Prima o poi doveva avvenire. Fred, marchio francese che fa parte dell’impero Lvmh, ha lanciato la prima collezione di alta gioielleria realizzata con diamanti creati in laboratorio, o lab grown, e certificati Gia. Non solo. La collezione è composta da quattro gioielli che montano diamanti blu, la varietà più rara e più difficile da realizzare anche con le sofisticate macchine che producono diamanti sintetici. In più, Fred ha inserito in listino un diamante unico, Fred Audacious Blue, da 8,88 carati. Che è anche il primo diamante coltivato in laboratorio che il marchio francese Fred ha utilizzato nei suoi gioielli.
Il blu era il colore preferito del fondatore della Maison, Samuel Fred. Inoltre, il peso in carati allude alla data di compleanno di Fred, nato nell’agosto del 1908. I diamanti di laboratorio, chiamati Fred Audacious Blue, sono montati accanto ad altri, bianchi, perfettamente naturali. Anche questo accostamento è inusuale. I diamanti blu creati in laboratorio pesano ognuno 0,5 carati e sono montati su quattro nuovi pezzi che fanno parte del set di alta gioielleria chiamato Force 10 Duality, ispirato alla collezione Force 10 del marchio. Un altro aspetto inconsueto riguarda lo speciale taglio dei diamanti di laboratorio. Ogni pietraè stata tagliata secondo il metodo Hero Cut con 36 sfaccettature. È un taglio brevettato dal marchio francese, che ha debuttato nel 2022. L’ispirazione per questa superficie è legata alla forma delle vele delle imbarcazioni e a uno scudo.
Le Soleil d’Or, super diamante firmato Fred
Nel gruppo francese Lvmh, il più grande agglomerato di marchi di lusso, da Tiffany a Dior, da Bulgari a Chaumet (ma l’elenco completo sarebbe lunghissimo) c’è anche Fred, una Maison con radici che affondano agli anni Trenta. Anche se la maggior parte dei gioielli proposti da Fred si può qualificare come fine jewelry, di lusso moderato, spesso con un design sportivo come la collezione più nota, Force 10, il marchio è pronto a sfoderare un colpo eccezionale: un grande diamante giallo, chiamato Soleil d’Or. La pietra, che ha segnato la storia della Maison, ritorna ora nel patrimonio di Fred, 44 anni dopo la sua prima presentazione al pubblico.
È una pietra maxi: pesa 101,57 carati e ha un colore classificato fancy intense yellow, che la pone tra le gemme di grandissimo valore. Il diamante Soleil d’Or è stato chiamato così nel 1977 dal fondatore, Henri Samuel. La gemma sarà visibile al pubblico nell’autunno del 2022, a Parigi, in una mostra retrospettiva sul marchio. Prima della sua presentazione ufficiale, quasi mezzo secolo fa, la pietra è stata al centro di un pranzo a cui hanno partecipato la stampa e alcuni amici della Maison, come l’attrice Margaux Hemingway, che è stata ritratta con il diamante. Nota allegra: Margaux Hemingway, mentre maneggiava la pietra, finse di perderla. Dopo qualche momento di caos, l’attrice la fece ricomparire tra i denti.
Il tango intercambiabile di Fred
Anelli con pietre intercambiabili, oppure bracciali con una chiusura iconica: ecco i gioielli di Fred, marchio del gruppo Lvmh ♦
Il tango dell’anello intercambiabile inizia da Buenos Aires, Argentina, dove nel 1908 è nato Fred Samuel, figlio di un gioielliere francese emigrato. Da Parigi a quella che, allora, era una terra promessa, ricca. Dove ha portato la sua esperienza nelle perle: in quegli anni nella capitale argentina il gioielliere c’erano i migliori esemplari del mondo. Ma, nel tempo, il nome di Fred Samuel è diventato sinonimo di pietre colorate. Una scintilla gli è scattata quando ha ricevuto un incarico, nel 1950, dal re del Nepal. Una passione in crescendo: nel 1977 Fred Samuel ha presentato un diamante giallo di 105,54 carati, considerato come uno dei più straordinari al mondo.
