Ucraina

Il caleidoscopio ucraino di Drutis Jewellery

Il caleidoscopio è stato inventato nel 1814 in Inghilterra, da Sir David Brewster. Non avrebbe mai indovinato che due secoli dopo quel piccolo cannocchiale che contiene ipnotiche figure geometriche di cristalli si sarebbe trasformato in gioielli. Il merito di questa idea è della Maison ucraina fondata da Elena (madre) e Dana (figlia) Drutis. L’attività di Drutis ha sede a Odessa e, anche a causa della odiosa guerra, anche a Londra. La gioielleria della Maison ucraina è piena di innovazioni capaci coniugare la gioielleria con la tecnologia e l’ingegneria. Realizzare un vero micro caleidoscopio, che funziona perfettamente (lo abbiamo provato) in oro e pavé di diamanti o gemme incastonate non è semplice.

Il ciondolo-caleidoscopio di Drutis Jewellery. Copyright: gioiellis.com
Il ciondolo-caleidoscopio di Drutis Jewellery. Copyright: gioiellis.com

Il caleidoscopio è un bellissimo gioiello che si trasforma anche in un gioco che riporta all’infanzia, oltre che alla preziosa idea di libertà. Non solo. Chi acquista il caleidoscopio di Drutis Jewellery ha anche l’opportunità di progettare il proprio pezzo, oltre che collezionare qualcosa da tramandare di generazione in generazione. Tra i gioielli fuori del comune del brand di Odessa c’è anche il mUAvement Ring, un gioiello che ricorda i meccanismi interni di un orologio.

Il mUAvement Ring indossato. Copyright: gioiellis.com
Il mUAvement Ring indossato. Copyright: gioiellis.com

Al centro c’è un topazio Volyn chiaro e naturale. È una gemma estratta in Ucraina. Così come l’ingranaggio dell’anello è stato realizzato in acciaio Melitopol e nichel ucraino. L’anello è incastonato in oro. L’idea di gioielli che si muovono, che diventano qualcosa che non solo si ammira, ma si tocca e distrae, si concretizza anche nell’anello Salomone. In questo caso a scivolare all’interno di una scanalatura sono pietre o elementi di metallo.

Elena Drutis indossa collane e ciondoli caleidoscopio
Elena Drutis indossa collane e ciondoli caleidoscopio. Copyright: gioiellis.com
Collana con caleidoscopio
Collana con caleidoscopio
Caleidoscopio Victory in oro bianco e pavé di diamanti
Caleidoscopio Victory in oro bianco e pavé di diamanti
Caleidoscopio Sea Candy in oro giallo e gemme
Caleidoscopio Sea Candy in oro giallo e gemme
Anello Salomon in oro 9 carati, platino, smeraldi sintetici
Anello Salomon in oro 9 carati, platino, smeraldi sintetici
L'anello mUAvement Ring, con un topazio Volyn
L’anello mUAvement Ring, con un topazio Volyn

A GemGèneve la gioielleria ucraina




GemGenève non dimentica l’Ucraina. Anche nella nuova edizione dell’evento in programma da l 3 al 6 novembre saranno presenti creatori di gioielli che operano nel Paese messo sotto attacco dalla Russia. A GemGèneve gli organizzatori hanno previsto il progetto Strong & Precious, che ha l’obiettivo di far conoscere i gioielleri ucraini sulla scena internazionale. Accanto alle creazioni contemporanee, saranno esposti anche i gioielli antichi del più famoso gioielliere ucraino del XX secolo, Joseph Marchak. È stato il principale concorrente di Fabergé, eppure Marchak era definito il Cartier di Kiev. Ora i suoi gioielli occupano un posto speciale nelle collezioni private e nelle case d’asta.

Pendente Lizard di Zhernov
Pendente Lizard di Zhernov

L’arte orafa ucraina ha radici molto profonde e ogni fase della sua storia, dall’antichità alla modernità, merita la nostra attenta attenzione. Stiamo facendo il massimo sforzo per organizzare questa mostra in modo da stupire il pubblico straniero con la sua originalità ed essere ricordato a lungo.
Natalia Kietiene, curatrice del progetto Strong & Precious

Tra i marchi di gioielli ucraini presenti esposizione ci sono Nomis, Inesa Kovalova, Bevza, Rockah.brand, Sergey Zhernov Art & Jewelry, Drutis Jewellery, Lutiki, Gunia, Denis Music.

