Torna la Milano Design Week e torna anche la mostra dei finalisti del Gioiello Contemporaneo Contest alla Galleria Rossini (13 aprile – 4 maggio, Viale Monte Nero, 58, Milano). La mostra comprende l’esposizione di oltre 50 gioielli contemporanei realizzati da artisti provenienti dall’Italia e dall’estero. Le curatrici Marina Chiocchetta e Sonia Patrizia Catena hanno selezionato pezzi unici e versatili, sfaccettati ed eterogenei, nati dalla ricerca e dalla creatività di designer, orafi e artisti italiani e stranieri. La mostra si propone di fare il punto sullo stato dell’arte del gioiello.
Gli autori selezionati, in alcuni casi, propongono gioielli che sfidano la percezione tradizionale dell’indossabilità, incorporando elementi interattivi o trasformabili che coinvolgono l’utente in un’esperienza unica e coinvolgente. Gli autori sono Adagio Lab, Basia Arte Gioielli, DarioJewelDesign – Dario Gargiulo, Flora Sica, Patrizia Giachero, Kleo Glens, Kolata Design, Lalice arte orafa, Lamb Gioielli di Laura Agnello Modica, Local Heavens, Magistri Gioielli, MagmaLab, Maiesta, Mari Design, Marion Sterner, Paola Cisterni, Andrea Scarpa, V Design Lab Jewellery.
I finalisti sono stati scelti da due giurie, una interna alla galleria e una esterna, composte da curatori, esperti d’arte, docenti e designer. Ai vincitori, proclamati durante l’inaugurazione della mostra, sabato 13 aprile, sarà offerta la possibilità di una mostra personale in Galleria Rossini, l’opportunità di esporre al Museo del Bijou di Casalmaggiore, allo Spazio Heart di Vimercate e allo Spazio E di Ghemme.
Durante la mostra saranno esposti anche i gioielli d’artista di Gioi Giulia Vignetti, vincitrice del Premio Rossini, proclamata durante la serata inaugurale di Ridefinire il Gioiello, progetto arrivato alla sua IX edizione e di cui la galleria è partner dal 2012. In esposizione anche le opere scultoree dell’artista Chiò.
I sorprendenti gioielli di Studio Renn
Non c’è Paese più affezionato alle proprie tradizioni dell’India. E non c’è Paese così sorprendente nell’innovazione dell’India (eccetto gli Usa). Una delle sorprese, per quanto riguarda la gioielleria, si chiama Studio Renn. Già il nome fa presagire un percorso diverso da quello dei tradizionali gioiellieri. E non sorprende che Studio Renn abbia vinto nel 2021 Il Couture Design Award nella categoria Best Innovative.
Studio Renn ha sede Mumbai ed è stato fondato nel 2018 da Rahul e Roshni Jhaveri. Sono due gioiellieri che amano l’arte contemporanea, di cui sono collezionisti. E questa passione si riflette nei pezzi unici che realizzano. Renn, parola che significa rinascita, è la stella polare che guida il processo creativo. Quindi: ripartenza, innovazione, rottura delle abitudini e niente perfezione. Sì, invece a materiali insoliti e forme innovative. Insomma, un processo simile a quello della composizione artistica di un’opera d’arte. Riflessi, volumi e vuoti hanno la precedenza sui materiali quelli tangibili, è la filosofia dei due designer.
Una collezione che si chiama (An)otherness, per esempio, è stata concepita in collaborazione con l’artista Prashant Salvi. E c’è anche un anche un anello in calcestruzzo realizzato in collaborazione con Material Immaterial Studio, che realizza oggetti funzionali in cemento e pietre preziose. Oppure orecchini con incastonati diamanti che mostrano il lato nascosto, di solito posteriore delle pietre. Nulla è impossibile e nulla è impraticabile per Studio Renn.
Rosa Van Parys tra architettura e gioielleria
Spesso i gioiellieri si ispirano all’architettura, specialmente per i gioielli art déco. Ma è piuttosto raro che un gioielliere svolga anche la professione di architetto. E questa è proprio la storia di Rosa Van Parys, che anni fa al Couture Design Awards è arrivata in finale nella categoria Best in Pearls. Eppure la gioielleria non è stata una scelta casuale e neppure forzata. Lo studio di architettura e design Rosa Van Parys aveva successo quando lei ha deciso di lanciare la sua Maison nel 2017 e la prima collezione di alta gioielleria.
