collana indossata
Miranda Kerr by Swarovski

L’Italia è un modello per Swarovski

Swarovski non è solo cristalli, ma anche gioielli. E per farli conoscere intende esportare il modello di mercato sviluppato in Italia. Perché il settore «ha bisogno di un nuovo modo di pensare» ha spiegato Robert Buchbauer, uno dei membri del comitato esecutivo del colosso austriaco, al quotidiano Repubblica. Ecco l’articolo di Micol Bozino Resmini.

«Extraordinary for every day, straordinario per ogni giorno. È questa la filosofia con la quale Swarovski sta scrivendo un nuovo capitolo della sua storia. Dopo aver cambiato le regole del settore dei cristalli inventando nuove macchine per la lavorazione, nuovi tagli, nuove sfumature e nuove dimensioni, l’azienda di Wattens sta infatti operando la sua personale rivoluzione nel gioiello: «Swarovski –spiega Robert Buchbauer, membro del comitato esecutivo e ceo della divisione Consumer Goods Business dell’azienda di famiglia – è molto nota per i suoi cristalli, ma vogliamo che la gente sappia che facciamo dei gioielli bellissimi perché in questo settore crediamo ci sia moltissimo spazio per crescere. Uno degli errori più comuni, per esempio, è lasciar credere che si tratti di prodotti da usare solo in eventi speciali e principalmente la sera, mentre in realtà abbiamo molti pezzi che sono adattissimi per essere portati anche durante il giorno e questo ci offre un ampio margine di espansione. Abbiamo dunque voluto trasmettere anche questo tema nella nostra nuova campagna advertising, presentata in anteprima a Sydney».

Nathalie Colin, direttore creativo di Swarovski e Robert Buchbauer, ceo della divisione Consumer Goods Business della maison
Nathalie Colin, direttore creativo di Swarovski e Robert Buchbauer, ceo della divisione Consumer Goods Business della maison

La donna scelta per incarnare questo messaggio è la modella australiana Miranda Kerr, che, davanti all’obiettivo di Steven Meisel, si fa interprete di look diversi, testimoniando la moderna versatilità insita in ogni donna, così come in ogni gioiello. «La modernità precisa Nathalie Colin, direttore creativo della maison – sta nel riuscire a catturare lo spirito del tempo e capire quali elementi rappresenteranno in futuro la “firma” di un determinato periodo storico. Per me, oggi, questo si traduce nella capacità di rompere gli schemi offrendo cose un po’ inaspettate, ma con una forte identità. Credo che Miranda Kerr rappresenti perfettamente la donna moderna: è internazionale, viaggia, lavora ed è una madre. Non è una donna passiva, ma che vuole avere un ruolo attivo e non ha paura di mostrarlo». Le donne alle quali Swarovski si rivolge non solo non temono la propria individualità, ma, almeno in Italia, rompono lo storico tabù dell’auto acquisto di gioielli. «Siamo riusciti a conquistare le donne italiane – prosegue orgoglioso Buchbauer – che sono diventate il nostro mercato più importante in Europa. Forse non comprano dei preziosi, perché in quel caso c’è ancora l’abitudine di farseli regalare dal proprio compagno, ma per quanto riguarda la gioielleria fashion le cose stanno diversamente perché questo tipo di acquisto è l’espressione di un gusto personale, l’opportunità di aggiungere un dettaglio personale al proprio outfit. Abbiamo costruito questo rapporto basandoci sulla grande notorietà e riconoscibilità del marchio e ora molte donne entrano nei nostri negozi per autogratificarsi: il mercato italiano è un modello per ciò che vogliamo fare anche su altri mercati».

Non sorprende dunque l’importanza data al punto vendita e il fatto che una delle nuove aperture riguardi proprio Milano, con uno store in corso Vittorio Emanuele. «Il designer Tokujin Yoshioka-conclude Buchbauer- ha aggiornato la nostra immagine e ha sviluppato il concetto di crystal forest con un restyling che ha già riguarda to il 50/60% dei nostri circa 1.900 punti vendita nel mondo. In questi ultimi anni abbiamo lavorato sia su nuove aperture che sull’ampliamento e il miglioramento dei negozi già esistenti. Inoltre abbiamo lavorato molto con i nostri partner, soprattutto in Italia dove abbiamo dei distributori molto leali e con relazioni che durano da molti anni. Un modello distributivo, quello italiano, che è stato il nostro punto di riferimento anche per fare qualcosa di simile in Cina».

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