Investimenti

Gioielli colpiti dal coronavirus, ma l’oro è da vendere o acquistare?

/




Quanto ha colpito la pandemia sul mondo dei gioielli? E sul prezzo dell’oro? Conviene ancora investire in oro? È presto per fare i conti, ma l’ultimo report del World Gold Council che prende in esame i primi tre mesi del 2020 fornisce le prime risposte. Il risultato è prevedibile: il coronavirus ha fatto precipitare la domanda annuale di gioielli d’oro del primo trimestre 2020 del 39% a 325,8 tonnellate, cioè il livello più basso. Se si considera il valore, però, la domanda globale di gioielli in oro è scesa di meno: il 26% su base annua. E questo perché nel frattempo il prezzo dell’oro è salito: se ne vende meno, ma costa di più. Il prezzo medio trimestrale dell’oro è stato di 1.582,8 dollari per oncia, cioè 50,88 dollari al grammo. Oro non lavorato, non gioielli.

Lavorazione orafa. Foto: LaPresse
Lavorazione orafa. Foto: LaPresse

Cina, India, Usa ed Europa

Sempre se consideriamo i primi tre mesi del 2020, il Paese dove la domanda è crollata maggiormente è la Cina, che è anche la prima area dove si è esteso il contagio. La Cina è anche il più grande mercato di gioielleria del mondo e lì la domanda di oro è scivolata del 65%, su base annua, il livello più basso da oltre 13 anni. Gioiellerie e negozi chiusi, lockdown: non stupisce che gli acquisti siano precipitati nonostante gli incentivi del governo per spingere i consumi.

Anche in India la domanda di gioielli è scesa, ma del 41%. In questo caso il freno alle vendite è stato provocato anche dall’aumento dei prezzi dell’oro a metà febbraio, che ha portato a un rallentamento della domanda. Poi è arrivato il covid e a marzo la domanda di gioielli è crollata dal 60% all’80% a seguito del lockdown.

Gioielleria a Shanghai
Gioielleria a Shanghai

Nonostante siano due aree con molte differenze, il World Gold Council accomuna Stati Uniti ed Europa. Negli Usa la domanda è scesa solo del 3,7%, ma gli effetti del covid-19 sono arrivati tardi negli States. L’analisi rileva, comunque, che gli acquisti online hanno mitigato l’effetto virus. In Europa, dove il malefico virus è arrivato prima, la discesa del consumo di oro è a doppia cifra. La domanda del primo trimestre è scesa del 15% a un minimo record di 10,8 tonnellate. Come era da attendersi, le perdite sono state più forti in Italia, il primo Paese colpito dall’epidemia (-22%), ma anche Regno Unito (-20%).

Per Medio Oriente e Turchia nessuna sorpresa: le vendite di gioielli sono scese del 9-10%, ma i prezzi dell’oro in Turchia hanno raggiunto nuovi massimi, anche perché il metallo è stato acquistato come bene rifugio.

Vetrina di una gioielleria
Vetrina di una gioielleria

Gli investimenti

Per quanto riguarda gli investimenti, la domanda di oro attraverso i mercati finanziari è cresciuta dell’1%, a 1.083,8 tonnellate. Il coronavirus, insomma, ha spinto gli acquisti. Gli Exchange-Traded Fund (Etf, una tipologia di fondi di investimento) specializzati sui valori dell’oro hanno attirato una forte domanda da parte degli investitori, effetto che ha spinto le quotazioni in questi prodotti a un nuovo record. L’investimento totale in lingotti e monete è sceso, invece, del 6% su base annua a 241,6 tonnellate, poiché un calo del 19% nella domanda di barre a 150,4 tonnellate ha superato l’aumento della domanda di monete d’oro.

Chi segue l’aspetto finanziario sarà interessato a sapere che le banche centrali hanno continuato ad acquistare parecchio oro, anche se un po’ meno rispetto al primo trimestre del 2019: gli acquisti netti sono diminuiti dell’8%. Altro aspetto che può influenzare le quotazioni del metallo: il covid-19 ha anche causato l’interruzione della fornitura di oro, dato che la produzione mineraria è scesa del 3%, a un minimo di cinque anni di 795,8 tonnellate. Un fattore che potrebbe spingere l’oro a un ulteriore rialzo.