La designer, nata in Ecuador, ha studiato in Europa, si è laureata in architettura e negli Stati Uniti alla Harvard Graduate School of Design e ora vive e lavora a Westlake Village, sobborgo a nord di Los Angeles. Inutile aggiungere che i suoi gioielli conservano un’ispirazione legata alla geometria e al disegno architettonico. Il focus, infatti, è sulla composizione, l’equilibrio, la forma, la simmetria e il colore. Le perle sono un elemento fondamentale per la designer, che ha lanciato anche pezzi di una linea di gioielli da uomo, che include anche elaborati pendenti a forma di pugnale. Anche perché, anche se progetta gioielli, Rosa Van Parys non ha abbandonato l’attività legata all’architettura: assieme al marito dirige uno studio di dieci persone.
Lavinia Fuksas, design tra rombi e triangoli
Forse la creatività non può essere trasmessa per via genetica, ma crescere tra due architetti famosi può essere utile per sviluppare il proprio senso estetico. Ed è quanto può raccontare Lavinia Fuksas, figlia di Doriana e Massimilano Fuksas, due progettisti italiani noti a livello internazionale. Lavinia, però, ha seguito la sua strada. E ora è considerata una delle firme emergenti della gioielleria. Merito, se così si può dire, anche del periodo di lockdown causato dal covid, che ha concesso un tempo di riflessione e di progettualità all’idea rimuginata da tempo di affrontare il mercato della gioielleria.
Una delle caratteristiche dei gioielli di Lavinia Fuksas, che ha base a Roma, è, inoltre quella di essere progettati indifferentemente per uomo o per donna. Il gender fluid è trend e, a ben guardare, per i designer di gioielli proporre anelli oppure orecchini da proporre senza distinzione di genere è un gran risparmio e un’ottima opportunità.
Lo stile della designer è una strada con due punti di arrivo e partenza. Da una parte c’è la geometria architettonica, figlia dell’ambiente culturale in cui è cresciuta la designer, dall’altro lo sforzo di rendere le figure di triangoli e rombi, che ricorrono nelle collezioni di Lavinia Fuksas, duttili e non troppo rigide. Lo rivela anche la scelta di una delle sue collezioni, Jaipur, ispirata all’atmosfera della città indiana capitale della lavorazione di oro e gemme.
Mariani 1878, un bis lungo un secolo e mezzo
Nel 2017 ha vinto il Design Couture Awards di Las Vegas nella categoria People’s choise. E nel 2021 Mariani 1878 si è ripetuta, questa volta nella categoria Best in Gold. La Maison di alta gioielleria con sede a Monza, cittadina a due passi da Milano, celebra 150 anni di vita ricca di riconoscimenti, che testimoniano un’abilità orafa a tutto campo. Il precedente premio, per esempio, era stato assegnato grazie a Pon Pon, un ciondolo a goccia tridimensionale con 27 carati di diamanti di altissima qualità. nel gioiello ogni diamante era incastonato singolarmente e inserito in una sorta di rete che circonda il solitario centrale.
Un gioiello, quello presentato al Couture, che pare abbia ingolosito anche Melania Trump, che all’epoca era first lady con domicilio alla Casa Bianca. D’altra parte, i gioielli Mariani negli Usa hanno convinto anche celebrity Sylvester Stallone e Denzel Washington, in vena di regalo alle proprie partner.
Quattro anni dopo, invece, sono stati un paio di lunghi orecchini con una maglia in oro brunito e diamanti ha convincere la giuria. La Maison, come indica il nome, è stata fondata nel 1878 ed è gestita dai fratelli Carlo e Federico Mariani, laurea in economia e master in gemmologia, sotto la guida del padre Giuseppe Mariani, diretto discendente del fondatore Camillo Mariani.
Hannah Martin, orgoglio e Rock N’ Roll
I gioielli a tiratura limitata di Hannah Martin, a Londra. Un po’ ribelli e un po’ trasgressivi ♦
La Central St Martins School di Londra merita la medaglia (d’oro, ovviamente) per essere una fabbrica inesauribile di designer di alto livello. Una di queste è Hannah Martin (quasi lo stesso nome della scuola, coincidenza), che ha iniziato a lavorare come consulente per altri marchi del lusso a Parigi, zona Place Vendôme. Inevitabilmente, ha poi messo a frutto la propria capacità con un marchio che porta il suo nome, assieme al partner commerciale, Nathan Morse. Nel 2005 ha così fondato a Londra il suo brand. La sua filosofia, un po’ a sorpresa, poggia su tre pilastri che a prima vista non sono tutti collegabili con la gioielleria: autenticità, creatività e onestà.
