differenza

Che cosa sono i carati?

Di quanti carati è il vostro diamante? E di quanti carati è, invece, il vostro anello d’oro? Per chi non è un esperto di gioielleria o non conosce le regole base del mondo dei gioielli, i carati sono un gran pasticcio. I carati, l’unità di misura utilizzata per pietre preziose e perle, infatti, sono una cosa completamente diversa dai carati che si riferiscono all’oro. Lo sapevate? In lingua inglese è tutto più facile: i carati che misurano i diamanti iniziano con la lettera C mentre quelli per l’oro iniziano con la K. In altre lingue, invece, si scrive allo stesso modo ed è tutto più complicato.

Ecco, quindi, perché bisogna fare attenzione a non confondere i diversi concetti: i carati dei diamanti (oppure di rubini, smeraldi, zaffiri eccetera) con i carati che sono relativi all’oro. Ecco come distinguere i due diversi carati.

Diamante a cuore di Recarlo
Diamante a cuore di Recarlo

I carati delle pietre

Il carato (l’abbreviazione è ct) è un’unità che indica la massa di una pietra o di una perla. Si utilizzano i carati per comodità, dopo che per secoli ogni Paese si regolava in modo diverso. Per chi commerciava in diamanti o altre pietre era difficile, quindi, regolarsi. A Firenze, per esempio, l’unità di misura base equivaleva a 197,2 milligrammi, mentre a Londra era di 205,49. Dopo tante discussioni, alla fine, nel 1907 è stato deciso di adottare come misura del carato 200 milligrammi. Un singolo carato, quindi, equivale a un quinto di 1 grammo.

Anello con diamante bianco ovale da 31,82 carati
Anello con diamante bianco ovale da 31,82 carati

Ora sapete esattamente quanto pesa il diamante che avete al dito: dividete per cinque il numero di carati e avrete il peso in grammi. O, più facilmente, in milligrammi, visto che non è frequente indossare un diamante che pesa 5 carati (e quindi 1 grammo). proprio per questo il carato è divisibile in 100 punti di 2 milligrammi.

Anello di Van Cleef & Arpels a forma bombata con diamanti
Anello di Van Cleef & Arpels a forma bombata con diamanti

A proposito, perché il carato si chiama così? L’origine pare sia legata ai semi di carruba. La parola carato deriva dall’arabo qīrāṭ قيراط, che però è deriva dal greco kerátion κεράτιον, che indica i semi di carruba. E questi semi erano utilizzati anticamente per pesare i gioielli, grazie alla loro forma sempre regolare. Poi il termine carato è stato utilizzato in Italia e, in seguito, nel resto del mondo. L’utilizzo della unità di misura carato per pesare i diamanti risale al 1570.

Selezione dei diamanti nel laboratorio di Antwerp (Anversa)
Selezione dei diamanti nel laboratorio Tiffany di Antwerp (Anversa)

I carati dell’oro

I carati di diamanti, pietre preziose e perle si riferiscono al peso. I carati dell’oro, invece, indicano la percentuale di metallo giallo presente in un gioiello, la sua purezza. Il termine carato è prevalso tra i tanti sistemi adottati in passato e, in particolare, sulla misura di libbre e once, che sono ancora utilizzati per il peso dell’oro, del platino o dell’argento. Perché questa confusione, quindi? Semplice: l’origine antica della parola è la stessa, cioè i carati utilizzati per misurare i materiali preziosi.

Nel caso dei carati che si riferiscono all’oro, però, indicano i millesimi di quantità di oro (o altri metalli preziosi) contenuta in una lega. Il massimo, per quanto riguarda l’oro, è 24 carati. Non troverete mai oro a 25 o più carati. I 24 carati indicano che l’or è al 100% puro. I 24 carati sono la base per calcolare il resto (sempre per l’oro). I gioielli a 18 carati, quindi, sono al 75% d’oro. Si calcola così: 18 : 24 = 0,75. Analogamente, un gioiello con oro al 14% significa che contiene poco più della metà di oro, il resto sono altri metalli (14 : 24 = 0,58).