Pepite e lingotti
Pepite e lingotti







Fope, buona la Prima




Il 2017 Fope brilla grazie al successo della collezione Prima e delle vendita in Usa e Europa. In programma nuovi investimenti ♦︎

Buona la Prima. Nel senso di collezione di gioielli, quelli a marchio Fope. La linea di gioielli Prima, presentata nel 2017, infatti, ha avuto il merito di incrementare i ricavi dell’azienda di Vicenza del 20%, senza cannibalizzare le altre collezioni. Il dato è stato comunicato a una platea di analisti finanziari a Milano, durante la presentazione dei risultati economici della società di gioielleria per il 2017. Il successo del marchio, e della linea Prima in particolare, è dovuto a due fattori, quelli che caratterizzano Fope: lo stile e la tecnologia utilizzata per realizzare i gioielli. «Nascoste in un bracciale Prima, per esempio, ci sono fino a 150 micro molle, che conferiscono elasticità ma anche morbidezza al gioiello: un sistema che vanta un brevetto mondiale», ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda, Diego Nardin. Che, oltre al continuo rinnovamento delle linee di gioielli, ha sottolineato gli sforzi della società, quotata da un paio d’anni al listino Aim della Borsa, nel giocare su due fattori: espansione della distribuzione e investimenti in tecnologia.

Export e investimenti

I risultati già si vedono e consolidano Fope come il secondo gruppo italiano del settore, dopo Damiani, che però ha tutt’altra storia. La decisione di quotarsi in Borsa è stata coraggiosa e, nel panorama delle piccole e medie imprese italiane, una mossa abbastanza insolita. Ma lungimirante. L’azienda, infatti, ha utilizzato il nuovo capitale per espandere il proprio business. E gli investitori lo hanno capito, visto che il valore del titolo è più che raddoppiato in un anno. «C’è un aumento significativo di tutti gli indicatori e una forte solidità patrimoniale», ha sottolineato Nardin.«La crescita delle vendite ha riguardato i principali mercati esteri sui quali stiamo concentrando gli investimenti». Per questo, per esempio, è stata costituita Fope Usa, una controllata che ha preso il posto della precedente realtà societaria in America. All’estero, d’altra parte, Fope registra l’80% dei ricavi. E nel 2017 quelli nelle Americhe (Usa, Canada, Centroamerica) sono lievitati del 22%. Ma i ricavi vanno benone anche in Europa (+24%): da notare che è stata appena costituita la Fope Jewellery Limited, società di diritto britannico. Le mosse di rifocalizzazione societaria delle controllate Usa e britannica sono da vedere, forse, anche in relazione a due aspetti non secondari: la guerra dei dazi Usa-Europa e la Brexit: «Siamo preparati, in tutti e due i casi potremmo utilizzare le due società con una semplice riqualificazione della ragione sociale», ha commentato il manager.

In ogni caso, anche l’Italia tutto sommato non delude (+9%). Tra l’altro, ha fatto notare Nardin, la crescita non è stata frenata da un ritocco all’insù di circa il 5% su parte del listino. Segno che per ottenere i gioielli del brand non si sta a guardare troppo il prezzo. Una parte del risultato, infine, è merito anche del successo della boutique monomarca aperta in piazza San Marco e che fa parte pienamente del perimetro aziendale a partire dallo scorso novembre.

I conti del 2017

I ricavi netti del 2017 sono stati di 28,03 milioni, in aumento del 21,4% rispetto ai 23,08 dell’anno precedente. Sono migliorati anche i margini: l’Ebitda (risultato lordo) è di 3,9 milioni (+72%) rispetto ai 2,26 del 2016. Se siete azionisti di Fope, sappiate anche che 600mila euro del risultato netto, salito a 2,33 milioni, sarà distribuito sotto forma di dividendi, mentre il resto rimarrà in azienda, perché Fope non si ferma qui. Nardin ha citato la volontà di aumentare il numero di shop in shop (ora sono 13) in giro per il mondo, di aprire un monomarca a Londra e di un ambizioso progetto di ampliamento di uffici e sito produttivo a Vicenza. Ultimo dato, ma non meno importante: anche per il 2018 le previsioni sono positive. Dovrebbe essere un altro anno d’oro.





Bracciali in oro rosa, bianco e giallo della collezione Prima
Bracciali in oro rosa, bianco e giallo della collezione Prima

Anello in oro e diamanti della collezione Prima
Anello in oro e diamanti della collezione Prima
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Collane in oro e diamanti, Fope
Collane in oro e diamanti, Fope
Bracciali della collezione Prima
Bracciali della collezione Prima

Un anno del titolo Fope in Borsa
Un anno del titolo Fope in Borsa







Rapporto: un anno d’oro per i gioielli

/

Collana d'oro

È stato un anno d’oro per i gioielli. È il caso di dirlo: lo attesta, infatti, il World Gold Council’s Gold Demand Trends. L’analisi indica che il 2013 ha visto il più grande aumento in volume della domanda di gioielli da 16 anni, grazie alla diminuzione del prezzi dell’oro. La domanda è stata del 17 % superiore a quella del 2012 e ha toccato il livello più alto dall’inizio della crisi finanziaria del 2008.

