Dagli etruschi in Toscana al Tefaf di New York: gli elaborati gioielli di Otto Jakob.
La fine di ottobre ha coinciso con il ritorno di Otto Jakob al Tefaf di New York, quest’anno in versione online (1-4 novembre). Da Karlsruhe, città nel sud-ovest in Germania, il designer tedesco ha conquistato schiere di estimatori. La sua ricetta prevede il 70 per cento di fantasia, il 25 per cento di design e il 5 per cento di spirito teutonico infuso nei suoi gioielli. Quello di Otto non è un mestiere, ma una vocazione: ha iniziato a 17 anni con lo studio dell’arte etrusca, celtica e classica: influssi che sono ancora presenti nei suoi pezzi unici, con in più una sorta di anima medioevale. Dal 1977 e il 1980 ha studiato pittura. Poi, si è dedicato esclusivamente alla creazione di gioielli. Ma non gioielli che si acquistano in una qualsiasi gioielleria: sono pezzi speciali, esposti solo al Tefaf o in una galleria d’arte. E non stupisce neppure che nelle edizioni scorse al Tefaf Jakob sia stato assegnato in un’area riservata ai gioielli antichi.
I sui veri maestri, però, sono gli orafi italiani come Benvenuto Cellini a Fortunato Pio Castellani.
Non c’è traccia di design moderno, infatti, nei suoi anelli, orecchini o bracciali. Sono pezzi speciali. Per esempio, può utilizzare contemporaneamente cristalli di rocca del Pakistan, con inclusioni d’oro, olio, catrame e gas, spinello rosso, rubino e diamanti. In media ogni pezzo è realizzato con circa cento ore di lavoro da nove artigiani. Il 70 per cento della produzione sono pezzi unici, il resto è costituito da piccole variazioni da gioielli già proposti. I prezzi dei suoi gioielli partono da circa 7.000 euro e arrivano a decine di migliaia. E sono riservati a chi davvero ama il suo stile. Rudy Serra