Orecchini di Gunia Project
Orecchini di Gunia Project

La divulgazione della cultura ucraina – cinema, arte, musica, letteratura o gioielli – è oggi un nostro dovere. Vogliamo essere riconosciuti e visti attraverso il prisma della nostra tradizione culturale davvero brillante. La nostra prima mostra è stata un vero successo e ho non c’è dubbio che questa volta visitatori troppo esigenti e professionali apprezzeranno i nostri artisti orafi
Olga Oleksenko, curatrice del progetto Strong & Precious

Anelli di Inesa Kovalova
Anelli di Inesa Kovalova indossati
Pendente-spilla di Rockah.brand
Pendente-spilla di Rockah.brand
Sea Dreams Kaleidoscope-and-Sides con topazio, tanzanite, smeraldo e apatite di Drutis Jewellery
Sea Dreams Kaleidoscope-and-Sides con topazio, tanzanite, smeraldo e apatite di Sea Dreams Kaleidoscope-and-Sides con topazio, tanzanite, smeraldo e apatite di Drutis Jewellery

Orecchini indossati di Zhernov
Orecchini indossati di Zhernov







Gemme per l’Ukraina da Nomad’s




Gemme preziose in asta per l’Ucraina. A lanciare l’idea è Nomad’s, azienda nata in Ucraina, ma che ormai opera nel taglio e commercio delle pietre preziose in tuto il mondo. Nomad’s ha iniziato un’asta il giorno della festa d’indipendenza dell’Ucraina, il 24 agosto, che segna anche i sei mesi dall’invasione delle truppe russe. L’asta online ha l’obiettivo di sostenere il Paese. Nomad’s devolverà l’intero ricavato a United24, il programma di sostegno lanciato dal presidente Volodymyr Zelenskyy .

L'asta di gemme di Nomad's
L’asta di gemme di Nomad’s

In vendita ci sono 13 gemme, tra cui un topazio ucraino e il berillo eliodoro dalla miniera di Volodarsk-Volynskii, una coppia di tanzaniti da 3,63 carati, una tormalina blu-verde da 10,11 carati e una pietra di ametista da 72,40 carati. Anche se di solito Nomad’s vende solo a acquirenti professionali, la società ha aperto l’asta a tutti in modo che tutti possano essere coinvolti.

Tormalina di Nomad's
Tormalina di Nomad’s
Granato spessartite
Granato spessartite

Rubellite
Rubellite







Svetlana Lazar, l’Ucraina in California




Dall’Ucraina alla California, ma ben prima che il Paese dell’Est fosse invaso dall’esercito russo. Svetlana Lazar si è trasferita a San Francisco quando aveva solo otto anni, poi si è diplomata al liceo e ha frequentato corsi di scultura e gioielleria, per imparare la tecnica orafa necessaria per avviare la sua attività. Ma, prima, ha fatto tanta pratica: per 11 anni ha lavorato al banco di un rivenditore di gioielli, con l’intaglio e l’incastonatura delle pietre. Un duro lavoro che, in compenso, ha dotato Svetlana di precisione e consapevolezza nei propri mezzi.

Anello in oro 18 carati con tormalina e piccoli diamanti
Anello in oro 18 carati con tormalina e piccoli diamanti

Come per tanti altri designer americani con radici in lontani Paesi è lecito chiedersi se i gioielli di Svetlana Lazar rispecchiano anche la sua storia e la cultura di origine. La risposta è no. I gioielli sono realizzati in oro 18 carati, con l’aggiunta di pietre come tormalina, o opale, acquamarina o sodalite, assieme a piccoli diamanti o zaffiri. Alcune pietre sono incastonate in modo da suggerire un movimento attraverso le superfici translucide delle gemme.

Orecchini in oro 18 carati con sodalite a goccia, tormaline rosse e zaffiri
Orecchini in oro 18 carati con sodalite a goccia, tormaline rosse e zaffiri
Orecchini The Moth in oro 14 carati e diamanti
Orecchini The Moth in oro 14 carati e diamanti
Anello in oro con pietra luna rainbow e diamanti
Anello in oro con pietra luna rainbow e diamanti
Orecchini in oro con pietra luna rainbow, zaffiri e diamanti
Orecchini in oro con pietra luna rainbow, zaffiri e diamanti
Collana in oro con pietra luna rainbow, diamanti e zaffiri
Collana in oro con pietra luna rainbow, diamanti e zaffiri
Anello con opale etiope, su oro 22 carati e argento annerito
Anello con opale etiope, su oro 22 carati e argento annerito






Nuovi gioiellieri in supporto all’Ucraina




Gioiellieri in supporto dell’Ucraina. A marzo, alcuni gioiellieri hanno promosso una raccolta di fondi per i bambini vittime della guerra. Finora hanno raccolto circa 25.000 sterline per Hope and Homes for Children, una ONG che attualmente lavora in Ucraina, in combinazione con le gemme estratte da una miniera brasiliana di Cruzeiro. L’azione di supporto continua e altri design si sono aggiunti in questi mesi. La designer di origine brasiliana Ana Khouri, per esempio, ha appena donato un paio di orecchini in berillo giallo e tormalina indicolite blu, i colori della bandiera ucraina.

Orecchini di Ana Khouri con tormalina indicolite e berillo
Orecchini di Ana Khouri con tormalina indicolite e berillo

L’idea dei gioielli per l’Ucraina è di Annabel Davidson di Vanity Fair on Jewellery: quando la Russia iniziato la guerra era in Brasile in visita alla miniera di Cruzeiro, che si trova nello stato di Minas Gerais, a nord di San Paolo. La miniera produce tormalina, quarzo, morganite, acquamarina e granato, ma anche tormalina indicolite blu ed eliodoro giallo, i colori della bandiera ucraina. Davidson ha fatto due più due.