Questo grafico mostra la quota dell'oro sul prodotto interno lordo mondiale
Questo grafico mostra la quota dell’oro sul prodotto interno lordo mondiale

Record di vendite

Il settore della gioielleria ha visto una crescita continua per tutto il 2013, con il grosso dell’aumento concentrato nella prima parte dell’anno. È interessante notare che, invece, gli Stati Uniti e nel Regno Unito hanno generato buona parte della crescita nell’ultima parte dell’anno. Sebbene il quarto trimestre sia tradizionalmente più importante per questi mercati, a causa dell’effetto Natale, la crescita è da sottolineare per la dimensione e la modalità: è stato il primo aumento anno su anno della domanda del quarto trimestre in entrambi i mercati dal 2001. Il valore in dollari degli acquisti di gioielli negli Stati Uniti è però sceso dal livello record del 2012, a causa del ribasso generale dei prezzi. Ma il calo è stato solo del 2% (meno della discesa dei prezzi), cifra che dimostra chiaramente la forza della domanda dei consumatori in termini di volume. Nuovi record sono stati fissati in India, Cina e Turchia, mentre il Giappone ha registrato il valore più alto dal 2008.

La domanda di gioielleria d'oro, misurata in tonnellate
La domanda di gioielleria d’oro, misurata in tonnellate

Gioielli come investimento

Un’analisi a lungo termine mostra che dal 2003 una quota crescente di ricchezza collettiva globale è stata convertita in gioielli d’oro (con l’eccezione del 2009, durante la peggiore di la crisi finanziaria). Nel 2013, il valore di gioielli di metallo giallo è stato quasi dello 0,14 % del Pil mondiale, confrontato con meno dello 0,08 % dei dieci anni precedenti. Significativamente, la quota di vendita di pezzi di gioielleria nel mondo è stata un quinto superiore a quella del 1997, che è stato l’anno di picco per la domanda di gioielli in oro misurata per peso.

Cala la fascia bassa

Un altro trend è la crescente preferenza per i gioielli con maggiori carati. Anche perché chi acquista gioielli per fare un investimento desidera pezzi che possano conservare valore nel tempo, quindi di qualità maggiore. Negli Stati Uniti, dove il segmento di fascia alta è stato relativamente robusto, questa tendenza è risultata ancora più evidente, con marchi commerciali di massa che hanno diminuito la produzione più a buon mercato per salire nella fascia di gioielli da 14 carati.

La variazione della domanda di oro rispetto al 2012, espressa in tonnellate
La variazione della domanda di oro rispetto al 2012, espressa in tonnellate

Non solo gioielli

Nonostante il costo del metallo giallo sia sceso (o forse proprio a causa di questo) la domanda di lingotti e monete è salita al massimo storico di 1.654 tonnellate. Pochi sanno che l’oro è utilizzato anche in alcuni dispositivi tecnologici. Ma da questo punto di vista non ci sono state novità: la domanda annuale di oro usato nell’elettronica si è stabilizzato a 404,8 tonnellate, da 407,5 nel 2012. Invece, le banche centrali hanno approfittato del ribasso per aumentare le proprie riserve per 368,6 tonnellate. Federico Graglia 

Lingotti d'oro
Lingotti d’oro

ukReport: boom in gold jewelry

It was a golden year for jewelry. It must be said : he affirms, in fact, the World Gold Council ‘s Gold Demand Trends. The analysis indicates that 2013 saw the largest increase in the volume of demand for jewelry for 16 years, thanks to the decline in gold prices. The demand was 17 % higher than that of 2012 and reached its highest level since the financial crisis of 2008.

The jewelry industry has seen continued growth throughout 2013, with the bulk of the increase concentrated in the first part of the year. Interestingly, however, the United States and the United Kingdom have generated most of the growth in the latter part of the year. Although the fourth quarter is traditionally the most important for these markets, because of Christmas, the growth is remarkable for the size and mode : it was the first year -over-year increase in demand in the fourth quarter in both markets since 2001. The dollar value of purchases of jewelry in the United States, however, is down from the record level of 2012, due to the general decline in prices. But the decline was only 2% (less than the drop in prices), a figure that clearly demonstrates the strength of consumer demand in terms of volume. New records were set in India, China and Turkey, while Japan recorded the highest value since 2008.

