Il mondo della gioielleria è un subbuglio: alcuni head hunters internazionali stanno cercando designer per conto di un marchio famosissimo, che deve la sua notorietà anche grazie all’acquisto di gemme di grande valore. La nostra fonte, coinvolta direttamente, ha chiesto l’anonimato e di non citare quello che è un brand di primo piano. Bisogna capirla: se non facesse così non troverebbe più lavoro.
La ricerca del designer. La caccia al disegnatore si svolge un po’ ovunque e non importa se il candidato è già occupato in un’azienda: di fronte a un simile nome, chiunque si rende disponibile per la selezione. E così, dopo l’invio del curriculum e del portfolio, al designer arriva la richiesta successiva: la creazione di una collana, di orecchini, di un anello o, il più delle volte, di una parure. Attenzione, i gioielli devono essere eseguiti in base a precise caratteristiche.
Desaparecidos. Curiosamente, però, tutto si ferma lì. Sempre. Una volta inviata la prova concreta delle proprie capacità tecniche e creative, l’head hunter scompare e cessa le comunicazioni, non risponde. Con qualche eccezione: ai più “fortunati” è offerta una seconda o una terza possibilità.
La trappola. È il normale gioco della domanda e dell’offerta? Non tanto. Per esempio, ci sono casi in cui il selezionatore sollecita un secondo progetto completamente diverso dal primo. Per esempio, se prima la parola d’ordine era fantasia, dopo diventa linearità. Risultato? In tre continenti c’è chi continua a fornire il proprio lavoro nella speranza che si traduca in una prestigiosa collaborazione.
Il paradosso. Ma qualcuno non ci sta. E dopo aver deciso usare i propri disegni forniti (invano) al selezionatore, li ha utilizzati e ha esposto i gioielli in vetrina. Con un risultato paradossale: il ceo in persona della grande azienda ha accusato il designer di aver copiato.
Per riassumere: l’azienda fa incetta di progetti in giro per il mondo, li utilizza (senza pagarli) e poi accusa di plagio il vero ideatore del gioiello. Oltre il danno anche la beffa. Forse (ripetiamo: forse) il manager è ignaro di che cosa stanno combinando in azienda. E in effetti si tratta di un manager di prestigio, che non avrebbe bisogno di ricorre a questi sotterfugi. Provate a indovinare chi è.