Anello a fascia in oro 22 carati
Anello a fascia in oro 22 carati

I carati d’oro possono essere indicati, in alcuni casi, anche con il numero che si riferisce alla percentuale (il risultato della divisione aritmetica). Per esempio, l’oro a 18 carati può essere indicato anche con la sigla 750, quello a 14 carati con 583 e così via. Se, ancora, in un gioiello leggete il numero 375 sappiate che equivale a 9 carati.

I carati si utilizzano anche per l’argento. Quello sterling, per esempio, contiene il 92,5% di argento e il 7,5% di altri metalli, generalmente rame. È indicato generalmente come argento 925.

Anello Wave Stacking in oro 24 carati
Menē, anello Wave Stacking in oro 24 carati
Anello Bahia in oro 18 carati e diamanti
Anello Bahia in oro 18 carati e diamanti
Anello in oro rosa 14 carati
Anello in oro rosa 14 carati
Anello in oro rosa 9 carati e diamante ice
Anello in oro rosa 9 carati e diamante ice
Anello in argento satinato e lucido
Anello in argento 925 satinato e lucido

Che cosa sono i diamanti di laboratorio?

Se ne parla da anni, ma molte persone ancora non hanno le idee chiare su che cosa sono le pietre chiamate diamanti creati in laboratorio, o semplicemente lab grown. Se siete alla ricerca di una descrizione veloce e sintetica dei diamanti prodotti artificialmente, eccoci qui. In sostanza, ci sono due metodi per produrre i diamanti artificiali, ma in tutti e due i casi le gemme sono identiche, da un punto di vista chimico, alle pietre naturali. Ma la somiglianza finisce qui.

Synthesis diamond con taglio a pera
Synthesis diamond con taglio a pera, pietra creata in laboratorio

Il nome dei diamanti

Ma, prima di tutto, come vanno chiamati questi diamanti? In lingue inglese la definizione lab grown è la più utilizzata, soprattutto dal marketing di chi produce o vende questi diamanti sintetici. L’idea che i diamanti crescano in laboratorio come dei pomodori in serra offre una visione più green del prodotto. E proprio sull’idea che i diamanti creati in laboratorio (ma in realtà si tratta di fabbriche, come per qualsiasi altro prodotto), siano più sostenibili è basata la comunicazione di chi li produce e li vende. Giusto? Sbagliato? Vediamo.

Diamante di laboratorio prodotto da Aether Diamonds
Diamante di laboratorio prodotto da Aether Diamonds

La sostenibilità

Un diamante naturale, creato 2 o 3 miliardi di anni fa dal movimento della crosta terrestre, è frutto dell’incredibile pressione provocata dallo spostamento dei continenti. I diamanti naturali, per questo, si trovano sotto il suolo. Per essere estratti, i diamanti devono essere cercati in profondità o attraverso grandi scavi in aree remote. Certo questa attività, seppure oggi sia ben controllata, non può essere definita sostenibile. Ma, per contro, non bisogna dimenticare che l’estrazione di diamanti naturali offre anche un sostentamento per migliaia di famiglie in zone povere, come l’Africa. Infine, qualsiasi smartphone che avete in tasca è il frutto dell’estrazione dalla terra di un gran numero di minerali e nessuno se ne scandalizza.

Un impianto di produzione di diamanti sintetici
Un impianto di produzione di diamanti sintetici

In ogni caso, è vero che i diamanti creati in laboratorio sono green? Dipende. Innanzitutto, per essere prodotti i diamanti artificiali hanno necessità di una enorme quantità di energia. In grande maggioranza questi diamanti sono prodotti in Cina e India, ma anche Stati Uniti e Israele e in molti Paesi le centrali a carbone rappresentano ancora la preponderante fonte di energia. Le emissioni causate dalla produzione di diamanti lab grown non possono essere considerati del tutto green. Inoltre, per produrre i diamanti sintetici occorrono poche persone e, quindi, il loro apporto positivo all’economia sociale è moto basso.

Ricerca di gemme in miniera
Ricerca di gemme in miniera

Come sono prodotti?

