Morsi, briglie e finimenti in oro tempestato di diamanti e zaffiri:Brides de Gala, la nuova collezione alta gioielleria di Hermès è un chiaro riferimento alle origini del marchio, che ha iniziato con gli oggetti di cuoio per cavalli e cavalieri. Ed è anche un omaggio a uno dei suoi carrè di seta più famosi, che porta lo stesso nome. Ma è una rielaborazione astratta (dal prezzo molto concreto, che si aggira sui 2 milioni di euro) quella che ha disegnato Pierre Hardy, dove la parte della briglia che passa sopra il naso del cavallo (capezzina), la testiera, il filetto e il laccio intorno alla gola si confondono in una parure trasformista. Già, perché la collana, con cinghie di pelle in agnello blu, catene d’oro, pavé di diamanti incolori e chiusure con zaffiri blu, gialli e arancioni, si può drappeggiare sulla schiena come fosse uno scialle. Non solo: è possibile dividerne gli strati e portarli singolarmente, magari anche legata a fascia sulla testa.
Decisamente più semplice il tema equestre della seconda parure, battezzata Grand Apparat, dal foulard del 1962, con soutoir, bracciali, orecchini e anello in oro bianco, zaffiri multicolori un po’ rigidi e un po’ flessibili come una staffa. Il motivo della terza parure, Della Cavalleria, invece, sono delle cinghie intrecciate in oro e file di diamanti che disegnano il plastron (parte anteriore pieghettata di una camicia maschile) di una collana e le volute di un bracciale. Quando, anni fa, Jean-Louis Dumas incaricò il suo disegnatore di scarpe di occuparsi dell’alta gioielleria, pose un unico vincolo: «Non fare place Vendôme!». Pierre Hardy, giunto alla sua terza collezione, ha sicuramente dimostrato di essere andato oltre le aspettative.

