Da barbiere a gioielliere con Ponte Vecchio Gioielli: non è una differenza da poco. Soprattutto se ideare e produrre gioielli diventa, come è successo a Ugo Calà, una professione di successo. Inizia negli anni Sessanta a Firenze la storia di Ponte Vecchio: un brand che ha preso il nome proprio dal punto di partenza di questa Maison, forse il luogo più famoso della città toscana, dove il padre del futuro gioielliere aveva una bottega di barbiere.
Che era frequentata da clienti esperti orafi con laboratorio vicino alle sponde del fiume Arno. Bisogna aggiungere un altro particolare: erano orafi capaci di lavorare per brand come Tiffany, Fabergé, Cartier, Buccellati. Insomma, fare l’apprendista nella loro bottega era come andare a una università del gioiello. È iniziata così la storia di Ponte Vecchio. Che oggi prosegue con lo stesso credo: gioielli di grande qualità, realizzati anche con raffinate tecniche di produzione, come nel caso della collezione Nobile, a cui si riferiscono le immagini. In questo caso è l’oro, lavorato con la forma tubogas, a essere al centro della collezione.
Ma altre volte le protagoniste sono le pietre, come diamanti, citrini, ametiste, acquamarine, tormaline verdi e i peridoti. Nel caso della collezione Nobile, inoltre, alla ricchezza dell’oro si unisce la comodità della lavorazione: i gioielli sono elastici, ma anche resistenti, realizzati su un’indeformabile anima in titanio. I diamanti e, qualche volta, pietre colorate, danno un tocco in più ai gioielli. Margherita Donato