I diamanti che escono da un laboratorio sono prodotti utilizzando due metodi molto diversi: CVD (deposizione chimica da vapore) e HPHT (alta pressione ad alta temperatura). Attualmente il sistema CVD sembra prevalere e, secondo alcuni, offre anche un risultato migliore. Quindi, se volete comprare un gioiello con diamante sintetico, potete togliervi la curiosità di chiedere da quale tipo di fabbrica è stato prodotto. Tutti e due i metodi, però, usano la stessa materia base: il carbonio.

Il sistema HPHT

Il processo HPHT utilizza un catalizzatore metallico per dissolvere il carbonio. Questo processo ha uno svantaggio: qualche minuscolo frammento di metallo può entrare nel diamante e causare inclusioni visibili. Il carbonio utilizzato, infatti, viene pressato all’interno di un cubo di metallo, esposto a un immenso calore e pressione attraverso impulsi elettrici. In questo modo il carbonio si scompone e si cristallizza in un diamante. Ma minuscole tracce di metallo all’interno potrebbe rendere il diamante attratto da un magnete. Certo non sarebbe bello acquistare un anello con diamante e poi appenderlo alla porta del frigorifero (stiamo scherzando).

Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio
Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio di De Beers

Il sistema CVD

Per produrre un diamante con il metodo CVD, un minuscolo frammento di diamante naturale è rinchiuso in una macchina. Qui è esposto a gas ricco di carbonio e portato a temperature estremamente elevate. Nel giro di poche settimane, il gas di carbonio si ionizza e le particelle si attaccano di minerale si incollano al diamante originale e poi si cristallizzano.

Un diamante grezzo emerge dal reattore al plasma CVD
Un diamante grezzo emerge dal reattore al plasma CVD

I diamanti di laboratorio sono uguali agli altri?

Da un punto di vista chimico i diamanti prodotti in laboratorio sono uguali a quelli estratti in una miniera. Sono, quindi, come qualsiasi oggetto prodotto in serie. I diamanti naturali, invece, hanno una imprevedibilità di colore, trasparenza e dimensione che, ovviamente, non è presente nei diamanti sintetici.

Punto luce di Lightbox
Punto luce con diamante di laboratorio Lightbox

I diamanti sintetici sono tutti uguali?

No, come per quelli naturali, anche i diamanti sintetici possono avere una qualità diversa. È solo da poco tempo, però, che i maggiori istituti hanno iniziato a classificarli. GIA e IGI, per esempio, li giudicano per taglio, colore e purezza, come per i diamanti naturali. Taglio eccellente, colore da D a F e purezza da VS2 a SI1 sono le categorie migliori.

Diamante di laboratorio del peso di 2 carati, venduto da Lightbox per 1850 euro
Diamante di laboratorio del peso di 2 carati, venduto da Lightbox per 1850 euro

Quanto costa un diamante sintetico?

Il prezzo di un diamanti creato in laboratorio è determinato da molti fattori. Il primo è la dimensione, poi dalle famose 4 C che servono a classificare tutti i diamanti. Fino a poco tempo fa le fabbriche di diamanti non riuscivano a produrre gemme grandi, oltre uno e due carati. Adesso è molto più comune e sono stati prodotti anche diamanti piuttosto grandi. Il prezzo, però, è molto più alto. In ogni caso, i diamanti lab grown costano meno di quelli naturali. Nel tempo, però, il loro prezzo diminuisce, quello dei diamanti naturali tende ad aumentare.

Leggi anche: https://gioiellis.com/it/il-futuro-dei-diamanti-di-laboratorio

Anello con diamanti di laboratorio
Anello con diamanti di laboratorio

Le caratteristiche

I diamanti da laboratorio sono duri e resistenti quanto i diamanti naturali: hanno un punteggio di 10, che è il massimo, sulla scala di Mohs. Anche su un gioiello brillano esattamente come gli altri. Quando acquistate un gioiello con diamante potete distinguere se è naturale o sintetico? No, anche per un gioielliere o un gemmologo è impossibile distinguere un diamante naturale da uno artificiale. Ci sono però laboratori con speciali attrezzature che possono identificare un diamante creato in laboratorio.