Jewellery as an investment

Long-term analysis shows that since 2003, an increasing share of global collective wealth has been converted into gold jewelry (with the exception of 2009, during the worst of the financial crisis). In 2013, the value of yellow metal jewelry was almost 0.14% of world GDP, compared with less than 0.08 % of the previous ten years. Significantly, the share of sales of pieces of jewelry in the world was a fifth higher than that of 1997, which was the peak year for the demand for gold jewelery measured by weight.

Cala low-end

Another trend is the growing preference for higher karat jewelry. Also because those who buy jewelry to make an investment like pieces that can retain value over time, and higher quality. In the United States, where the high-end segment has been relatively robust, this trend was even more evident, with trademarks that have diminished the mass production cheaper to go up in the range of 14- karat jewelery.

Not only jewelry

Despite the cost of the yellow metal has fallen (or perhaps because of it) the demand for gold bars and coins rose to a record high of 1,654 tons. Few people know that gold is also used in some technological devices. But from this point of view, there were no novelty: the annual demand for gold used in electronics has stabilized at 404.8 tonnes from 407.5 in 2012. Instead, central banks have taken advantage of the downturn to increase its reserves to 368.6 tons.

france-flagRapport : le boom des bijoux en or

Il a été une année en or pour les bijoux. Il faut dire : il affirme, en effet, les tendances de la demande d’or de la World Gold Council. L’analyse indique que l’année 2013 a vu la plus forte augmentation du volume de la demande pour les bijoux depuis 16 ans, grâce à la baisse des prix de l’or. La demande était de 17% supérieur à celui de 2012 et a atteint son plus haut niveau depuis la crise financière de 2008.

L’ industrie de la bijouterie a connu une croissance continue tout au long de 2013, avec le gros de l’augmentation concentrée dans la première partie de l’année. Fait intéressant, toutefois, les États-Unis et le Royaume-Uni ont généré le plus de la croissance dans la dernière partie de l’année. Bien que le quatrième trimestre est traditionnellement le plus important de ces marchés, en raison de Noël, la croissance est remarquable par la taille et le mode : c’était la première augmentation d’année en année de la demande au quatrième trimestre sur les marchés depuis 2001. La valeur en dollars des achats de bijoux aux États-Unis, cependant, est en baisse par rapport au niveau record de 2012, en raison de la baisse générale des prix. Mais la baisse n’était que de 2 % (moins de la baisse des prix), un chiffre qui démontre clairement la force de la demande des consommateurs en termes de volume. Nouveaux records ont été établis en Inde, en Chine et en Turquie, tandis que le Japon a enregistré la valeur la plus élevée depuis 2008.

Bijoux comme un investissement

Analyse à long terme montre que, depuis 2003, une part croissante de la richesse collective mondiale a été transformé en bijoux en or (à l’exception de l’année 2009, au plus fort de la crise financière). En 2013, la valeur des bijoux en métal jaune était presque 0,14 % du PIB mondial, contre moins de 0,08 % des dix années précédentes. De manière significative, la part des ventes de bijoux dans le monde était une cinquième plus élevé que celui de 1997, qui a été l’année record pour la demande de bijoux en or mesurée en poids.

Cala bas de gamme

Une autre tendance est la préférence croissante pour plus de bijoux de carats. Aussi parce que ceux qui achètent des bijoux pour faire un investissement comme les pièces qui peuvent retenir la valeur au fil du temps, et de meilleure qualité. Aux États-Unis, où le segment haut de gamme a été relativement robuste, cette tendance est encore plus évident, avec des marques qui ont diminué la production de masse moins cher d’aller dans la gamme de 14 carats bijoux.

Non seulement bijoux

Malgré le coût du métal jaune a chuté (ou peut-être à cause de cela) la demande de lingots et pièces d’or a atteint un niveau record de 1 654 tonnes. Peu de gens savent que l’or est également utilisé dans certains appareils technologiques. Mais de ce point de vue, il n’y avait pas une nouveauté : la demande annuelle de l’or utilisé dans l’électronique s’est stabilisé à 404,8 tonnes de 407,5 en 2012. Au lieu de cela, les banques centrales ont profité de la crise pour augmenter ses réserves de 368,6 tonnes.

german-flagReport: der Boom in Goldschmuck

Es war ein goldenes Jahr für Schmuck. Es muss gesagt werden : er behauptet, in der Tat, Gold Demand- Trends des World Gold Council ist. Die Analyse zeigt, dass 2013 gab es die größte Steigerung des Volumens der Nachfrage nach Schmuck für 16 Jahre, dank der Rückgang des Goldpreises. Die Nachfrage war 17% höher als die von 2012 und erreichte den höchsten Stand seit der Finanzkrise von 2008.