Anello di Carla Amorim con tormalina indicolite e berillo giallo
Anello di Carla Amorim con tormalina indicolite e berillo giallo

Il Ceo della miniera, Douglas Neves, ha subito accettato di donare le gemme per il progetto di sostegno al popolo ucraino. Hanno aderito subito: dal Brasile Carla Amorim, Ara Vartanian, Prasi e Kika Alvarenga, a Londra Jessica McCormack, Ana Khouri a New York e Maggi Simpkins con sede a Los Angeles, assieme a Ruth Tomlinson e Sophie Breitmeyer. Altri gioiellieri, come Solange Azagury-Partridge, Anabela Chan e Robinson Pelham, hanno invece deciso di sostenere la Croce Rossa oppure organizzazioni come Care and Save the Children UK.

Bracciale di Robinson Pelham venduto al prezzo di 100 sterline
Bracciale di Robinson Pelham venduto al prezzo di 100 sterline

Il supporto è un’opportunità anche per gli appassionati di gioielli, che sono estratti a sorte. Ogni tre settimane un gioiello viene messo in palio su JustGiving.com tra chiunque faccia una donazione di 10 euro o sterline. La somma raccolta viene girata a Hope e Homes for Children, che supporta i volontari che si trovano in Ucraina.

Gioielli a forma di girasole, il fiore dell'Ukraina, di Anabela Chan
Gioielli a forma di girasole, il fiore dell’Ucraina, di Anabela Chan

Anelli Hot Lips di Solange Azagury-Partridge
Anelli Hot Lips di Solange Azagury-Partridge







I gioiellieri Ucraini a GemGèneve




La gioielleria non può e non è estranea a quello che avviene nel mondo. Così GemGèneve, evento che ospita aziende specializzate nel commercio di gemme, di gioielli di alta gamma vintage e una pattuglia di nuovi designer, ha ospitato anche il progetto Strong & Precious, con l’obiettivo di presentare il lavoro di alcuni designer di gioielli ucraini. L’idea è quella di presentare l’Ucraina come un Paese con un forte potenziale di gioielleria. L’Ucraina, in effetti, è la terra di origine di gioiellieri come Oscar Heyman e Marshak, entrambi avevano radici ucraine e sono gli esempi più brillanti dell’artigianato orafo ucraino.

Orecchini di Zhernov
Orecchini di Zhernov

I designer presenti a Ginevra sono stati selezionati da Olga Oleksenko e Natalia Kietiene. Sono lavori molto diversi tra loro, secondo lo stile e la tecnica dei diversi designer. Alcuni si ispirano alla tradizione orafa delle origini, altri si propongono invece come innovatori, con soluzioni originali. È una gioielleria, insomma, tutta da sviluppare, a patto di superare il difficile momento che sta attraversando il Paese.

Anelli di Oberig
Anelli di Oberig

Lavoro nel settore della gioielleria da anni e ho sempre avuto una passione per il collezionismo. La mia collezione è composta prevalentemente da pezzi di alta gioielleria del XX secolo di nomi noti. Tuttavia, ora mi sento distante da loro, sono irrilevanti per me. Ammiro invece i piccoli marchi ucraini indipendenti. Fanno cose che hanno un senso, riflettendo la situazione attuale nel mio Paese natale.
Olga Oleksenko

Gioiello di Brua
Gioiello di Brua
Anello di Guzema
Anello di Guzema
Orecchino di Inesa Kovalova
Orecchino di Inesa Kovalova
Collana di Lutiki
Collana di Lutiki
Anello Megapolis di Inesa Kivalova. Photo: Ira Merk
Anello Megapolis di Inesa Kivalova. Photo: Ira Merk

Gioielli di Nomis
Gioielli di Nomis







La guerra spacca il Responsible Jewellery Council




La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina sta sconvolgendo anche il mondo dei diamanti. Dopo i provvedimenti contro Alrosa (azienda mineraria russa) decisi dagli Stati Uniti, a spaccarsi è il Responsible Jewellery Council. E Iris Van der Veken, direttore esecutivo del Rjc, associazione con circa 1500 membri che definisce gli standard della catena di approvvigionamento dei diamanti, si è dimessa. L’associazione, infatti, fino a questo momento ha evitato di sospendere Alrosa.

Iris Van der Veken
Iris Van der Veken

L’unico cambiamento rilevato, infatti, sono le dimissioni dalla carica di vicepresidente del RJC del Ceo di Alrosa, Sergey Ivanov. Ma l’azienda, controllata dal governo russo, è rimasta tra i soci. La mancanza di una sospensione ha scontentato molti. A cominciare da Pandora, che è anche la più grande azienda di gioielleria del mondo, che ha annunciato la sua decisione di lasciare l’organizzazione proprio a causa della mancata sospensione da parte di RJC delle società russe (non solo Alrosa) e ha esortato i suoi membri a interrompere gli affari con il Paese: “Pandora non può, in buona fede, essere membro di un’associazione che non condivide i nostri valori”, ha scandito il Ceo del gruppo danese, Alexander Lacik.

Sergey Ivanov, Ceo di Alrosa
Sergey Ivanov, Ceo di Alrosa

Poche ore dopo è arrivata anche la comunicazione del gruppo Richemont (Cartier, Van Cleef & Arpels e Buccellati), che ha specificato di non desiderare di essere membri di “un’organizzazione di settore che include aziende che contribuiscono al finanziamento di conflitti e guerre”. Due uscite di peso, insomma. Ne seguiranno altre?

La miniera di diamanti Cullinan
La miniera di diamanti Cullinan

Il diamante trovato nella miniera di Karowe, in Botswana
Il maxi diamante trovato nella miniera di Karowe, in Botswana







La guerra fa alzare il costo dei diamanti?




La guerra in Ucraina farà aumentare anche il prezzo dei diamanti? La domanda è lecita. Nel mirino dele sanzioni contro la Russia, infatti, è finita anche Alrosa, gigante minerario controllato dallo Stato e che controlla il 90% della produzione del Paese ed è la prima azienda estrattiva al mondo. Per dare un’idea della dimensione: nel 2021 Alrosa ha venduto 32,4 milioni di carati di diamanti grezzi, che equivale a quasi il 30% della produzione mondiale. Insomma, un diamante su tre arriva dalla Russia. E l’amministratore delegato di Alrosa, Sergey Ivanov, è nell’elenco dei miliardari ricchi russi finiti nel mirino delle sanzioni.

Sergey Ivanov, Ceo di Alrosa
Sergey Ivanov, Ceo di Alrosa

Tra l’altro, è figlio dell’ex ministro della Difesa Sergei Ivanov, stretto collaboratore del presidente Vladimir Putin ed è anche membro del consiglio di Gazprombank, emanazione del gigante petrolifero e del gas. Come reazione, Alrosa ha sospeso la sua adesione al Natural Diamond Council, un’alleanza di mercato dei principali produttori mondiali di pietre preziose.

Il diamante è stato ricavato da una pietra grezza di 179 carati
Diamante di Alrosa ricavato da una pietra grezza di 179 carati

Allo stesso tempo, però, lo Stato russo controlla anche una riserva segreta di diamanti, il Gokhran, che utilizza per stabilizzare i prezzi e per generare entrate in periodi di crisi. Inoltre, finora Alrosa ha bypassato le sanzioni degli Stati Uniti ed è riuscita a garantire un flusso regolare di diamanti in India, dove sono lucidate e tagliati un buon numero di diamanti, circa il 10%. Ma Tiffany, per esempio, ha appena annunciato che non acquisterà più diamanti provenienti dalla Russia.

 

Il diamante brown di Alrosa da 27,02 carati utilizzato per una collana di Anna Hu
Il diamante brown di Alrosa da 27,02 carati utilizzato per la collana di Anna Hu

C’è, poi, un altro fattore di cui tenere conto: nei giorni che hanno preceduto le sanzioni molti dei cosiddetti oligarchi o, perlomeno, un buon numero di ricchi russi si è precipitato nelle gioiellerie di mezzo mondo, ma in particolare negli Emirati, per acquistare gioielli e pietre. È un patrimonio facilmente trasportabile e, a differenza del conto in banca, difficilmente può essere individuato e sequestrato. Al contrario, un diamante si può rivendere facilmente in qualsiasi parte del mondo, anche se la carta di credito è bloccata. Un diamante è, insomma, una specie di polizza di assicurazione in tempi difficili. Ma, naturalmente, molti acquisti significano anche tensione sui prezzi. Senza contare che da anni ci sono gruppi criminali russi che operano in Europa e negli Usa e utilizzano proprio i diamanti per riciclare i propri guadagni illeciti. Un’operazione che potrebbe essere ulteriormente incentivata dal clima di guerra.

Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa
Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa

Tutto questo preoccupa le aziende specializzate nella lavorazione di diamanti. L’Anversa World Diamond Center ha suggerito che le restrizioni possano rivelarsi dannose per il settore, dato che la Russia può continuare a vendere diamanti a Paesi come India e Cina. Vero. Ma certo non è facile sostituire in fretta gli specialisti di Anversa nel delicato lavoro del taglio dei diamanti. E la Russia i diamanti li vende grezzi.

Un problema, in ogni caso, che si somma a scorte di diamanti molto ridotte: secondo Bain & Company, nei forzieri degli operatori a inizio anno, prima della guerra, le scorte erano diminuite del 40% circa, spinte dall’elevata domanda e dalla lenta ripresa della produzione. Insomma, di diamanti ce n’erano già meno in circolazione. E ora regalare il classico solitaire rischia di essere molto più costoso.

Diamanti in vendita ad Anversa
Diamanti in vendita ad Anversa







Aiuto per l’Ucraina da Yana Nesper




Gioielli per l’Ucraina. O, meglio, una designer di gioielli ha organizzato una sottoscrizione in favore delle popolazioni colpite dalla guerra. A organizzarla è Yana Nesper, designer che vive e lavora in Germania. E che è particolarmente coinvolta in quello che è successo: lei stessa è orgogliosamente ucraina. È nata, infatti, nella città di Mykolayiw, messa sotto assedio dall’esercito russo. Per questo Yana ha promosso una catena di aiuti per la popolazione.

Yana Nesper assieme al presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelenskiy
Yana Nesper assieme al presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskiy

Yana Nesper, imprenditrice e madre di due figli, è anche un’ottima pianista. È originaria di Mykolayiw, in Ucraina, città sul Mar Nero vicino a Odessa. Nel 1994 la designer ha sposato Frank Nesper, amministratore delegato di Heinz Nesper, azienda di gioielleria specializzata in perle a Pforzheim, Germania. E dal 2010 Yana è anche la designer dei gioielli: le sue collezioni sono raffinate, eleganti, sobrie. Ma di fronte al dramma della guerra la sua professione passa ora in secondo piano.

Bracciale Charmant in oro 18 carati e perle Akoya
Bracciale Charmant in oro 18 carati e perle Akoya
Bracciale in oro e perla
Bracciale in oro e perla
Orecchini in oro giallo18 carati e perle
Orecchini in oro giallo18 carati e perle








Vicenzaoro tra ottimismo e timori




Chiuso il sipario, è il momento dei conti. Quanto ha pesato su Vicenzaoro l’atmosfera bellica, seguita al covid e all’euforia post pandemica? Ieg, la società che organizza la più importante fiera europea della gioielleria sottolinea il dato positivo. Prima, però, sintetizziamo il risultato dal piccolo sondaggio informale condotto da gioiellis.com su un panel di 37 espositori: l’85% si è detto molto preoccupato per i riflessi sul business (oltre che dal punto di vista umano, s’intende) della guerra in Ucraina. Il 65% ha messo in conto riflessi negativi più o meno rilevanti sulle proprie vendite, mentre il 10% non prevede scossoni e il rimanente è semplicemente incerto.

plus ou moins importants sur leurs ventes, tandis que 10% ne s’attendent pas à des à-coups et le reste est simplement incertain.

Vicenzaoro marzo 2022. Copyright: gioiellis.com
Vicenzaoro marzo 2022. Copyright: gioiellis.com

Premesso questo, il bilancio di Vicenzaoro (a cui si è affiancato T.Gold) ha segnato +24% di presenze rispetto all’edizione di Vicenzaoro September 2021, di pari durata e inserita anch’essa nell’inedito contesto post pandemico. Insomma, nonostante i venti di guerra rimane un clima fiducioso, anche se scosso dagli avvenimenti. L’affluenza di buyer e visitatori dall’estero, precisa il comunicato finale, ha registrato presenze da Spagna (6,5% del totale), Germania (6,4%), Stati Uniti (6,3%), Grecia (5,3%), Francia (5,2%), per un totale del 53%. Numeri che si aggiungono a un consuntivo brillante per il settore orafo: giro d’affari 2021 di 8,8 miliardi di euro ed export in crescita del Made in Italy +15,7% in confronto al 2019 (+54% sul 2020), con una crescita a doppia cifra rispetto al 2019 verso Usa ed Emirati Arabi Uniti (export Extra-UE vale il 75%). Con la speranza che a settembre un clima di pace consolidi una visione altrettanto ottimistica, anche se due mercati sono ora da considerarsi off limits.

Visitatrici a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Visitatrici a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Business a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Business a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com

Gioielli di Roberto Coin a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Gioielli di Roberto Coin a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com







La bandiera Ucraina tra gli Alligator di Bibi van der Velden

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Gioielli in sostegno dell’Ucraina. Un segno di solidarietà, unito alla creatività, arriva dalla designer olandese Bibi van der Velden. Nella sua collezione Alligator la designer ha aggiunto un paio di orecchini con i colori della bandiera ucraina. Gli orecchini sono realizzati in oro giallo 18 carati. Il corpo dell’alligatore-orecchino è composto da un topazio blu e un citrino giallo intagliati. Anche gli occhi, con uno zaffiro blu e uno giallo, sono in nuance. L’orecchino, inoltre, può essere indossato anche come ciondolo. Non solo: il ricavato dalla vendita dell’orecchino sarà devoluto all’Unicef.

Orecchino della collezione Alligator con i colori della bandiera dell'Ucraina
Orecchino della collezione Alligator con i colori della bandiera dell’Ucraina

Questa è un’edizione illimitata poiché gli ucraini hanno bisogno del nostro supporto illimitato. Ogni pezzo venduto sarà numerato così saprai di essere uno dei tanti che ha contribuito a fare la differenza.
Bibi van der Velden

L’orecchino a sostegno dell’Ucraina fa parte della collezione Alligator, che comprende anelli, ma soprattutto orecchini-ciondoli in oro, argento e pietre come diamanti brown, tsavorite o calcedonio.

Anello in oro giallo e tsavorite
Anello in oro giallo e tsavorite
Orecchino tondo in oro giallo 18 carati, tsavorite
Orecchino tondo in oro giallo 18 carati, tsavorite
Orecchino in oro bianco 18 carati con diamante bianco e calcedonio blu
Orecchino in oro bianco 18 carati con diamante bianco e calcedonio blu
Earcuff in oro giallo 18 carati, argento sterling, diamanti brown
Earcuff in oro giallo 18 carati, argento sterling, diamanti brown
Orecchino in oro rosa 18 carati, zaffiri colorati, tsavorite
Orecchino in oro rosa 18 carati, zaffiri colorati, tsavorite







Guerra in Ucraina e gioielleria: che impatto avrà?




Che impatto avrà l’invasione dell’Ucraina e la guerra scatenata dalla Russia sul mondo della gioielleria? Una domanda che si sono posti, in Italia, il Club degli Orafi e Intesa Sanpaolo, la maggiore banca del Paese. Per capirlo, è stata realizzata per la prima volta una inchiesta coinvolgendo i soci del Club degli Orafi, associazione che riunisce le più importanti aziende dell’industria orafa italiana. Il risultato è una fotografia sullo stato di salute del settore, ma anche delle indicazioni di strategia che seguono il conflitto. Non è azzardato pensare che medesime preoccupazioni coinvolgano anche aziende della gioielleria che risiedono in altri Paesi. Il risultato, presentato nell’ambito di Vicenzaoro, non lascia dubbi.

Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia e Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo sul palco di Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia e Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo sul palco di Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com

I dati 2021 confermano quanto abbiamo percepito come imprenditori: quello orafo è un comparto che ha saputo reagire bene alle difficoltà, continuando a investire, innovare e puntando fortemente sul capitale umano. Questo ha consentito alle aziende italiane di arrivare strutturate ad affrontare questa nuova crisi. Sicuramente le incertezze e le criticità legate principalmente ai costi e alla disponibilità delle materie prime generano preoccupazioni, ma, come emerge dalla lettura dell’indagine qualitativa, permane nel settore un cauto ottimismo. Il momento è difficile per tutti ma c’è alla base un tessuto imprenditoriale sano e solido con prospettivi reali e un sentimento positivo.
Giorgio Villa, Presidente del Club degli Orafi Italia

Laboratorio orafo Cazzaniga Nobili
Laboratorio orafo

Il settore orafo italiano ha evidenziato nel 2021 una straordinaria capacità di reazione: dopo il crollo del mercato subito nel 2020, il settore ha conosciuto un boom di vendite che ha portato, unico tra i comparti del Sistema Moda, a recuperare interamente quanto perso durante la pandemia, raggiungendo livelli record delle esportazioni. Tali risultati sono il frutto dell’ottima competitività degli operatori italiani e degli investimenti fatti negli scorsi anni per valorizzare l’elevato livello di know-how e di creatività che da sempre caratterizza il settore in Italia. Il conflitto in corso crea nuove incertezze nello scenario: al di là del peso sul nostro export di Russia e Ucraina, peraltro limitato a 36 milioni di euro (lo 0,5% dell’export del settore, di cui 25 milioni di Russia), sicuramente le imprese dovranno fare i conti con un incremento del prezzo dei preziosi, tradizionale bene rifugio, e con consumatori più prudenti, in particolare sui mercati europei. Le opportunità su altri mercati, in primis Stati Uniti e Cina, sembrano, al momento, meno compromesse, seppure in un quadro che resterà incerto.
Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo

 

Circa il 78% degli intervistati, dopo il conflitto evidenzia un impatto negativo, con l’incremento dei prezzi delle materie prime come maggiore criticità indicata da tutti i partecipanti all’indagine. Ma è significativa anche la capacità di reazione: il 30% delle imprese pensa già a modifiche organizzative, in particolare attraverso una revisione dei canali di approvvigionamento, ma anche dei listini e dei canali di vendita.

Visitatori a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Visitatori a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com

E dire che il quadro emerso sull’industria orafa italiana, prima della guerra, è positivo. Quasi il 60% degli intervistati non ha subito cali del fatturato anche durante l’anno pandemico 2020, oppure li ha già completamente recuperati nel 2021. L’indice di fatturato Istat mostra una crescita dell’oreficeria e bigiotteria di oltre il 50% nel 2021 che porta i livelli del 17% al di sopra di quelli del 2019, un dato nettamente superiore alla media manifatturiera (+9%) e soprattutto agli altri comparti della moda, cha ancora soffrono di un gap nei confronti del pre-pandemia.

L'incastonatura di uno smeraldo, laboratorio de Grisogono
L’incastonatura di uno smeraldo

Cruciale per il recupero del settore la competitività sui mercati internazionali, con le esportazioni che hanno toccato il record storico di 8,5 miliardi di euro per l’oreficeria e bigiotteria e di 7,5 miliardi per i soli gioielli in oro, grazie agli ottimi risultati conseguiti su tutti i mercati, in particolare gli Stati Uniti che rafforzano il proprio ruolo di primo sbocco. Ma in questa atmosfera di diffuso ottimismo, con oltre il 73% delle imprese che si aspettava una ulteriore crescita del fatturato nel 2022, l’inchiesta del Club degli Orafi ha evidenziato preoccupazioni già a gennaio, a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e i ritardi negli approvvigionamenti.

Laboratorio Garavelli, la scelta delle pietre
Laboratorio Garavelli, la scelta delle pietre

Le imprese del settore, però, sembrano pronte alla sfida: il 60% ha aumentato i propri investimenti nell’ultimo biennio, nonostante la pandemia, con una particolare attenzione nei confronti della formazione e del capitale umano, che ha ricevuto il massimo dei punteggi in termini di priorità ed è stato indicato solo dal 5% del campione come non rilevante. Seguono la digitalizzazione della fase produttiva, la Ricerca e Sviluppo e la valorizzazione del marchio. Lo sguardo, insomma, va oltre la guerra.

Lavorazione di gioielleria
Lavorazione di gioielleria






 

Da Kidult sostegno ai rifugiati dell’Ucraina




Anche dal mondo della gioielleria arrivano segnali di solidarietà per l’Ucraina. Come quello di Kidult, brand italiano di bijoux a prezzi accessibili, che si è attivato con un nuovo progetto.  assieme a Cesvi, organizzazione umanitaria laica e indipendente nata nel 1985, che si è da subito attivata con il progetto Emergenza Ucraina per supportare i milioni di rifugiati, di cui quasi la metà sono bambini, sui diversi varchi con i Paesi confinanti.

Bracciale per la festa del papà
Bracciale per la festa del papà

Mabina (la società che possiede il marchio Kidult) ha deciso di supportare Cesvi, devolvendo  il 20% del fatturato generato dagli acquisti effettuati sul sito www.discoverkidult.com nel periodo di tempo compreso tra il 15 di marzo e il 15 aprile. Nel 2020 Kidult ha già sostenuto diverse iniziative per la lotta al covid.

Bracciale con pietre brown
Bracciale con pietre brown

Bracciale in acciaio
Bracciale in acciaio







Le gioiellerie che chiudono in Russia




Il vero dramma è quello delle vite umane perse inutilmente, delle vite travolte, delle vite che non saranno più le stesse. Ma la guerra in Ucraina provoca anche un più piccolo, molto più piccolo, ma non per questo irrilevante, dramma legato ai posti di lavoro, in Occidente e in Russia, che saranno persi a causa di una stupida aggressività. Sia i russi sia gli occidentali fanno i conti con le sanzioni, inevitabili e annunciate per tempo, prima dell’invasione, che avranno un impatto sui conti delle aziende, per esempio quelle della gioielleria, oltre che sulle persone che ci lavorano. Il crollo del rublo e il blocco del servizio di carte di credito, infatti, ha indotto molte aziende della gioielleria a sospendere l’attività. Forse chiuderanno del tutto o riapriranno, se tutto finirà, ma chissà quando.

Boutique De Beers a Mosca
Boutique De Beers a Mosca

Al momento in cui scriviamo questo breve articolo, l’ultima insegna occidentale a chiudere la boutique a Mosca è stata Swarovski, mentre Tiffany è stata tra le prime ad abbassare la saracinesca, assieme a Vuitton. Altri lo hanno già fatto, altri seguiranno. L’elenco di Maison occidentali che hanno aperto una boutique a Mosca, San Pietroburgo o in altre città russe, è lungo. A Mosca, per esempio, hanno una boutique Chopard, Van Cleef & Arpels, Akillis, Piaget, De Beers, H. Stern, Stephen Webster, Carrera y Carrera, Mauboussin, Mont-Blanc, Dior, Chaumet, Pandora, Frey Wille, Cartier, Trollbeads, Vuitton, Thomas Sabo, Bulgari, Pomellato, Adamas, Damiani, Buccellati. Altre marche, come quelli Pasquale Bruni o Alcozer sono distribuiti in gioiellerie non di proprietà, oppure nei duty free degli aeroporti.

Boutique Damiani a Mosca
Boutique Damiani a Mosca

Secondo un’analisi che riguarda la gioielleria italiana condotta dall’Ice (l’organismo statale per l’export) in generale, il compratore russo è orientato verso la gioielleria di livello medio o medio-alto. Sempre secondo l’analisi, l’utilizzo quotidiano di anelli, orecchini, braccialetti e collane soprattutto nella capitale e nelle grandi città, è ormai visto come una forma di accessorio alla propria immagine, non necessariamente abbinato a indumenti di lusso o in occasione di eventi speciali. Gli articoli preferiti dalle donne russe sono anelli, catenine e orecchini; gli uomini preferiscono catenine e braccialetti, mentre spille e collier vengono acquistati da una minoranza della popolazione femminile, mentre i gioielli tipicamente maschili come gemelli e spille per cravatte sono poco richiesti. Negli ultimi anni, però, ha avuto successo più la gioielleria in argento che in oro, a causa del cambio rublo-euro sfavorevole. L’Italia (dati 2019) esporta verso la Russia gioielli per circa 77 milioni, la Francia circa 22 milioni, gli Stati Uniti 21 milioni e il Regno Unito 23 milioni. Chi esporta di più in Russia è però la Cina con oltre 88 milioni.

Boutique Tiffany a Mosca
Boutique Tiffany a Mosca

Boutique Cartier a Mosca
Boutique Cartier a Mosca







La crisi Ucraina alza il prezzo dei diamanti




Ci sono cose più importanti dei gioielli, quando in palio c’è la vita. Ma questo non toglie il fatto che gli operatori della gioielleria, e anche chi vuole acquistare un oggetto prezioso, si interroghino su quali saranno gli effetti della guerra in Ucraina. Una conseguenza è già possibile dedurla: i diamanti costeranno di più. E anche l’oro. Una cosa, infatti, è certa: gli Stati Uniti hanno sanzionato una delle più grandi aziende estrattive, la russa Alrosa. Il blocco fa parte dello stop a una serie di aziende russe come conseguenza dell’invasione dell’Ucraina.

Il diamante è stato ricavato da una pietra grezza di 179 carati
Diamante di Alrosa ricavato da una pietra grezza di 179 carati

Alrosa è il più grande produttore mondiale di diamanti per volume e lo scorso anno ha aumentato le vendite del 49%. Nel 2021 ha estratto 32,4 milioni di carati, con vendite che hanno superato i 4 miliardi di dollari. Il governo Usa ha spiegato che la società russa è responsabile del 90% della capacità di estrazione di diamanti, una quantità che rappresenta il 28% a livello globale. E il governo russo detiene una partecipazione del 33% nella società. Insomma, quando si acquistano i diamanti di Alrosa, almeno un terzo dei profitti finisce dritto al Cremlino, senza contare i proventi che derivano dalle tasse. Le sanzioni decise non prevedono, però, il congelamento dei beni di Alrosa, né un divieto completo di fare affari con l’azienda.

Diamante con con taglio fancy
Diamante con con taglio fancy

Inoltre, le sanzioni non si applicano ai diamanti acquistate da Alrosa prima del 24 febbraio 2022. Ma il blocco avrà effetto sul prossimo futuro: tutti gli accordi aperti con termini superiori a 14 giorni dovrebbero essere modificati per abbreviare i termini e/o chiusi rapidamente. C’è, inoltre, il problema dell’embargo alle banche russe, che rende comunque difficile se non impossibile ogni transazione con i normali canali finanziari.

Esame gemmologico di un diamante
Esame gemmologico di un diamante

JVC consiglia inoltre a qualsiasi azienda statunitense attualmente in affari Non solo. Tra gli oligarchi colpiti dal blocco c’è l’amministratore delegato di Alrosa, Sergey Ivanov Jr., figlio di Sergey Ivanov Sr., alto funzionario del Cremlino che è nell’elenco dei cittadini nel mirino. Fa parte, infatti, del consiglio di Gazprombank, terza istituzione finanziaria russa e altro ente sanzionato.

E l’oro? Allo scoppio della guerra il prezzo per oncia è schizzato sopra i 1900 dollari. Non sorprende, visto che l’oro è considerato un bene rifugio. Ma il suo valore resta legato all’andamento della crisi Ucraina. Fino a quando non sarà terminato il conflitto, con un convincente processo di pacificazione, il prezzo del metallo giallo rimarrà bollente fino a diventare, forse, incandescente.

Lingotti d'oro
Lingotti d’oro







Le gemme globali di Nomad’s




Storia di Nomad’s, pietre preziose coinvolte nella Storia, con l’iniziale con la lettera scritta maiuscola. L’azienda è una delle più dinamiche nel settore delle gemme ed è nata in Ucraina, dopo la caduta dell’Unione Sovietica. In quegli anni Mikola Kukharuk lavorava in un’azienda che estraeva quarzo per uso ottico. Ma l’azienda scartava cristalli di berillo, topazio e quarzo: nell’economia del Paese, a quel tempo, non interessavano.

Granato spessartite di 38 carati
Granato spessartite di 38 carati

Così quattro amici, Mikola, Slavik, Max e Olli, hanno pensato di utilizzare le pietre semi preziose scartate. Hanno studiato, letto, si sono informati e, con il tempo, si sono trasferiti a Bangkok, una delle capitali mondiali del mercato delle pietre preziose. La missione dei giovani ucraini comprendeva anche una vita passata da una miniera all’altra, alla ricerca delle gemme migliori. Una vita nomade. E per questo hanno fondato la società con il nome di Nomad’s. E dopo berillo e topazio, la società ha ampliato il suo raggio d’azione a una grande varietà di gemme, come tormalina, spinello, peridoto, acquamarina, granato e zaffiro.

Tormalina rosa di 11,35 carati
Tormalina rosa di 11,35 carati

Con gli anni Nomad’s si è fatta conoscere per la capacità di scegliere e tagliare le gemme, pezzi unici che sono utilizzati nella migliore industria della gioielleria. Nel frattempo, l’azienda è diventata una tribù di artisti, scienziati, gemmologi, commercianti ed esploratori.  Nomad non vende direttamente ai privati: si rivolge ai gioiellieri. Ma se volete acquistare una pietra per farla montare su un anello dal vostro gioielliere potete utilizzare il sito web e inviare una richiesta per sapere dove potete trovarla.

Tanzanite di 32,89 carati
Tanzanite di 32,89 carati
Rubellite di 20,85 carati
Rubellite di 20,85 carati

Tormalina Erongo Lagoon di 16,51 carati
Tormalina Erongo Lagoon di 16,51 carati