Orecchini lab-grown di Lightbox
Orecchini lab-grown di Lightbox






Tutto su diamanti e carati




Perché i diamanti si misurano in carati (oltre che per la trasparenza, taglio e purezza)? E perché i carati dei diamanti sono differenti dai carati che sono utilizzati per l’oro? Domande che spesso sono rivolte alla redazione di gioiellis.com. Se non sapete che cosa si intende per carati riguardo i diamanti oppure per l’oro, ecco una veloce spiegazione.

Anversa: acquisti di un buyer
Antwerp (Anversa): acquisti di un buyer

La storia. Tutto ha inizio dai fagioli. Proprio così: la parola carato, o carat, deriva dalla parola in lingua araba qīrāṭ, che significa baccello di fagiolo. Ma anche gli antichi greci chiamavano fagioli e carrube con il nome di keration. Ma che cosa accomuna un diamante ai fagioli? Semplice: nell’antichità i semi, che avevano la grandezza della maggior parte delle gemme, erano utilizzati per stabilire il peso dei diamanti. Ma un paio di secoli fa è stato deciso di stabilire un valore comune (non tutti i fagioli sono uguali, dopotutto). Un carato, per i diamanti, è stato fissato a un peso di 200 milligrammi o, se preferite, 0,2 grammi. Quindi, un diamante di 1 carato pesa 0,20 grammi (equivalente a 0,007 once), uno di 2 carati pesa 0,4 grammi e così via. Più facilmente troverete gioielli composti con diamanti che pesano molto meno di 1 carato. Per esempio, un anello con un diamante di 0,05 carati, che è una grandezza abbastanza comune, ha una pietra che pesa 0,01 grammi (equivalente di 0,0004 once). E c’è anche chi, come Tiffany, misura i diamanti fino a un millesimo di carato.

Selezione dei diamanti nel laboratorio di Antwerp (Anversa)
Selezione dei diamanti nel laboratorio Tiffany di Antwerp (Anversa)

Forma e peso dei diamanti. I carati non sono tutto: a parità di peso, un diamante può apparire più o meno grande secondo il taglio scelto, per esempio, brillante (rotondo), princess, ovale, cuscino, marquise, smeraldo, radiante o a cuore. Insomma, il peso in carati non indica esattamente le dimensioni. Vi può capitare anche di leggere la sigla Tw: è un’abbreviazione che si usa per total weight, che di solito è utilizzata per indicare il peso complessivo di tutti i diamanti di un gioiello.

Diamanti in vendita ad Anversa
Diamanti in vendita ad Anversa

Il carato dell’oro. Anche per l’oro si utilizza la parola carato, ma indica una cosa del tutto diversa. Per l’oro la quantità di carati misura la percentuale di metallo puro utilizzata. Oro a 24 carati significa che il 100% è oro puro. Oro a 18 carati indica che il 25% del gioiello è composto da altri metalli, come l’argento, il rame, il palladio. Un anello in oro a 14 carati è una lega con 14 parti di oro e10 di altri metalli. Ma perché i carati dell’oro sono 24? La proporzione risale all’epoca degli antichi romani ai tempi dell’imperatore Costantino, che consideravano 24 silique, moneta in argento, pari a un solido d’oro, come si chiamava la moneta di maggior valore. Da 1500 anni, più o meno, l’oro ha quindi due valori: il peso (in grammi o in once) e in purezza (i carati).

Lingotti e monete d'oro
Lingotti e monete d’oro

Carati e Karat. In molte lingue la parola carato tra diamante e oro è indistinguibile. In lingua inglese, invece, Carat è utilizzata per i diamanti (e le gemme in generale) e indica il peso, mentre Karat è utilizzata per l’oro (abbreviato Kts). Così è molto più preciso e non si fa confusione.