Die Schmuckindustrie weiterhin Wachstum in 2013 zu sehen ist, wobei der Großteil der Zunahme des ersten Teils des Jahres konzentriert. Interessant ist jedoch die Vereinigten Staaten und das Vereinigte Königreich haben die meisten das Wachstum in der zweiten Hälfte des Jahres erzeugt. Obwohl das vierte Quartal ist traditionell das wichtigste für diese Märkte, weil von Weihnachten, ist das Wachstum bemerkenswert für die Größe und Art : Es ist das erste Jahr gegenüber dem Vorjahr gestiegene Nachfrage im vierten Quartal in beiden Märkten war seit 2001. Der Dollarwert der Käufe von Schmuck in den Vereinigten Staaten, ist jedoch nach dem Rekordniveauvon 2012, aufgrund der allgemeinen Preisrückgang. Aber der Rückgang lediglich 2% (weniger als der Rückgang der Preise), eine Zahl, die deutlich die Stärke der Nachfrage der Verbraucher in Bezug auf das Volumen. Neue Rekorde wurden in Indien, China und der Türkei errichtet, während Japan die höchste Wert seit 2008.

Schmuck als Investition

Langzeit-Analyse zeigt, dass seit 2003 ein zunehmender Anteil der globalen kollektiven Reichtum wurde in Goldschmuck (mit Ausnahme des Jahres 2009, während der schlimmsten der Finanzkrise) umgewandelt. Im Jahr 2013 war der Wert des gelben Metalls Schmuck fast 0,14% des Welt-BIP, verglichen mit weniger als 0,08% der in den letzten zehn Jahren. Bezeichnenderweise ist der Anteil der Verkäufe von Schmuckstücken in der Welt war ein Fünftel höher als die von 1997, der das Spitzenjahr für die Nachfrage nach Goldschmuck nach dem Gewicht bestimmt war.

Cala Low-End-

Ein weiterer Trend ist die wachsende Vorliebe für höhere Karat Schmuck. Auch, weil diejenigen, die Schmuck kaufen, um eine Investition wie die Teile, die den Wert über die Zeit höhere Qualität halten kann, und zu machen. In den Vereinigten Staaten, wo die High-End- Segment ist relativ robust gewesen war, war dieser Trend noch deutlicher, mit Marken, die der Massenproduktion billiger vermindert zu haben, um im Bereich von 14 -karätigem Schmuck steigen.

Nicht nur Schmuck

Trotz der Kosten für das gelbe Metall ist gefallen (oder vielleicht gerade deswegen) ist die Nachfrage nach Goldbarren und Münzen stieg auf ein Rekordhoch von 1.654 Tonnen. Nur wenige Menschen wissen, dass Gold auch in einigen technischen Geräten verwendet. Aber von diesem Standpunkt aus gab es keine Neuheit : Die jährliche Nachfrage nach Gold in der Elektronik hat sich auf 404,8 Tonnen von 407,5 im Jahr 2012 stabilisiert. Stattdessen haben die Zentralbanken Vorteil der Abschwung getroffen, um seine Reserven zu 368,6 Tonnen erhöhen.

flag-russiaДоклад: бум в золотых ювелирных изделий

Это был золотой год для ювелирных изделий. Надо сказать, : он утверждает, на самом деле, Золотые Тенденции спроса Всемирного совета по золоту в. Анализ показывает, что 2013 был отмечен наибольший рост объема спроса на ювелирные изделия в течение 16 лет, благодаря снижению цен на золото. Спрос был на 17% выше, чем у 2012 году и достиг самого высокого уровня с момента финансового кризиса 2008 года.

Ювелирная промышленность видел постоянный рост в течение 2013 года, при этом большая часть увеличения сосредоточены в первой половине года. Интересно, однако, Соединенные Штаты и Соединенное Королевство породили большую часть роста во второй половине года. Хотя в четвертом квартале традиционно является наиболее важным для этих рынков, из-за Рождества, рост отличается от размера и режима : это был первый год за годом рост спроса в четвертом квартале на обоих рынках с 2001 года. Долларовая стоимость покупки ювелирных изделий в Соединенных Штатах, однако, по сравнению с рекордным уровнем 2012 года, в связи с общим снижением цен. Но снижение было только 2% (меньше, чем падение цен), и эта цифра явно демонстрирует силу потребительского спроса по объему. Новые рекорды были установлены в Индии, Китае и Турции, в то время как Япония записал наибольшее значение с 2008 года.

Ювелирные изделия в качестве инвестиций

Долгосрочный анализ показывает, что с 2003 года, увеличение доли глобального коллективного богатства была преобразована в золотых ювелирных изделий (за исключением 2009 года, во время худшего финансового кризиса). В 2013 году стоимость желтого металла ювелирных изделий почти 0,14 % мирового ВВП, по сравнению с менее чем 0,08 % от предыдущих десяти лет. Важно отметить, что доля продаж украшений в мире был пятый выше, чем у 1997 году, который был пиковым годом для спроса на золотые украшения, измеренной по весу.

Кала низким уровнем конца

Другой тенденцией является растущее предпочтение более высокой пробы ювелирных изделий. Кроме того, поскольку те, кто покупает драгоценности, чтобы сделать инвестиции, как части, которые могут сохраняют ценность с течением времени, и более высокого качества. В Соединенных Штатах, где высокого класса сегмент был относительно высоким, эта тенденция была еще более очевидной, с товарными знаками, которые уменьшились массовое производство дешевле подняться в диапазоне 14 -каратного ювелирных изделий.

Не только ювелирные изделия

Несмотря стоимость желтого металла упала (или, возможно, из-за этого) спрос на золотые слитки и монеты вырос до рекордно высокого уровня 1654 тонн. Мало кто знает, что золото также используется в некоторых технологических устройств. Но с этой точки зрения, не было новинкой : годовой спрос на золото используется в электронике стабилизировалась на уровне 404,8 тонн по сравнению с 407,5 в 2012 году. Вместо этого, центральные банки воспользовались спадом увеличить свои резервы для 368,6 тонн.

spain-flagInforme: el auge de las joyas de oro

Fue un año de oro para la joyería. Hay que decir : él afirma, de hecho, tendencias de la demanda de oro en el World Gold Council. El análisis indica que 2013 vio el mayor incremento en el volumen de la demanda para la joyería por 16 años, gracias a la disminución de los precios del oro. La demanda fue un 17% superior a la de 2012 y alcanzó su nivel más alto desde la crisis financiera de 2008.

La industria de la joyería ha experimentado un crecimiento continuado a lo largo de 2013, con la mayor parte del aumento se concentró en la primera parte del año. Curiosamente, sin embargo, los Estados Unidos y el Reino Unido han generado la mayor parte del crecimiento en la última parte del año. Aunque el cuarto trimestre es tradicionalmente el más importante para estos mercados, debido a la Navidad, el crecimiento es notable por el tamaño y el modo : fue el primer aumento del año-sobre – año de la demanda en el cuarto trimestre en los mercados desde 2001. El valor en dólares de las compras de joyas en Estados Unidos, sin embargo, se ha reducido desde el nivel récord de 2012, debido a la disminución general de los precios. Pero la caída fue sólo del 2% (menos de la caída de los precios), una cifra que demuestra claramente la fortaleza de la demanda de los consumidores en términos de volumen. Los nuevos registros se establecieron en la India, China y Turquía, mientras que Japón registró el valor más alto desde 2008.

La joyería como una inversión

Análisis a largo plazo muestra que, desde 2003, una parte creciente de la riqueza colectiva global se ha convertido en joyas de oro (con la excepción de 2009, durante lo peor de la crisis financiera). En 2013, el valor de las joyas de metal amarillo era casi el 0,14% del PIB mundial, en comparación con menos del 0,08 % de los diez años anteriores. Cabe destacar que la participación de las ventas de piezas de joyería en el mundo era una quinta más alta que la de 1997, que fue el año pico de la demanda de joyas de oro medido en peso.

Cala de gama baja

Otra tendencia es la creciente preferencia por mayor de joyería quilates. También porque los que compran joyas para hacer una inversión como piezas que pueden retener el valor con el tiempo, y la mayor calidad. En los Estados Unidos, donde el segmento de gama alta ha sido relativamente robusta, esta tendencia fue aún más evidente, con las marcas que han disminuido la producción en masa más barato que ir en la gama de joyas de 14 quilates.

No sólo de la joyería

A pesar del costo del metal amarillo ha caído (o quizá debido a ella), la demanda de barras y monedas de oro subió a un récord de 1.654 toneladas. Pocas personas saben que el oro también se utiliza en algunos dispositivos tecnológicos. Pero desde este punto de vista, no había ninguna novedad : la demanda anual de oro utilizado en la electrónica se ha estabilizado en 404,8 toneladas de 407,5 en 2012. En lugar de ello, los bancos centrales se han aprovechado de la crisis para aumentar sus reservas a 368.6 toneladas.

