Dall’antica tradizione napoletana, alla altrettanto storica oreficeria fiorentina: nel sangue di Pippo Perez scorre l’oro di Napoli e la verve toscana. Il gioielliere vanta radici antiche, addirittura di epoca rinascimentale. Negli archivi storici della sua città natale, racconta, è conservato un documento che testimonia una lavorazione di un suo avo, Francesco Perez, per sua maestà Fernando D’Aragona. La storia è continuata. Negli anni Sessanta, il padre di Pippo Perez è salito alla ribalta della cronaca per un bracciale a serpente regalato da Clark Gable a Sophia Loren. Gioiello che, per chi non lo sapesse, ha le sembianze di un piccolo serpente che si trovava a Capri, considerato portatore di buona fortuna (ma oggi pare sia scomparso dall’isola). Pippo Perez ha però deciso di allargare gli orizzonti e a 16 anni si è trasferito a Valenza per studiare le tecniche della gioielleria, e poi in gemmologia in Svizzera e negli Stati Uniti. Tutte esperienze che hanno contribuito a in fondere un tocco di innovazione tecnica alle sue creazioni, pluripremiate in diverse occasioni. Infine, la decisione di ripartire da Firenze, assieme a Maurizio Marchi e Michele Capalbo. Lo stile miscela materiali sportivi, come la sagola marina, cioè un cordino realizzato di solito in fibra sintetica utilizzato sulle barche, con pietre preziose e oro. I soggetti sono spesso simboli, come portafortuna, oppure evocativi di culture lontane, come nella collezione dedicata ai Navajo o al Tibet. Anche se non manca qualche pezzo più tradizionale, come gli anelli. Insomma, dalla tradizione napoletana al rock. Giulia Netrese
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