Poi, è arrivato il turno dei suoi due figli, che hanno continuato le sue passioni: i gioielli e il mare. Tanto che nel 1966 il suo figlio maggiore ha presentato la prima collezione ispirata ai cavi marini: bracciali con una fibbia in oro o argento che ancora oggi sono uno dei cavalli di battaglia del brand. Che non ha mai perso i contatti con l’Europa: tra i suoi clienti c’è la famiglia reale di Monaco, con la principessa Grace che è intervenuta all’inaugurazione della boutique di Monte Carlo. Ed è marchiata Fred anche la collana che Richard Gere offre a Julia Roberts nel film Pretty Woman.
Fred è stato anche il primo marchio di gioielli acquisito da LVMH nel 1996. Il brand è noto soprattutto per il suo bracciale Force 10 con fibbia e cavo ispirato alla vela. Ma, come accennato, Fred è anche sinonimo di gioielli su misura della collezione Pain de Sucre, con una originale soluzione: un anello base, cioè la banda di metallo, su cui si possono cambiare le pietre, tagliate a pan di zucchero, come topazio, rubellite, turchese: sono disponibili 33 versioni differenti, anche con l’aggiunta di diamanti. Ingegnoso.
Fred ripropone la sua collana a forma di calibro per misurare i carati dei diamanti ♦︎
Ti hanno regalato un anello con diamante. Vabbè, ma quanto è grande il diamante? E ha più carati del mio? Diciamo la verità: l’invidia fa parte dei peccati umani e, di sicuro, una parte si trova in gioielleria. Proprio per mettere alla prova chi ha questo difetto (che Dante nella Divina Commedia colloca nel Purgatorio: come pena hanno gli occhi cuciti), il gioielliere Fred Samuel ha escogitato un gioiello davvero sorprendente.
La collana ha come pendente un calibro, uno strumento per misurare la caratura dei diamanti.
Naturalmente all’interno di questo strumento, utilizzato dai gioiellieri per velocizzare il lavoro di controllo della caratura, si trovano uno o più diamanti di diverso peso.
Questa collana, tra l’altro, è anche legata alla ricorrenza della maison, che ha compiuto i 110 anni: ideato negli anni Settanta, ora il ciondolo è stato riproposto in una edizione numerata di soli 110 pezzi, tanti quanti gli anni del compleanno. È nata, infatti, da Fred Samuel, nato in una famiglia argentina che commerciava in pietre preziose e perle, la sua passione. Trasferito a Parigi Fred Samuel ha dato vita alla Maison che porta il suo nome e si trova in rue de la Paix. Giulia Netrese
Mouawad arriva in Europa
A Ginevra la prima boutique europea di Mouawad, uno degli dei della gioielleria di lusso.
Arriva in Europa, con una boutique, uno dei colossi del gioiello e, in particolare, di quelli con diamanti: Mouawad. Se il nome non vi dice niente significa che per voi l’alta gioielleria è più estranea di una nevicata in agosto. Ma potete rimediare: se abitate in Europa ora potete andare a Ginevra, in Rue du Rhône 8. Mouawad è una specie di totem della gioielleria di lusso con una lunga tradizione alle spalle. L’azienda è guidata dalla quarta generazione: Fred, Alain e Pascal Mouawad, discendono da quel David Mouawad che nel 1891 ha fondato a Beirut, Libano, la società che ora ha sede in Svizzera (ma stranamente senza una boutique, finora) e una forte presenza a Dubai. Ma in realtà l’attività di Mouawad è cominciata un secolo fa tra Usa e Messico, dove il fondatore si era trasferito per imparare il mestiere di orafo e orologiaio. Da quell’esperienza è cominciata l’avventura della Maison, che ha equamente diviso il business tra gioielli e orologi, sempre di alta gamma. Ha avuto un successo eccezionale, come dimostrano la parata di celebrity che indossano i gioielli del brand e la incredibile collezione di gemme accumulata negli anni. Una su tutte: il Jubilee Diamond, a forma di cuscino del peso di 245.35 carati, è il sesto più grande diamante del mondo. Non solo: grazie al sostegno della famiglia al Gemological Institute of America, il cui campus a Carlsbad (California) del Gia è intitolato ai Mouawad. Federico Graglia
Marketing: i segreti di Place Vendôme
Place Vendôme, uno dei luoghi mitici della gioielleria. E anche un punto di osservazione privilegiato per capire le tendenze, anche quelle del marketing, per un oggetto così sofisticato e privilegiato come il frutto della combinazione di passione, capacità manuale e sensibilità artistica. Insomma, Place Vendôme, capitale virtuale della gioielleria, dove si affacciano le vetrine dei gioiellieri con alle spalle una tradizione a volte centenaria come Boucheron, Van Cleef & Arpels, Piaget o Cartier, è il punto di partenza di una lunga inchiesta che il quotidiano francese Les Echos, dedica al mondo del gioiello. Per capire qual è il futuro e quali sono le nuove tecniche di vendita. L’articolo è firmato da Sandrine Merle.