Soldi: l’argento perde quota

Notizia per i gioiellieri, ma anche per chi progetta di acquistare gioielli di un certo calibro: l’argento è malato. Il 20 maggio, il prezzo «spot» dell’argento è sceso sotto i 22 dollari l’oncia, il livello più basso da oltre due anni. E questo potrebbe essere solo l’inizio, secondo due analisti Citibank. «Dopo quasi un decennio di aumento dei prezzi d’argento, ci aspettiamo che la combinazione di crescita dell’offerta mio e del rallentamento della domanda di continuare a tenere i prezzi d’argento sotto pressione», hanno scritto in un report gli analisti. Il crollo dell’argento segue quello dell’oro. Il metallo giallo veleggia intorno ai 1.340 dollari l’oncia. Per concludere: se avete argento da vendere, attenti che domani potrebbe valere meno. Federico Graglia

 

Bracciale d'argento
Bracciale d’argento

 

Anello d'argento
Anello d’argento

 

Il prezzo dell'argento nell'ultimo anno
Il prezzo dell’argento nell’ultimo anno

 

Lingotto d'argento
Lingotto d’argento

News for jewelers, but also for those planning to buy jewelry of a certain caliber, the silver is sick. On 20 May, the price “spot” silver fell below $ 22 an ounce, the lowest level in over two years.

Mps: i gioielli sono un ottimo investimento. Perché…

[wzslider]Investire in gioielli è un vero affare. Specialmente nei momenti di turbolenza economica, come quello che viviamo da qualche anno. Lo sostiene il Monte dei Paschi di Siena, che ha realizzato uno studio sul mercato dell’arte e su quello dei preziosi. L’indagine sul mercato dell’arte del Mps analizza l’andamento del mercato della pittura, distinto in tre segmenti di riferimento, sintetizzando i risultati delle maggiori transazioni di case d’asta (circa 1.550 le osservazioni totali) in tre indici secondo il periodo storico di riferimento: MPS Art Old masters e 19° secolo Index, MPS Art Pre War Index e MPS Art Post War Index. Le evidenze dei 3 indici sono infine sintetizzate nel MPS Global Painting Art Index.

Ma, come anticipato, la disamina non finisce qui. Gli esperti hanno anche introdotto  indici che mirano ad analizzare l’andamento delle cosiddette arti minori: oggetti antichi, arredi e sculture, gioielli, vini e fotografia. All’interno delle arti minori si è analizzato l’andamento del comparto Jewels rispetto alle altre arti minori data la particolare funzione di bene rifugio ricoperta da questo segmento. Il segmento più importante dopo la pittura, infatti, è rappresentato dai gioielli e orologi, le cui aste spiccano per gli elevati fatturati medi e che complessivamente pesa il 14,2% dei ricavi totali (+3,1% rispetto alla quota del primo semestre 2010). Tale segmento è previsto in ulteriore crescita dagli esperti del Mps, visto il successo che soprattutto le aste di pietre e preziosi stanno riscuotendo su tutte le piazze continentali.

Conclusioni: il peso tra i vari segmenti pare sia destinato ancora a cambiare, con un rafforzamento delle arti minori che mostrano, nel solo ultimo anno solare e in tutte le categorie, performance migliori, in termini di variazioni percentuali, rispetto al Mps Global Painting Art Index.

Il MPS Jewels index riassume l’andamento delle aste di gioielli, orologi e pietre preziose dei più importanti centri internazionali: Ginevra, Londra, New York e Hong Kong. Il segmento mostra i tassi di crescita più interessanti del comparto delle arti minori, con un progresso del 160,8% negli ultimi 5 anni (primo semestre 2011 su primo semestre 2006).

Nel confronto con il MPS Arti Minori Index Without Jewels (+71,0% tra il 2006 e il 2011), è evidente il successo dei preziosi, che al momento si confermano bene rifugio per eccellenza, con una performance stimata per il 2011 +10,0% (ultimo dato preso in considerazione allo studio).

I gioielli si rivelano anche un bene piuttosto «liquido», perlomeno per i pezzi di alta qualità: le aste considerate dimostrano che i gioielli firmati o d’antichità sono un investimento sicuro. Oltre ai diamanti rimangono sempre molto apprezzate le pietre naturali (non trattate) e le perle naturali (non coltivate). Il successo del segmento è da attribuire a due motivi principali: 1) il gioiello è visto come un bene rifugio di garanzia; 2) il valore del sottostante (oro, argento, diamante…) è cresciuto sensibilmente in questo periodo di recessione.

