Nata a Hong Kong, vive a Londra, e presenta la sua prima mostra a New York, alla Stephen Russell Gallery: Ming Lampson è una designer che ha una storia, e uno stile, originale. La nuova collezione del suo marchio, Ming, si chiama Origins ed è composta da 25 gioielli. Perché Origins? La spiegazione è che la creativa britannica ha scelto di ispirarsi ai primi monili creati da donne e uomini dell’antichità. Spesso semplici, elementari e utilizzati come amuleti. Cosa che non si può dire dei gioielli di Ming, che seppure abbiano preso lo spunto da collane e anelli di tanti secoli fa, vantano una qualità adeguata ai nostri tempi.
È un richiamo all’origine, ma quella della designer. Per esempio, Ming Lampson preferisce utilizzare strumenti artigianali per i suoi disegni: dipinge personalmente i bozzetti a tempera, accanto alla modellazione 3D. Inoltre, per questa collezione ha scelto la giada in tutte le sue varietà: una pietra utilizzata fin dall’inizio del cammino umano, ma anche prediletta nel continente asiatico, dove lei è nata. Assieme alla giada, la collezione Origins utilizza pietre preziose e semi preziose, come kunziti, granato spessartite, zirconi naturali, zaffiro stellato viola, spinello grigio, berillo giallo, ambra e calcedonio.
La sua nuova collezione si chiama Secrets, ma la creatività di Ming Lampson è rimasta alla luce del sole. La designer londinese ha presentato tre dei gioielli della collezione Secrets alla mostra-vendita di Phillips Woman to Woman. Si tratta di un paio di orecchini a grange di diamanti che, secondo la creativa gioielliera ricorda le tende di perline che ha visto ovunque nella sua giovinezza in Asia. E che possono nascondere chissà quali segreti. Gli altri due pezzi della collezione sono degli orecchini con zaffiri rosa e rubini su platino e un anello con diamante a taglio aquilone, su oro e smalto. I gioielli sono una nuova testimonianza della freschezza creativa di Ming, che è forse anche una eredità della sua particolare biografia.
Nata a Sydney, Ming è cresciuta a Hong Kong, per poi trasferirsi a Londra una volta adulta. Circa 20 anni fa è poi andata a Jaipur, il regno indiano delle pietre preziose, dove ha lavorato come apprendista presso un orafo e ha lavorato con commercianti di gemme. Tornata a Londra, ha studiato il design dei gioielli, la classificazione dei diamanti, pietre e perle colorate con il Gia. Ha fondato la sua piccola e raffinata Maison, creando pezzi unici che hanno attirato l’attenzione degli appassionati di gioielleria.
I gioielli fusion di Ming
La fusion designer britannica Ming, tra Europa e Asia, e i suoi magnifici gioielli per intenditori ♦︎
Occhi azzurri, pelle rosata, accento londinese. Si chiama Ming. Ming Lampson, designer britannica, ma nata a Hong Kong, ex colonia di Sua Maestà. Ora, però, vive e lavora a Londra, con una fama (meritata) di designer molto esclusiva. Vende le sue creazioni solo a chi le capisce, spiega a gioiellis.com, perché concepire e realizzare un gioiello come i suoi è come creare un’opera d’arte che può essere apprezzata da chi conosce il valore e le caratteristiche delle pietre e del lavoro che sta dietro un paio di orecchini o una collana.
A proposito di collane: a GemGèneve Ming ne ha mostrata una davvero eccezionale, che riproduce una pianta di glicine: oro bianco, diamanti, zaffiri.
Ming ha imparato a conoscere le gemme a Jaipur, India, dove è stata apprendista di un orafo locale, ma anche ha studiato design di gioielli al college Sir John Cass di Londra, valutazione dei diamanti presso l’Associazione Gemmologica di Londra, e pietre colorate e perle al Gia negli Stati Uniti. Ha iniziato la propria attività di designer nel 1998 e ha aperto il suo atelier a Notting Hill, a Londra, nel 2007, in particolare creando gioielli su misura.
La sua nascita in Asia, inoltre, l’ha spinta a creare gioielli fondendo le sue radici cinesi con la sua educazione britannica e l’artigianato europeo. La collana Wisteria è un esempio di questa fusione. Ma è attratta anche dal delicato minimalismo giapponese, come testimoniano le due collezioni, Oriental Garden e Reverence for Nature, entrambe ispirate all’Estremo Oriente. Ogni collezione è composta da 15 pezzi unici, tutti intrisi dell’estetica di Ming.
La seconda chance di GenGèneve
GemGèneve tra gemme, designer, gioielli vintage, diamanti e… Al via la seconda edizione ♦︎
Partita nel 2018 come un’avventura su cui non molti erano pronti a scommettere, GemGèneve torna (9-12 maggio) con più espositori e con una serie di eventi collaterali che ne certificano la vitalità.
Per esempio, Elizabeth Fischer assieme a Vivienne Becker affronterà il tema del rapporto tra design del gioiello e società contemporanea. A Jean-Baptiste Tavernier, esploratore, avventuriero, mercante e narratore del suo vagabondare, che ha contribuito a sviluppare in Europa la conoscenza di altrove e il gusto per le pietre preziose, è dedicato un altro incontro. Insomma, una fiera articolata e organizzata a tutti gli effetti.
Insomma, l’idea di due gioiellieri, Thomas Faerber e Ronny Totah, stanchi della formula di Basilea, avrebbe potuto avere un destino incerto. Invece sembra un successo. La seconda edizione di GemGenève vede la presenza circa 200 espositori, con una nutrita presenza di chi compra e vende gemme preziose, diamanti, e anche gioielli vintage. Ma non solo.
Interessanti anche le due sezioni dedicate ai designer emergenti, con Ena Iro, Horowicz Fine Jewelery, Pierre d’Alexis e Syz Firework, e l’area Design Vivarium, con la presenza di Alexandra Jefford, Cora Sheibani, Milio, Ming, Mr. Lieou, Nadia Morgenthaler, Ninotchka, Racine Geneva, Sean Gilson, Tatiana Verstraeten, Tenzo. Monica Battistoni