I diamanti fancy, cioè quelli colorati, sono sempre più richiesti. Ma quanto valgono, davvero, i diamanti colorati? ♦
Una volta l’aspetto più importante era la purezza. I diamanti dovevano essere assolutamente trasparenti e incolori, oltre che privi di impurità. Non a caso il valore dei diamanti era, ed è ancora, determinato dalle «quattro C» (Color, Clarity, Cut, e Carat). Se non sapete di che cosa stiamo parlando leggete qui. Insomma, peso e taglio, ma soprattutto assenza di inclusioni o colorazioni. In pochi anni è tutto cambiato. Ora gran parte dei diamanti top venduti alle aste sono colorati, o fancy, cioè fantasia come sono chiamati dagli esperti. Molti anni fa molti di questi diamanti sarebbero stati definiti impuri, perché gli unici diamanti considerati davvero preziosi erano quelli incolori.

Oggi, invece, i diamanti colorati sono portati alle stelle, anche se non tutti hanno lo stesso valore. Tempo fa un diamante arancione da 14,82 carati è stato battuto all’asta per oltre 26 milioni e Sotheby’s ha venduto il Pink Star, un diamante rosa da 59,60 carati, per 83 milioni dollari. Oltre all’exploit delle aste, anche nella gioielleria sono apparsi una valanga di diamanti brown, neri, grigi e così via. Ma questi ultimi hanno un valore nettamente inferiore a quelli blu, rosa, gialli o rossi (i più rari di tutti). Per estrema sintesi: non tutti i diamanti colorati hanno lo stesso valore. Quelli gialli, rosa, blu e rossi valgono di più di quelli marroni, neri o grigi.

Il colore dei diamanti è determinato da minerali, per esempio il ferro, che si ossidano e danno una tonalità insolita al diamante. Insomma, sono meno puri di quelli incolori. Ma sono più rari. Senza altre sostanze di mezzo, il diamante è perfettamente trasparente. Determinare il valore di un diamante colorato è molto complesso. Come ha spiegato tempo fa al quotidiano francese Les Echos Dominique Dufermont, trader e insegnante alla scuola di Van Cleef & Arpels, per valutare un diamante colorato si devono tener conto diversi criteri, tra cui ovviamente il peso e l’intensità del suo colore, oltre al taglio, che deve essere perfetto. «Un diamante rosa può essere valutato anche 50 volte di più di uno bianco». L’esperto fa l’esempio di un diamante giallo vivo passato nel giro di due anni da una valutazione di 30.000 euro a 70.000. Anche il diamante brown, che fino a pochi anni fa valeva poco, oggi è spesso nobilitato come color cognac e può raggiungere i 2.000 euro per carato se di buona qualità.

Al contrario dei diamanti incolori, che devono essere più trasparenti possibile, quelli fancy acquistano più valore se il loro colore è intenso. Insomma, la sfumatura di un diamante bianco, che per esempio tende al grigio o al giallo pallido, ne diminuisce il prezzo. Un diamante fancy, invece, più è colorato e più ha un prezzo alto. Anche se non mancano le eccezioni: come nei diamanti incolori, il diamante fancy è valutato anche per la purezza e la trasparenza.

In effetti, però, i diamanti puri e con colori decisi sono rari: arrivano, infatti, in gran parte dalla miniera di Argyle, in Australia. Qui è stato trovato perfino un diamante rosso, considerato un miracolo: è di 1,56 carati ed è stato venduto a oltre 2 milioni di dollari, cifra che equivale a 6 milioni per 1 grammo (1 carato equivale a 0,2 grammi). I grandi diamanti colorati sono utilizzati dai gioiellieri al top: blu, come un anello di Harry Winston, giallo come quelli montati da Dior, oppure rosa utilizzati da Bulgari e De Beers. Anche Tiffany ha puntato sui diamanti colorati. Il boom dei fancy è dovuto anche alla domanda in aumento dei Paesi emergenti, dall’India alla Cina. Per ora il fascino di queste pietre non accenna a diminuire. E durerà ancora a lungo.