Certo, non è automatico vendere un gioiello, ma non più di un quadro di pittura. I tassi di unsold registrati negli ultimi cinque semestri, notano gli analisti della banca senese, si assestano nella regione dei tassi medi del quinquennio (tasso medio per lotto 21,4%, per valore 17,6%), e al di sotto dei picchi raggiunti nel 2008: il mercato negli ultimi due anni sembra aver trovato un equilibrio sostenibile per domanda e offerta.

Rispetto al passato la domanda di preziosi si concentra più su diamanti di qualità superiore, pietre con colorazione particolare come il Birmano per i rubini, il Kashmir per gli zaffiri e il Colombiano (Muso) per gli smeraldi.

Sulla piazza newyorkese sono apprezzati soprattutto i diamanti di grande caratura bianchi, come pure le grandi pietre di colore e i diamanti colorati. I gioielli degli anni ’20 e ’50 sono molto graditi sia nel vecchio sia nel nuovo Continente. Il mercato inglese è più orientato verso i diamanti a taglio cushion per la loro particolare lucentezza e per il loro fascino. In Italia si afferma sempre più l’interesse per i gioielli d’epoca, grazie ad una consolidata tradizione orafa che ha prodotto manifatture, design e proporzioni di qualità elevata. Le firme, note a livello internazionale, aggiungono valore al gioiello mediante design raffinati e fattura perfetta.

Non mancano, infine, i consigli per chi decide di lanciarsi in un investimento in diamanti. È necessario, spiegano gli esperti, valutare le cosiddette 4 C: colore (Color), purezza (Clarity), taglio (Cut) e caratura (Carat). Da non trascurare, inoltre, proporzioni, fluorescenza e politura.

Il mercato dei gioielli di pregio è sintetizzato in una serie di grafici. Il rendimento del MPS Jewels Market Value Index nell’intero periodo di osservazione (settembre 2008-settembre 2011) è decisamente positivo (+63,5%) e superiore agli altri indici borsistici nazionali considerati, tutti in terreno negativo: SMI (-4,9%), CAC 40 (-36,7%)** e Ftse Mib (-54,5%) ad eccezione dello S&P 500 (+2,7%).

L’investimento borsistico nel gioiello di lusso risulta essere l’unico positivo rispetto ai maggiori indici rappresentativi dei 4 paesi che contribuiscono, con loro società, alla definizione del MPS Jewels Market Value Index (Damiani e Bulgari per l’Italia, LVMH, Hermès e Dior per la Francia, Richemont per la Svizzera e Tiffany & Co. per gli Stati Uniti).

Attenzione, però: i pericoli non mancano. Il segmento del gioiello di lusso, continua lo studio, è sottoposto a numerose minacce: 1) sempre più forte interesse per beni sostitutivi destinati a soddisfare il benessere psico-fisico (es. viaggi, SPA, palestre, ecc); 2) maggiore domanda per le produzioni della fashion industry soprattutto da parte dei più giovani, attratti da prezzi meno proibitivi e caratteristiche innovative; 3) preferenza per i prodotti-moda più che per i prodotti-valore; 4) forte stagionalità delle vendite in alcuni periodi dell’anno (per i gioielli Natale e San Valentino); 5) rischio di contraffazione; 6) rischio reputazionale (per esempio quando la produzione viene decentrata all’estero); 7) cambiamento nel gusto dei consumatori, spesso improvviso e non motivato. Gli alti tassi di disoccupazione e i livelli delle aliquote fiscali nei mercati emergenti sono fattori in grado di influenzare la domanda. Inoltre, i prodotti del mercato del lusso hanno natura di bene secondario e ciò li rende suscettibili alla congiuntura macroeconomica circostante rendendo necessario il costante potenziamento e rilancio del marchio.

 Anche per questo nei mesi scorsi la performance del MPS Jewels Market Value Index ha risentito della difficoltà dei mercati finanziari (-20,5%), ma sono state negative anche le performance di tutti gli altri indici che oscillano dal -31,9% del Ftse Mib al -10,7% dello S&P500.

Sulla performance complessiva del MPS Jewels Market Value Index hanno comunque inciso soprattutto LVMH (-19% ca.) e Richemont (-23% ca.) che complessivamente pesano per il 70% ca. sull’intero indice.

Poco significativa sulla performance dell’indice la crescita del titolo Bulgari (+50% ca.) a seguito dell’OPA lanciata da LVMH, a causa del suo limitato peso sull’aggregato (4,5% ca.). Federico Graglia