Tre valori importanti, così come sono essenziali le scelte stilistiche, unite alla attenzione per gli aspetti tecnici della realizzazione. Molti pezzi sono realizzati su ordinazione, altri sono in tiratura limitata. Ogni pezzo è prodotto a mano dai migliori artigiani di Londra, sia nel laboratorio che attraverso una rete intricata di specialisti in Hatton Garden: «Siamo sfacciatamente orgogliosi del nostro legame diretto con la natura storica del mestiere», è il commento di Hannah Martin. I risultati le danno ragione. Come per la collezione, It’s Only Rock N’ Roll, che ha i suoi riferimenti dall’idea di un mondo giovanile.
JMG, design senza frontiere
JMG: piccola Maison che punta tutto sul design e che si riassume in un nome, José María Goñi. Dopo l’obbligatorio stop causato dalla pandemia, il brand è tornato ad affacciarsi al suo mercato di nicchia con una presenza a Vicenzaoro. L’occasione perfetta, secondo il designer, per presentare la collezione Pentagono, che raccoglie gioielli definiti dalla Maison come pezzi dalle forme «audaci e geometriche, piene di vita e dai colori vividi». Una descrizione che corrisponde alla realtà. Ogni gioiello è realizzato a mano, utilizzando solo materiali di altissima qualità come l’oro 18 carati e diamanti G color vvs1. Non solo. Il brand spicca anche per l’utilizzo i grandi pietre semi preziose, come l’ametista, tagliate con forme fancy, inusuali. I gioielli sono pezzi unici, destinati a chi ha passione per la gioielleria.
José María Goñi è un designer franco-cileno che ha imparato i segreti del mestiere attraverso Stati Uniti, Argentina e Francia, dove ha studiato gioielleria alla Sorbona, sperimentato ed è stato ispirato. La sua bio racconta che è stato sempre amante dell’alta gioielleria, fin da bambino, e che sua nonna metà francese e metà giapponese Harriete Hou Carrier possedeva una favolosa collezione di gioielli che ha scatenato la fantasia di José María bambino. La Maison ha sede a Bangkok, dove il designer elabora le sue nuove collezioni, con cui ha vinto il Luxury Lifestyle Awards 2019.
I gioielli che parlano di Kendra Pariseault
Gioielli creativi, gioielli di design, gioielli che ricordano voci. Sono quelli di Kendra Pariseault ♦︎
I runner non si trovano solo la mattina presto nei parchi cittadini o impegnati in una maratona. Ci sono anche i runner che preferiscono impegnarsi in altre gare di velocità. Per esempio, con un trunkshow su Moda Operandi prima ancora di avere un sito internet pienamente funzionante. A tagliare questo traguardo (è avvenuto nel maggio 2019) è la runner-designer Kendra Pariseault, nuovo astro nascente del design Usa. Il suo lavoro, appena iniziato, è già stato promosso a pieni voti. Non resta che seguire la sua carriera.
Kendra Pariseault è cresciuta a Rhode Island, ha frequentato lo Skidmore College dove si è specializzata in Gender Studies e arte e poi gioielleria alla Rhode Island School of Design. In seguito, ha lavorato per Calvin Klein e David Yurman, dove ha scoperto il mondo delle pietre di colore. È anche co-fondatrice e direttrice creativa della linea di gioielli a basso prezzo Kendra Phillip. Ora, invece, con il suo brand Kendra Pariseault Jewelry punta più in alto, a gioielli più costosi e raffinati. Senza dimenticare quali sono i suoi interessi al di fuori della gioielleria: moda, femminilità e femminismo. E qualche aspetto esoterico: sostiene di aver registrato la voce di un defunto sul proprio cellulare e, da questa esperienza, ha tratto alcuni gioielli che rappresentano le onde sonore. Pariseault crea, inoltre, anche bracciali personalizzati con l’onda sonora di una parola o un suono su richiesta di un cliente. I suoi gioielli costano tra 5.000 e 50.000 dollari.
Sean Gilson, sorprendente design
I gioielli innovativi, ma senza eccessi, del designer americano Sean Gilson ♦︎
Designer? Artista? Artigiano? Qual è la definizione giusta per definire Sean Gilson? Incontrarlo non è facile: di solito si trova nel suo laboratorio in una piccola cittadina del Connecticut, Usa. Anche se ogni tanto si spinge a New York per qualche workshop o per eventi straordinari, come è stato per alcune edizioni di GemGèneve, dove Sean Gilson è stato presente nell’area Designer Vivarium.
La difficoltà di incontrare questo eclettico artista del gioiello è dovuta anche al suo modo di lavorare: realizza personalmente la finitura del gioiello. Pezzi che, spesso, sono sorprendenti. Come per gli orecchini presentati all’evento svizzero, realizzati con una pietra particolarmente delicata, assieme a oro bianco e zaffiri blu: un pezzo da virtuoso dell’oreficeria. Per ottenere l’effetto desiderato il designer americano utilizza anche tecniche differenti e abbina gli strumenti tradizionali a quelli più moderni. Il risultato sono gioielli innovativi, moderni, ma che non perdono la indossabilità. “Un gioiello non deve mai urlare se c’è integrità di design, materiali e artigianalità”, dice Gilson.
Il design di Vram
Le sculture indossabili di Vram, marchio di gioielleria di Los Angeles premiato con un Couture Award ♦︎
Nel 2018 ha vinto uno dei Couture Awards nella categoria Best in Debuting. Ma, per la verità, Vram Minassian è stato un debuttante solo per il palcoscenico del Wynn di Las Vegas, dove si è svolto lo show. Perché Vram, Maison di Los Angeles, ha esordito nel 1985. Da sempre il filo conduttore di questo marchio è stata la ricerca di un design sofisticato, molto moderno e sofisticato. L’anello premiato al Couture è un esempio: il volume è semplice e allo stesso tempo raffinato, con l’oro giallo che si interrompe in due ovali che mostrano una superficie con pavé di tormaline verdi. E nel 2023 Vram ha collaborato con Platinum Guild International per uno speciale anello Chrona Butterfly, creato per la Couture di Las Vegas.
La scelta è quella di proporre gioielli che assomigliano a piccole sculture moderne. Ma ci sono anche collezioni che si ispirano a elementi del corpo, per esempio le ossa, come nel caso del bracciale Chrona Hypercuff che ricorda linea di vertebre. I gioielli di Vram sono destinati ad avere un pubblico sempre più numeroso: per molti anni la Maison ha prodotto solo pezzi unici, su richiesta, oppure per conto terzi. Da pochi anni, invece, Vram è scesa in campo con collezioni per un pubblico più vasto, anche se selezionato. Il riconoscimento ai Couture Awards ne è un risultato.
Gli intrecci di Salima Thakker
Salima Thakker, perfetto esempio di culture che si incontrano: la designer è nata e lavora ad Anversa, padre indiano e madre belga. Anversa è la capitale europea dei diamanti e i gioielli sono stati una irresistibile tentazione per Salima Thakker, da abbinare al mondo dell’arte: ha studiato alla Royal Academy di Anversa e ha conseguito il Master presso il Royal College of Art di Londra, dove ha consolidato il suo mestiere e la passione per il design. Tanto che è poi diventata insegnante all’Accademia di Belle Arti, con la quale collabora ancora. Ma la sua maison di gioielleria è arrivata dopo una collaborazione con Damiani, a Milano, una ventina di anni fa.
Un’esperienza che l’ha aiutata ad aprire il suo laboratorio e negozio ad Anversa, realizzando lei stessa i gioielli. La designer descrive il suo lavoro come frutto di un intreccio, una cultura condivisa tra diverse origini etniche, che sono una fusione della cultura mondiale. Utilizza solo pietre, gemme e diamanti eticamente tracciabili e i suoi gioielli sono ora venduti in tutto il mondo, inclusi New York, Hong Kong e Anversa.
Busatti a Milano è un nome storico della gioielleria. Ora è raddoppiato. Un ramo della famiglia ha deciso di puntare decisamente sulla ricerca e sull’innovazione e ha creato un proprio brand: Busatti 1947. Dopo pochi mesi di vita vanta già un riconoscimento prestigioso: il secondo posto nella categoria Best in Diamonds Above $40,000 Retail al Couture Design Awards. Merito, appunto di una spinta decisa verso un design forte e una scelta di materiali per molti aspetti inconsueta. Alla base di tutto ciò ci sono i fratelli Lalla e Davide Busatti. La storia familiare alle spalle risale a quando il nonno, Antonio Busatti, iniziò a viaggiare in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale per acquistare perle.
Il figlio, Luigi, ha continuato l’attività con le gemme. Lalla (designer) e Davide Busatti (che seleziona le gemme) rappresentano la terza generazione, che hanno deciso di introdurre gioielli con il proprio brand all’attività di commercio di pietre preziose. Ma, come accennato, mettendoci parecchia innovazione. Per esempio, nell’introdurre materiali inconsueti, come la fibra di carbonio per realizzare una resina super resistente, che è accostata a oro e diamanti o cacholong. I gioielli, di fascia alta, sono già stati presentati alle principali fiere internazionali di gioielleria, da Las Vegas a Dubai, Ginevra e Hong Kong.
Il design raffinato di Paola Brussino
C’è chi si limita a riproporre piccole varianti dello stesso soggetto. E chi, come Paola Brussino, si incammina in strade inesplorate. Scelta di materiali e design straordinariamente efficace costituiscono la mappa della architetto e designer torinese, che nella sua lunga carriera ha collaborato con marchi internazionali di gioielleria e le più prestigiose maison di nicchia. Nella sua bio si legge che il suo lavoro è stato esposto in vari paesi europei, Qatar, Giappone, Russia e Stati Uniti. Dopo aver vissuto a lungo a Ginevra è tornata in Italia nel 2012 e ha iniziato un percorso di pura ricerca.
Uno degli aspetti che caratterizzano i gioielli di Paola Brussino è la scelta di lavorare con elementi come carbonio, titanio, zirconio e corian nell’alta gioielleria. Lo zirconio, per esempio, è un metallo con un aspetto che ricorda quello del titanio. È ottenuto perlopiù dallo zircone ed è molto resistente alla corrosione. È impiegato negli impianti nucleari e, ora anche in anelli e orecchini della designer.
La radice che affonda nel design e nell’architettura, inoltre, ha indirizzato la gioielleria di Paola Brussino verso gioielli che esprimono rigore e fantasia allo stesso tempo, leggerezza e lusso, ma con geometrie definite e piacevoli, naturali ed eleganti.
Annette Welander verso l’infinito e oltre
Il design svedese è apprezzato in tutto il mondo per la sua capacità di sintetizzare estetica e praticità. E questa è anche la chiave di lettura per i gioielli di Annette Welander, designer nata a Göteborg e poi trasferita nella capitale, Stoccolma. I gioielli della nuova collezione, Lemniscate combinano l’idea della purezza delle geometrie ispirate all’architettura per trasformarsi in gioielli in modo creativo. La parola lemniscate nella geometria algebrica indica una delle numerose curve a forma di otto rovesciato, utilizzata anche per indicare l’infinito.
La collezione Lemniscate presenta una costruzione complessa di ciascuno dei pezzi, realizzati grazie ed abilità artigianale e capacità di progettazione. Lo stile è anche il frutto degli studi della designer, che si è specializzata in storia dell’arte all’Università di Göteborg, poi è alla business school dell’Institute for Higher Marketing e infine alla Berghs School of Communication di Stoccolma, diplomandosi in comunicazione, branding e design. Il giusto mix, insomma, prima di fondare la sua Maison nel 2018.
L’oro è lavorato come un pezzo continuo dagli artigiani della casa, con una forma femminile, artistica e sinuosa. I pezzi della collezione sono realizzati a Stoccolma con oro etico 18 carati e diamanti Top Wesselton VVS (colore EF) provenienti da fonti sostenibili. I diamanti sono esposti in un set che consente alla luce di inondare entrambi i lati dei diamanti, per valorizzare i riflessi. I gioielli sono realizzati esclusivamente a mano su ordinazione.
La stella di Lunati continua a brillare
Lunati compie 85 anni, ma gode di ottima salute. L’azienda di Valenza è stata fondata nel 1937 da Pietro Lunati e continua a produrre gioielli di alta qualità, in perfetto stile valenzano. Che significa precisione, lusso, creatività interpretati con la lunga tradizione artigiana di gioiellieri e orafi. L’azienda produce gioielli di fattura classica. Sono pezzi unici, oppure in piccole serie per quelli più semplici. Lo stile tradizionale è reinterpretato in chiave moderna, ma senza esagerare: anche i gioielli con gemme colorate sono composti in modo equilibrato.
Lunati Gioielli continua il percorso di Pietro che assieme al fratello Giulio, ha fatto decollare l’azienda, che ora è guidata dal figlio, Giovanni Luca Lunati, amministratore. Gioele, nipote di Piero, esperto di marketing e comunicazione, ha deciso di iniziare la vendita online di alcune collezioni. Alla produzione di spille nel secondo Dopoguerra si è presto affiancata la creazione di collane e anelli, che hanno riscosso molto successo anche sui mercati di Austria, Germania e Svizzera. L’azienda può vantare anche il marchio 160 AL per contrassegnare la produzione a garanzia di autenticità dei gioielli.
C’è un’alta gioielleria che abita a Bruxelles. Nella capitale del Belgio disegna, progetta e produce gioielli eccezionali Fred Fa, e se non avete in programma di passare nella città potete dare un’occhiata al sito privilegecreation.com. Nel suo studio il gioielliere-artista belga immagina gioielli alto di gamma, cominciando dai bozzetti disegnati a matita: una capacità che, ormai, sono in pochi a poter vantare. Ma questo non esclude l’utilizzo delle nuove tecnologie, come l’uso dei programmi di progettazione 3D o l’uso del laser. Insomma, libertà e creatività.
Non bisogna confondere Fred Fa con quel tipo di alta gioielleria, a volte un po’ noiosa, che ripropone schemi e forme tradizionali. I suoi gioielli sono pezzi unici che non rinunciano a provare nuove strade. Non a caso lui si definisce un esploratore nel mondo della gioielleria. Conosciuto dai veri intenditori, Fred Fa ha creato il suo studio-laboratorio nel 2009. La passione per i gioielli, racconta, segue quella per il disegno, una strada iniziata a 16 anni e perfezionata dagli studi per coniugare la vena artistica alla capacità realizzativa nel mondo dei gioielli. Una volta progettati, i gioielli sono realizzati da un network di artigiani fidati a Bruxelles.
Il nuovo sorprendente design A.Win Siu
La Cina in pochi anni è diventata uno dei Paesi con la maggiore concentrazione di designer di gioielli. Ma non solo. Oltre ai tanti gioiellieri che seguono, più o meno, la tradizione classica, sono saliti sul palcoscenico del design creatrici come Xiao Xintong, che ha scelto A.Win Siu come nome della sua Maison. La designer, che ha partecipato a GemGèneve, è una artista del gioiello, ma anche un’illustratrice. I disegni a tema fantasy sono fonte di ispirazione per gioielli altrettanto fantasiosi. L’ultimo tema delle sue collezioni si chiama Light. Ma la luce è vista attraverso i colori delle gemme e del titanio, un metallo che oltre a essere leggero, consente anche di assumere tonalità sorprendenti.
Gemme e caramelle di A.Win Siu
Xiao Xintong utilizza la sua fantasia per creare gioielli come le spille a forma di caramelle, che contengono al loro interno preziose gemme. Oppure un anello in titanio, con spessartite, e madreperla ispirato ad antiche incisioni rupestri scoperte in Cina.
La designer ha fondato il suo marchio di gioielli nel novembre 2017 e un anno dopo ha progettato oltre cento pezzi con uno stile molto personale. Nel 2019 è andata in Francia per seguire corsi di artigianato orafo e gestione di brand del lusso. È stato invitata a partecipare alla China International Consumer Products Expo (Hainan Expo) nel maggio 2021 e ha lanciato una collezione di gioielli in co-branding con l’artista coreano Kim Jung Gi. Nella sua bio è citata anche la partecipazione alla mostra speciale di moda e design Peridot – The Gift of Hope, ospitata dal Museo dei gioielli di Shenzhen nell’agosto 2022 e il contributo a The Joy of Color – The Evolution of Jewelry in the Era of the Metaverse and Nts’s nel 2023.
L’innovazione tridimensionale di Yael Kaduri
Chi ha detto che nel mondo della gioielleria non ci sia spazio per inventare? Magari grazie alla tecnologia, se unita a una buona dose di creatività. Ne è un esempio Yael Kaduri, designer di gioielli 3D che vanta una personalissima strada a metà tra arte e oreficeria. Anche se, per la verità, il focus della designer non è centrato sui materiali preziosi, ma sulle possibilità che offre la stampa 3D se unita all’artigianato tradizionale. Yael, inoltre, insegna alla Bezalel Academy of Arts & Design di Gerusalemme, è laureato in gioielleria e moda, e insegna come assistente all’Università Ebraica di Gerusalemme. Insomma, una creatività eclettica, testimoniata anche dalla passione per la connessione tra musica e arti visive.
I gioielli sono un mondo a parte. Secondo la creatrice, i gioielli combinano concentrazione, accuratezza, essenza enigmatica e delicatezza con comunicazione e consapevolezza corporea. «Le principali fonti della mia ispirazione sono i mondi naturali e gli ideali estetici dell’artigianato tradizionale giapponese», aggiunge. Il lavoro di Yael Kaduri è concentrato, secondo la sua descrizione, sullo sviluppo del prodotto nel tentativo di elaborare alcune nuove abilità artigianali per progettare gioielli utilizzando polimeri stampati in 3D, combinati con metallo fuso e oreficeria tradizionale. Un oggetto ibrido, che lei chiama digital precious. Ma ancora più preziose sono le sue idee innovatrici.
Gli antichi nuovi gioielli di Chris Davies
I pezzi unici di Chris Davies, designer di New York che utilizza antiche tecniche per i suoi gioielli ♦︎
A New York c’è un artista del gioiello che ama scoprire e utilizzare antiche tecniche di lavorazione. È, forse, un’attitudine non molto diffusa nella città che più di ogni altra è simbolo del dinamismo, del cambiamento, della velocità. Chris Davies, però, al college ha studiato civiltà antiche e storia dell’arte. Diventato gioielliere, ha deciso di unire le sue passioni e crea pezzi composti da centinaia di minuscole perle di oro 18 carati (la tecnica della granulazione utilizzata nell’antica Grecia), oppure crea gioielli con la tecnica del cloisonné, una particolare smaltatura, di difficile realizzazione, che risale all’antico Egitto, è stata in voga durante l’impero bizantino e più recentemente in Cina. Tecnica che ha utilizzato per la recente collezione, Silk Road.
Una forma d’arte, ha spiegato, che presto scomparirà, perché solo i più vecchi artigiani sono ancora in grado di utilizzare. Oppure Davies intreccia perle d’oro 18 carati su fili d’acciaio. Ogni pezzo, spiega, richiede da due a sei mesi per essere completato. Non mancano neppure i gioielli realizzati con rare pietre, selezionate per la loro particolare forma o aspetto: tormaline, demantoidi, citrini (ma verdi), pietre di luna (ma color pesca), zaffiri (ma arancioni) e così via. Come per la collana Delos, realizzata con la tecnica della granulazione di oro giallo bianco 18 carati, ematite, topazio bianco e ametista blu-verde. I prezzi? I gioielli di Chris Davies sono pezzi unici, come il prezzo dei suoi gioielli: in media da 10.000 a 20.000 dollari.
Jared Lehr, gioielli per le star
I gioielli delle star firmati Jared Lehr, un designer che ha preso quota a Hollywood ♦︎
Ha l’aspetto di un attore, vive a Hollywood, frequenta il mondo del cinema. Eppure non partecipa a film e produzioni televisive. Jared Lehr, infatti, è un gioielliere. Anche se lui offre del suo lavoro una definizione più ampia: “Non faccio gioielli, faccio arte da indossare”, dice senza falsa modestia.
Il suo stile? Forte, irriverente, con gioielli dalle forme anche irregolari, con grandi pietre dai colori decisi.
Figlio di un gioielliere-architetto, Sam Lehr, dopo aver frequentato il Fashion Instituto of Technology, nel 2015 Jared ha dato vita al suo brand, molto esclusivo. Produce pochi pezzi, ma molto preziosi e venduti a un prezzo conseguente (spesso i suoi gioielli superano i 100.000 dollari). Anche perché lui stesso si reca spesso in Africa, Sud America, Asia per selezionare e acquistare le pietre da utilizzare. Ama, in particolare, la famiglia delle tormaline: verdi, blu, rosse e rosa. In particolare, quelle della varietà indicolite (blu-verdi): le considera più belle degli smeraldi. La sua capacità di rivelarsi simpatico, il suo indubbio bell’aspetto, assieme con la capacità di valorizzare le grandi pietre di colore che utilizza per i suoi gioielli lo hanno fatto salire nella classifica dei gioiellieri preferiti di molte star.