Trifari, bijoux da collezione. Ma sapete riconoscerli? Ecco come fare ♦
Siete attratti dal fascino del vintage, dai bijoux che hanno un sapore di altri tempi, di ornamenti capaci di strappare un’occhiata di meraviglia? Ecco a voi Trifari, America più Italia, miscelati nel secolo scorso. L’azienda di bijoux è stata fondata nel 1910 da Gustavo Trifari, figlio di napoletani immigrati negli Usa (erano altri tempi). Trifari ha segnato un’epoca nella bigiotteria americana con collane, anelli, orecchini e bracciali che sono stati indossati dalla First Lady Mamie Eisenhower, ma anche da Madonna. Merito, ammettiamolo, anche di un designer francese, Alfred Philippe, che è stato la mente creativa della Maison dal 1930 fino al 1968. Nonostante sia un marchio di bijoux, la produzione dei pezzi ha utilizzato anche tecniche nate nella gioielleria, come l’utilizzo di «set invisibili» per le pietre inventato da Van Cleef e Arpels.

Tra i pezzi più ricercati di Trifari c’erano le corone. Le spille Trifari Crown, dalla fine degli anni Trenta agli anni Cinquanta sono stati tra i bijoux più richiesti. Ne esiste anche una serie del 1953 che celebra l’ascesa al trono di Elisabetta II d’Inghilterra. Molto apprezzati anche i bijoux con la forma di animali o di fiori: c’è chi li colleziona. Realizzati per anni in semplice metallo non pregiato, i bijoux durante la Seconda Guerra sono passati all’argento, a causa della scarsità della materia prima destinata a uso bellico. La famiglia Trifari ha continuato a gestire la Maison fino al 1975. Poi l’azienda è stata comprata e venduta diverse volte fino a quando, nel 2000, il gruppo Monet ha spostato la produzione all’estero e segnato il declino del marchio.

Se siete curiosi di sapere se avete nel cassetto bijoux di questa marca, date un’occhiata sul retro: deve comparire la scritta Jewels by Trifari, oppure la sigla TKF (Trifari, Krussman e Fishel), o anche semplicemente Trifari.