Diamante ovale impeccabile D Color da 102,39 carati
Diamante ovale impeccabile D Color da 102,39 carati







Cubic zirconia o zirconi? Attenti alle trappole

Conoscete la differenza tra zirconi e cubic zirconia? Sono due minerali completamente diversi (anche nel prezzo). Ecco che cosa sono zirconi e cubic zirconia e perché è importante conoscere le caratteristiche per non cadere nella trappola ♦

Diamanti sintetici o zirconi? E se, invece, sono cubic zirconia? Quasi sempre la descrizione dei gioielli proposta dalle aziende produttrici, indica quale tipo di pietra è utilizzata su anelli, collane o bracciali. Ma non sempre è questa descrizione è veritiera. Dalle vostre mail, infatti, abbiamo scoperto che in pochi conoscono davvero la differenza tra zirconi (una pietra naturale) e cubic zirconia (un cristallo sintetico). Il problema è che spesso le aziende di propongono gioielli con “zirconi”. Ma in realtà non si tratta di zirconi, bensì di cubic zirconia. E c’è una bella differenza (anche nel prezzo): i cubic zirconia costano pochissimo.  Meglio chiarirsi le idee, quindi.

Anello in oro bianco con zircone blu da 12,62 carati circondato da 153 diamanti
Anello in oro bianco con autentico zircone blu da 12,62 carati circondato da 153 diamanti

Cubic zirconia. È una delle alternative più popolare per un diamante. Per la chimica è ossido di zirconio, ed è spesso usato come un diamante sintetico. Se nella descrizione di un gioiello leggete la sigla Cz, si tratta di cubic zirconia. È un cristallo, in commercio dal 1970. Le proprietà fisiche sono molto simili a quelle di un diamante, tanto che è difficile distinguerli a occhio nudo. La maggior parte dei cubic zirconia è incolore, ma ce ne sono anche di colorati. Un aspetto che lo distingue da un vero diamante è la sua conducibilità termica: come il vero zircone, il cubic zirconia tende a essere un isolante termico rispetto ai diamanti, che invece sono conduttori di calore.

Anello in argento con zirconia cubica bianca
Anello in argento con zirconia cubica bianca di Pandora

Zircone (silicato di zirconio). È una gemma naturale, e ricorda da vicino un diamante. Tra le caratteristiche che lo rendono molto simile a un diamante c’è la capacità di rifrazione, anche se lo zircone è più opaco. Per il resto, lo zircone è abbastanza simile a un diamante. È una pietra spesso incolore ma, come i veri diamanti, può avere sfumature colorate: bruno-dorato verde, rosa, viola, bianco, giallo e blu, che è il colore più richiesto. Anche se i colori dello zircone sono naturali, le pietre possono anche essere trattate termicamente per rendere la gemma incolore o, al contrario, per aumentare la tonalità. La maggiore differenza visiva di uno zircone rispetto a un diamante è che la riflessione della luce è diversa, meno brillante.

Diamanti: meglio veri o la moissanite?

Anello zon zircone malese e ceramica
Doris Hangartner, anello con vero zircone malese e ceramica
Orecchini in argento con cubic zirconia
Orecchini in argento con cubic zirconia di Rosato
Anello in argento con cubic zirconia
Anello in argento con cubic zirconia by Michael Kors
Uno grande zircone grezzo
Un grande zircone grezzo

 

Qual è la differenza tra oro giallo e oro bianco?

Qual è la differenza tra oro giallo e oro bianco? Ovvio, il colore. Ma voi volete saperne di più. È una buona idea, perché ci sono molte differenze tra oro giallo e oro bianco. E anche la valutazione, nel caso vogliate vendere un gioiello, può variare, sia per l’oro giallo sia per l’oro bianco. Quindi, oltre al colore, quali differenze ci sono tra oro giallo e oro bianco? E l’oro bianco provoca allergia?

Anello chevalier in oro bianco
Anello chevalier in oro bianco di Schreiber

Partiamo da un fatto: l’oro che si estrae nelle miniere oppure nelle pagliuzze che si trovano tra la sabbia di alcuni fiumi, è giallo. In natura non esiste l’oro bianco, che è un’invenzione umana. L’oro bianco è prodotto unendo l’oro giallo con altri metalli. Ma, apriamo una parentesi: anche quasi tutti i gioielli in oro giallo sono uniti in lega con altri elementi. L’oro in natura è a 24 carati, ma è anche molto malleabile. I gioielli in oro a 24 carati si deformano facilmente e sono usati solo da pochissimi gioiellieri, in particolare in Paesi come l’India. In generale, invece, per i gioielli si utilizza oro fuso con altri metalli, come il rame o l’argento, che lo rendono più solido.

