di Fope
Bracciale in oro con maglia Flex'it
Bracciale in oro con maglia Flex’it
Fope anello Love Nest, aspetto laterale
Fope anello Love Nest, aspetto laterale
Fope anello Love Nest in oro rosa e diamanti
Fope anello Love Nest in oro rosa e diamanti
Anello con pavé di diamanti
Anello con pavé di diamanti
Fope, bracciale Eka, lato
Fope, bracciale Eka, lato
Fope, bracciale Eka Anniversary in oro e rondella di diamanti
Fope, bracciale Eka Anniversary in oro e rondella di diamanti






Fope, buona la Prima




Il 2017 Fope brilla grazie al successo della collezione Prima e delle vendita in Usa e Europa. In programma nuovi investimenti ♦︎

Buona la Prima. Nel senso di collezione di gioielli, quelli a marchio Fope. La linea di gioielli Prima, presentata nel 2017, infatti, ha avuto il merito di incrementare i ricavi dell’azienda di Vicenza del 20%, senza cannibalizzare le altre collezioni. Il dato è stato comunicato a una platea di analisti finanziari a Milano, durante la presentazione dei risultati economici della società di gioielleria per il 2017. Il successo del marchio, e della linea Prima in particolare, è dovuto a due fattori, quelli che caratterizzano Fope: lo stile e la tecnologia utilizzata per realizzare i gioielli. «Nascoste in un bracciale Prima, per esempio, ci sono fino a 150 micro molle, che conferiscono elasticità ma anche morbidezza al gioiello: un sistema che vanta un brevetto mondiale», ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda, Diego Nardin. Che, oltre al continuo rinnovamento delle linee di gioielli, ha sottolineato gli sforzi della società, quotata da un paio d’anni al listino Aim della Borsa, nel giocare su due fattori: espansione della distribuzione e investimenti in tecnologia.

Export e investimenti

I risultati già si vedono e consolidano Fope come il secondo gruppo italiano del settore, dopo Damiani, che però ha tutt’altra storia. La decisione di quotarsi in Borsa è stata coraggiosa e, nel panorama delle piccole e medie imprese italiane, una mossa abbastanza insolita. Ma lungimirante. L’azienda, infatti, ha utilizzato il nuovo capitale per espandere il proprio business. E gli investitori lo hanno capito, visto che il valore del titolo è più che raddoppiato in un anno. «C’è un aumento significativo di tutti gli indicatori e una forte solidità patrimoniale», ha sottolineato Nardin.«La crescita delle vendite ha riguardato i principali mercati esteri sui quali stiamo concentrando gli investimenti». Per questo, per esempio, è stata costituita Fope Usa, una controllata che ha preso il posto della precedente realtà societaria in America. All’estero, d’altra parte, Fope registra l’80% dei ricavi. E nel 2017 quelli nelle Americhe (Usa, Canada, Centroamerica) sono lievitati del 22%. Ma i ricavi vanno benone anche in Europa (+24%): da notare che è stata appena costituita la Fope Jewellery Limited, società di diritto britannico. Le mosse di rifocalizzazione societaria delle controllate Usa e britannica sono da vedere, forse, anche in relazione a due aspetti non secondari: la guerra dei dazi Usa-Europa e la Brexit: «Siamo preparati, in tutti e due i casi potremmo utilizzare le due società con una semplice riqualificazione della ragione sociale», ha commentato il manager.

In ogni caso, anche l’Italia tutto sommato non delude (+9%). Tra l’altro, ha fatto notare Nardin, la crescita non è stata frenata da un ritocco all’insù di circa il 5% su parte del listino. Segno che per ottenere i gioielli del brand non si sta a guardare troppo il prezzo. Una parte del risultato, infine, è merito anche del successo della boutique monomarca aperta in piazza San Marco e che fa parte pienamente del perimetro aziendale a partire dallo scorso novembre.

I conti del 2017

I ricavi netti del 2017 sono stati di 28,03 milioni, in aumento del 21,4% rispetto ai 23,08 dell’anno precedente. Sono migliorati anche i margini: l’Ebitda (risultato lordo) è di 3,9 milioni (+72%) rispetto ai 2,26 del 2016. Se siete azionisti di Fope, sappiate anche che 600mila euro del risultato netto, salito a 2,33 milioni, sarà distribuito sotto forma di dividendi, mentre il resto rimarrà in azienda, perché Fope non si ferma qui. Nardin ha citato la volontà di aumentare il numero di shop in shop (ora sono 13) in giro per il mondo, di aprire un monomarca a Londra e di un ambizioso progetto di ampliamento di uffici e sito produttivo a Vicenza. Ultimo dato, ma non meno importante: anche per il 2018 le previsioni sono positive. Dovrebbe essere un altro anno d’oro.





Bracciali in oro rosa, bianco e giallo della collezione Prima
Bracciali in oro rosa, bianco e giallo della collezione Prima

Anello in oro e diamanti della collezione Prima
Anello in oro e diamanti della collezione Prima
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Collane in oro e diamanti, Fope
Collane in oro e diamanti, Fope
Bracciali della collezione Prima
Bracciali della collezione Prima

Un anno del titolo Fope in Borsa
Un anno del titolo Fope in Borsa







Al via VicenzaOro January 2018



VicenzaOro January ufficialmente aperta con uno sguardo al futuro ♦︎

Apertura con sguardo all’orizzonte per VicenzaOro January 2018. Come da programma, la grande fiera dedicata alla gioielleria ha debuttato con Visio.Next, evento a più voci sul futuro della filiera.

La rappresentanza istituzionale è stata affidata, come lo scorso anno, al sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto. «Uno dei meriti di questo governo è stato quello di prendere a cura il segmento del lusso. Questo perché siamo convinti e lo diciamo con forza che anche questa è la manifattura italiana», ha scandito il membro dell’esecutivo. «Siamo bravi a fare macchine, ma siamo i numeri uno anche nel creare gioielli e vestiti. I nostri prodotti di alta artigianalità Made in Italy sono molto apprezzati all’estero e compongono una fetta importante della voce dell’Export italiano. Per questo abbiamo moltiplicato gli investimenti e con il piano straordinario per il Made in Italy siamo stati capaci di dare una spinta importante alla produzione ma soprattutto alle esportazioni. Rimini e Vicenza, assieme ad Arezzo, nel comparto della gioielleria hanno ben capito che l’unione fa la forza e a loro deve andare il nostro plauso più convinto per quello che hanno saputo fare in questi anni».

I partecipanti a Visio.Next
I partecipanti a Visio.Next

Dopo l’introduzione del presidente di Italian Exhibition Group, società nata dall’integrazione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza, Lorenzo Cagnoni, il direttore generale di Ieg, Corrado Facco, ha messo a fuoco il tema dell’evento: cogliere le novità della multicanalità distributiva, della valorizzazione dei brand, della tracciabilità e sostenibilità. Claudia D’Arpizio, partner di Bain&Company, responsabile per Moda Lusso, ha ricordato come il mercato sia molto ampio e in continua crescita, con diversi segmenti che toccano il mondo dell’intangibile e dell’esperienzialità. Moderati da Alan Friedmann, sono intervenuti Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Matteo Marzotto, nella doppia veste di vice presidente Esecutivo Ieg e presidente di Dondup, Diego Nardin, ad di Fope, Licia Mattioli, ad di Mattioli e vice presidente per l’internazionalizzazione di Confindustria, Adi Al Fardan, fondatore di Adi Hasan Al Fardan Jewellery Trading, Andrea Panconesi, fondatore e presidente di LuisaViaRoma.

La parola è passata, quindi, al business, cuore della fiera che ospita oltre 1500 brand. Sarà tra i booth di VicenzaOro che la ripresa del settore sarà sottoposta alla prova sul campo.





VicenzaOro January
VicenzaOro January

Le aree di VicenzaOro
Le aree di VicenzaOro

VicenzaOro January 2017
VicenzaOro January 2017







Torna VicenzaOro



Torna VicenzaOro tra lusso e tecnologia (con un po’ di mondanità) ♦︎

Ritorna VicenzaOro (19-24 gennaio). Ieg, il gruppo che organizza la manifestazione fieristica, lo definisce «il più grande salone europeo dedicato all’oreficeria e alla gioielleria». E, in effetti, se si considera anche la concomitante TGold, i numeri ci sono. Più che fiera, infatti, parola ormai che ha un sapore un po’ vecchio, VicenzaOro preferisce etichettarsi come business hub, una piattaforma dove concludere affari, al servizio delle 4500 aziende coinvolte, di cui il 35% estere, con 96mila visitatori attesi da oltre 130 Paesi e 3800 top buyer ospitati anche grazie all’aiuto del governo, cioè con il contributo determinante del ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ice. VicenzaOro, in sintesi, ospita oltre 1500 brand, di cui l’80% già presenti nelle edizioni precedenti, su oltre 25mila metri quadri, con un’incidenza dei brand del segmento alto di gamma a + 10%.

E la prova che VicenzaOro si sia trasformata in un format è la sua replica in altri mercati, come Dubai. Infatti, oggi la fiera nata a Vicenza organizza cinque saloni nel mondo ed è presente a dieci appuntamenti internazionali. Nel 2018, per esempio, oltre Vicenza sarà a Hong Kong, Arezzo, Las Vegas, Dubai, Mumbai.

Ma VicenzaOro è anche gioielleria di tutti i generi, alta, media, bassa, di moda, di componentistica. Oltre, appunto, a T.Gold, salone dedicato agli operatori del settore della produzione di gioielli, in cui l’Italia eccelle. Infatti, T.Gold gode di ottima salute: quest’anno cresce di oltre il 20% il numero degli espositori grazie all’ingresso di nomi importanti del settore come la britannica Durston e la tedesca Hemerle+Meule. In totale sono presenti oltre 160 aziende espositrici, da 16 Paesi del mondo, in particolare da Italia, Germania, Stati Uniti.  Tra i motivi di interesse c’è la crescita  del segmento della stampa 3D e le relative soluzioni.

I premi al gioiello

Con l’apertura di VicenzaOro tornano anche per la quinta edizione gli Andrea Palladio International Jewellery Awards, con la consegna dei premi alle eccellenze del lusso e top player della gioielleria mondiale che si sono distinte per la creatività, il progetto, la produzione, la distribuzione, il retail, la comunicazione, i new media, il premio alla carriera e la Corporate Social Responsibility. Quest’ultimo si inserisce nel filone della gioielleria sostenibile, a cui VicenzaOro ha anche deciso di dedicare un appuntamento assieme a Cibjo (lunedì 22), la Confederazione mondiale della gioielleria.

A decretare i vincitori, alla presenza del presidente di Ieg, Lorenzo Cagnoni, del vice presidente, Matteo Marzotto, e del direttore generale, Corrado Facco, sarà una giuria composta da Franco Cologni, presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Clare Phillips, curatrice del dipartimento di Scultura, Artigianato del ferro, vetri e ceramiche del Victoria & Albert Museum di Londra, Alba Cappellieri, professore Design del Gioiello al Politecnico di Milano, Silvana Annichiarico, direttore Triennale Design Museum.

Appuntamenti

Meno mondano, ma più di sostanza, l’appuntamento di venerdì 19 con Visio.Next, summit dedicato al futuro del lusso e della gioielleria con il giornalista Alan Friedmann, Claudia D’Arpizio, partner di Bain&Company per Moda Lusso, Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Matteo Marzotto, nella doppia veste di vice presidente esecutivo di Ieg e presidente di Dondup, Diego Nardin, ad di Fope, Licia Mattioli, ad di Mattioli e vice presidente per l’internazionalizzazione di Confindustria, Adi Al Fardan, fondatore di Adi Hasan Al Fardan Jewellery Trading, Andrea Panconesi, fondatore e presidente di LuisaViaRoma.

Sabato, invece, è previsto l’appuntamento con il profilo del consumatore per il 2018-19 sotto la lente di Trendvision Jewellery + Forecasting. Tutti i giorni, infine, i Digital Talks, workshop tematici sull’innovazione digitale in collaborazione con Federpreziosi.





VicenzaOro 2017
VicenzaOro 2017

indossato pasquale bruni 1
Modella nel booth di Pasquale Bruni
Orecchini e collana di Stefan Hafner
Orecchini e collana di Stefan Hafner
Orecchini di Nikos Koulis
Orecchini di Nikos Koulis

Corrado Facco e Matteo Marzotto
Corrado Facco e Matteo Marzotto