Segreti di gioiellieri
Al di là della bellezza delle loro creazioni, gioiellieri lottano per convincere i loro clienti: esperienze inedite, vetrine iconiche e coreografiche, ecco le loro ricette per la seduzione. Acquistare gioielli che costano migliaia, addirittura milioni di euro non è un atto ordinario. La prima sfida dei gioiellieri è di rendere l’acquisto un’esperienza straordinaria. «I clienti vogliono sapere dove, come e perché i loro gioielli sono stati progettati e realizzati», spiega Pierre Rainero, direttore per lo stile di Cartier. (…)
Da Harry Winston, Cartier e Piaget un pezzo di gioielleria è anche il risultato di una lunga storia. Niente di meglio di una visita al cuore degli archivi, dei disegni, degli ordini, gioielli antichi per capire le ispirazioni di Mellerio. Nel museo Chaumet ci sono mille e una eco del lavoro del direttore artistico, Claire Dévé-Rakoff. Quanto all’appartamento di Mademoiselle Chanel di Rue Cambon, parla da sé, con le camelie, i leoni e i 5, il numero fortunato della stilista. «Questo posto è aperto solo in casi eccezionali», spiega il direttore della gioielleria, Benjamin Comar, che ricorda altre occasioni come sfilate, mostre su Chanel e lancio di collezioni. I clienti di Bulgari ricordano ancora la favolosa cena alle Terme di Caracalla a Roma. (…)
Le pietre, che costano prezzi esorbitanti sono un vero e proprio investimento, non mantengono la «pietrosità» nell’ombra. Chi viaggia per il mondo alla ricerca di gemme straordinarie condivide con i clienti le emozioni ricavate da questi tesori naturali. Lucia Silvestri per Bulgari, Thierry Robert per Boucheron spiegane loro che cosa un abbinamento, vale a dire un assortimento di pietre per dimensioni o colore, oppure l’inclusione, un difetto che può anche conferire un fascino indefinibile la gemma. Van Cleef & Arpels ha avuto l’idea di mettere insieme tutte le sue esperienze nella sua scuola, che ha aperto nel 2012. «Abbiamo pensato a una piattaforma per estendere il nostro rapporto con i nostri clienti», spiega il presidente della Maison, Nicolas Bos. Lì si possono frequentare lezioni di tecnica o di storia tenute da storici ed esperti. I clienti diventano così specialisti che non acquistano solo un design o un segno di ricchezza. Sono anche consapevoli del lavoro che c’è dietro un pezzo di alta gioielleria e ne comprendono il prezzo. Poi, sono più disposti ad aspettare qualche mese per l’oggetto del loro folle desiderio.
Brilla l’occhio
L’esperienza proposta può anche assumere la forma a priori più tradizionale e più aperta «a tutti i nuovi arrivati», le vetrine. Oggi la cura è estrema. Ora le vetrine assomigliano a piccole scene teatrali in cui si raccontano storie capaci di suscitare l’immaginazione, stupire e incoraggiare uno stop davanti al vetro. Per Annie Beaumel, sacerdotessa della vetrina di Hermès (tra il 1927 e il 1978), «non dovrebbe essere un display, ma un lavoro di immaginazione, capriccio, fantasia, colori». «La difficoltà sta nella sproporzione tra le dimensioni della vetrina e dei gioielli», dice Soline d’Aboville delle scenografe preferite dai gioiellieri. «La prima è utilizzata per catturare l’attenzione da lontano, mentre i secondi devono essere ben visibili da vicino…». Le vetrine esprimono di più la storia di un brand introducendo sistematicamente codici di riconoscimento. Il Rosso e la pantera per Cartier. Il leone, in bianco e nero, e la camelia di Chanel. New York per Tiffany & Co. L’ambiente della moda per Dior.