Spilla in oro giallo e bianco con diamanti e perla barocca al centro
Spilla in oro giallo e bianco con diamanti e perla barocca al centro by Buccellati

Quanto oro puro c’è in un gioiello? La risposta è facile: lo indicano i carati. Per esempio, un anello in oro a 18 carati, avrà 750 parti di oro puro e 250 parti di altri metalli. Oppure, un gioiello con oro di 14 carati avrà il 585 parti di oro e 415 parti di altri metalli. E con 9 carati la percentuale di oro puro scende a 375 parti o, se preferite, è al 37,5%. Naturalmente, con meno carati di oro anche il valore sarà più basso.

Anello in in oro 24 carati martellato
Anello in in oro 24 carati martellato

E l’oro bianco? Anche per l’oro bianco vale lo stesso concetto. Ma, a differenza dell’oro giallo, è fuso assieme con metalli bianchi, per formare una lega che fa perdere del tutto o quasi il colore giallo. Insomma, è una scelta puramente estetica. Anche se, per la verità, fino a qualche decennio fa l’oro bianco non era così apprezzato. Nel secolo scorso, chi desiderava un anello con metallo bianco spesso sceglieva un gioiello di platino. Un metallo che, però, è anche più difficile da lavorare e più raro (oltre che più costoso).

Bracciale in oro bianco, diamanti e zaffiro blu
Bracciale in oro bianco, diamanti e zaffiro blu by Gismondi 1754

L’oro bianco è diventato molto popolare, ed è utilizzato, in particolare, per gli anelli di fidanzamento. Ma, come abbiamo scritto all’inizio, non tutto l’oro bianco è uguale. Per la precisione, si trovano gioielli di oro bianco realizzati con almeno una quindicina di leghe diverse. Le principali leghe di oro bianco sono ottenute con l’aggiunta di nichel, in diverse percentuali, oppure palladio e argento, ma anche rame e zinco. A questi bisogna aggiungere il rodio, un metallo che molto spesso è utilizzato come una patina esterna, per rendere il gioiello più lucido e più bianco. Con gli anni, oppure a causa di qualche graffio, questa patina si può rovinare. Ma basta portarla da un gioielliere per far rodiare di nuovo il gioiello.

Anello in oro bianco rodiato e diamanti della collezione Milano di Pomellato
Anello in oro bianco rodiato e diamanti della collezione Milano di Pomellato

L’oro bianco provoca allergia? È molto difficile che l’oro provochi un’allergia cutanea. Ma non è raro che siano i metalli contenuti in lega con l’oro a causare qualche reazione della pelle. Questo accade più facilmente con i gioielli che hanno un basso contenuto di oro in percentuale, in sostanza quelli con una caratura più bassa.

Anello trilogy in oro bianco e diamanti
Anello trilogy in oro bianco e diamanti

Un gioiello di oro bianco vale meno di uno in oro giallo? La risposta è no. Il valore di un gioiello può essere determinato dalla forma (per esempio, se è di una marca famosa), dalle pietre con cui è composto, per esempio diamanti o gemme preziose, e dalla percentuale di oro contenuta nel metallo. Cioè dai carati di oro: un gioiello in oro bianco a 18 carati contiene la stessa quantità di oro di un gioiello in oro giallo a 18 carati.

Bracciale Love in oro bianco e 10 diamanti
Bracciale Love in oro bianco e 10 diamanti di Cartier

Per quali tipologie di gioielli è consigliato l’oro bianco? La risposta è facile: per tutti.  Ma, in particolare, l’oro bianco fa risaltare i diamanti, a patto che le pietre abbiano un colore eccellente, in sostanza siano classificate da D a G. Un diamante con un colore da H a K o L (cioè con una leggerissima tendenza al giallo o grigio) probabilmente risalterà di più su oro giallo: sembrerà più bianco. Ma i diamanti più colorati, dalla classificazione Light Yellow in poi, torneranno a essere apprezzati meglio su oro bianco.

Anello Atlas X in oro bianco con diamante di Tiffany
Anello Atlas X in oro bianco con diamante di Tiffany