Marchio e stemmi
Per Louis Vuitton gli elementi corrispondono a quelli che caratterizzano il brand: il quadrifoglio della fortuna, la mongolfiera o, più recentemente, la lettera V. Da Van Cleef & Arpels, sono I viaggi di Jules Verne la fiaba Pelle d’asino e al balletto Les Bals de légende, in un fuoco d’artificio di luci, colori e illusioni ottiche. Lo sguardo non può essere disgiunto dalle migliaia di micro-dettagli, dai testi con lettere ispirate a Gustave Doré. Da Tiffany & Co, le finestre sono mozzafiato. Ci sono, da un paio di mesi, i gioielli della collezione Gatsby Le Magnifique, sono stati presentati su due mani che tengono ognuno un bicchiere di champagne su uno sfondo di bolle di vetro. Giganteschi lampadari di cristallo sovrastano la scena. Queste vetrine seguono la tradizione di Gene Moore, «il padre di tutti i vetrinisti e i visual merchandiser», spiega Soline d’Aboville. Ne ha realizzate circa 5mila per la maison americana e fu il primo a introdurre l’arte contemporanea. Si ritrova nelle vetrine l’abilità manuale tanto cara ai gioiellieri: sono coinvolte innumerevoli abilità, come per Christel Sadde, designer di mobili. Ha creato un insieme insolito e affascinante per Chaumet, con medaglie d’oro traforato. Da parte sua, Mathilde Nivet lavora con la carta, materiale estremamente popolare per i gioielli. Fred, Mellerio, Bulgari, Chaumet: molti si sono rivolti alla poesia del suo lavoro, alla sua capacità di scolpire, piegare, tagliare questo materiale in piume, fiori, castelli.
Lo scrigno segreto
Ultimo segreto, l’attenzione alla confezione, che fa parte dell’arte del regalo. È al centro di una cerimonia che serve per assaporare meglio la scoperta. «Euforizza, moltiplica il mistero. Si apre con piacere e sorpresa», dicono alla maison Cartier. La quale è riconoscibile a prima vista. Famosa per tutti, evidenziata in pelle rossa con fregio di pizzo in oro, ha fatto parte diu tutte le campagne di pubblicità e di tutte le vetrine. Quella sviluppata dalla Maison Vuitton nel 2001, quando ha iniziato con la gioielleria, è altrettanto riconoscibile: prende la forma di di una tela con il famoso Monogram ed è realizzata nei laboratori della casa, a Asnieres.
Una sfida, perché gli artigiani capaci di questo lavoro sono ora in pericolo. E i prezzi sono astronomici: contate 2mila euro per lo scrigno di una collana, in legno di pioppo e foderato in pelle. Per il designer Marie-Hélène de Taillac, era comunque fuori discussione di andare verso la fabbricazione in Asia: «È estremamente importante, loro partecipano a forgiare l’identità della maison», dice. I suoi scrigni si declinano con pelli di diversi colori e si abbinano perfettamente ai gioielli e al suo negozio: rosa, verde, viola, ecc. Tutti sono progettati nei minimi dettagli, con i motivi preferiti riportati sul bordo. All’interno, il colore cambia in base a quello delle pietre preziose. Anche il suono sordo e tagliente del coperchio durante la sua chiusura è studiato…
In termini di creatività, tutto è possibile. Valerie Messika ha progettato un ambiente speciale per gli anelli di fidanzamento. «L’idea mi è venuta quando mio marito mi ha regalato il mio anello, di notte, sulla spiaggia», ricorda, e descrive la piccola scatola nera che si illumina quando si apre. Abbastanza per dare idee ai grandi romantici. Chez Fred, un box è stato appositamente progettato per l’anello Pan di Zucchero: diverse sistemazioni sono possibili per le sue pietre removibili. Una delle idee più originali è stata quella, pochi anni fa, di Solange Azagury-Partridge, allora direttore artistico di Boucheron: un interno foderato con visone scuro, per l’alta gioielleria. Quale modo migliore per fondere la brillantezza di un gioiello in centinaia di migliaia di dollari?
Secondo Julie Valade, direttrice del dipartimento gioielli di Artcurial, «nel caso di un gioiello moderno, la confezione è un plus». Specialmente se è un gioiello firmato. La confezione di un vecchio pezzo può anche aiutare a determinare l’autenticità di quest’ultimo. Per i collezionisti, rappresenta una forma di garanzia. «Può anche essere una fonte di molte sorprese…», ha detto il gioielliere Mellerio, che ha appena festeggiato i suoi 400 anni. In effetti, gli scrigni dei gioielli del XIX secolo avevano spesso porte segrete che nascondevano un perno, un ciondolo, un cacciavite o… messaggi intimi. Place Vendôme non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti.