Club degli Orafi

Il gioiello italiano brilla, ma teme la guerra in Ucraina

Il 2022 è andato bene, ma il settore italiano dell’oreficeria e della gioielleria spera soprattutto che la guerra in Ucraina abbia termine. Secondo il sondaggio tra gli operatori del settore commissionato dal Club degli Orafi a Intesa Sanpaolo, la maggiore banca italiana, il 56% degli operatori intervistati crede che l’invasione dell’Ucraina abbia condizionato in senso negativo le opportunità del settore. E la speranza di una risoluzione del conflitto, in termini di influenza sul business, supera anche l’auspicio di una forte ripresa del turismo internazionale, a cui è legata una parte delle vendite di gioielli.

Le opportunità di sviluppo
Le opportunità di sviluppo

Il Rapporto sul settore orafo italiano, in ogni caso, indica un bilancio del 2022 molto positivo. Il fatturato delle aziende è aumentato del 22,1%, incremento che segue il rimbalzo post pandemia maturato già nel 2021 (+55,3%). Il buon posizionamento sui mercati internazionali ha sostenuto questi risultati, con esportazioni di gioielli che nel 2022 hanno superato i 9 miliardi di euro, con un pieno recupero dei livelli pre-covid sia in valore (+41%), sia in quantità (+5%).
Le maggiori difficoltà
Le maggiori difficoltà

Tra i diversi mercati, gli Stati Uniti si sono confermati al primo posto con 1,5 miliardi di euro (+12% nel 2022), sostenuti anche dal rafforzamento del dollaro. Al secondo posto è l’export verso la Svizzera (1,3 miliardi di euro, + 21%) e gli Emirati Arabi Uniti. Per l’anno in corso, a parte le speranze legate a una fine della guerra, per le imprese più grandi prevale un sentiment a maggioranza positivo sia per il mercato interno, sia per i mercati internazionali. Ma l’ostacolo principale sembra del tutto interno: la difficoltà di reperire manodopera specializzata, che è indicata da più della metà del campione di intervistati (51%) come criticità. Secondo le aziende è un problema maggiore rispetto agli aumenti dei prezzi delle materie prime, nonostante l’oro sia ormai sopra quota 2000 dollari.

Export italiano di gioielleria
Export italiano di gioielleria
Le previsioni per il settore della gioielleria
Le previsioni per il settore della gioielleria
Produzione e fatturato del settore orafo-gioielleria
Produzione e fatturato del settore orafo-gioielleria
Le quotazioni di oro, platino e argento
Le quotazioni di oro, platino e argento

Anno d’oro per il settore orafo





Qual è lo stato di salute del settore orafo in Italia? Da tre anni il Club degli Orafi, associazione che riunisce alcune delle grandi aziende del settore, lo chiede alla principale banca italiana, Intesa San Paolo. Il risultato è una Inchiesta congiunturale che sembra ormai un appuntamento necessario per chi lavora nel mondo della gioielleria.
La nuova edizione della ricerca, presentata nell’ambito di Vicenzaoro January, indica un diffuso ottimismo degli operatori. Il bilancio che riguarda il 2022 in ogni classe dimensionale di imprese registra per circa il 70% di chi ha risposto al sondaggio un aumento del fatturato. Anche se i dati definitivi per il 2022 sono ancora provvisori, la ricerca di Banca Intesa conferma la variazione dell’indice Istat (l’ente statistico pubblico italiano), che si attesta nel periodo gennaio-ottobre a +25%, meglio dei settori della filiera della moda e del manifatturiero.

Settore orafo, commercio con l'estero
Settore orafo, commercio con l’estero

Ottimismo confermato dalla produzione industriale del settore orafo, con una crescita tendenziale nel periodo gennaio-novembre sia rispetto al 2021 (+15%), che nel confronto. con il 2019 diventa +28%. Dopo i due anni difficili del covid, insomma, e a dispetto della crisi geopolitica che coinvolge Ucraina e Russia, l’export non si è fermato: nei primi nove mesi dello scorso anno c’è stata crescita sia in valore (+30%), sia in quantità (+11%), con un pieno superamento dei valori pre-crisi pandemica (+40%).
Fatturato del settore orafo
Fatturato del settore orafo

L’Italia si colloca come sesto Paese esportatore di gioielleria e semi lavorati, con una quota di mercato in crescita, in particolare negli Stati Uniti, dove è riuscita a consolidare il proprio posizionamento (quota di mercato del 12,5% a novembre 2022).
E il 2023? L’indagine indica attese di rallentamento e di maggior prudenza generalizzate: per le imprese di maggiori dimensioni, però, il sentiment resta positivo sia per il mercato interno (56% dei rispondenti), sia per il mercato estero (61%). Ovviamente tutti sperano che l’invasione russa termini e con essa la guerra.
Quotazione dell'oro
Quotazione dell’oro

L’analisi dei dati relativi al 2022 mostra come l’andamento positivo registrato nei mesi scorsi non fosse temporaneo e in risposta al calo del 2020, quanto piuttosto un segnale di straordinaria crescita strutturale del settore orafo italiano. Le aziende sono riuscite ad affrontare in modo diretto la gran parte delle criticità che nei mesi scorsi destavano maggiore preoccupazione, quali la situazione geopolitica, gli incrementi dei costi energetici e le difficoltà legate alle materie prime. La fine delle restrizioni agli spostamenti con la conseguente ripresa delle Fiere e del turismo hanno dato ulteriore slancio sia in termini di ulteriore rafforzamento dell’export, sia per quanto riguarda la ripresa del retail. Permane, rafforzandosi, il tema ormai indifferibile del reperimento delle risorse umane, diventato prioritario per la quasi totalità delle imprese, soprattutto di quelle di grandi dimensioni.
Giorgio Villa, Presidente del Club degli Orafi Italia

Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia e Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo sul palco di Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia e Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo sul palco di Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com

Ma per le aziende italiane la partita si gioca soprattutto nel confronto con gli altri operatori nazionali o europei, mentre le difficoltà maggiori sono rappresentate dal reperimento di manodopera, indicato da un rispondente su due (si sale all’87% dei casi per le imprese di produzione) e che, per effetto di un progressivo ridimensionamento delle problematiche legate alla gestione delle materie prime e degli approvvigionamenti, si colloca al primo posto.
Lavorazione di gioielli nel laboratorio di Pedemonte Group
Lavorazione di gioielli nel laboratorio di Pedemonte Group

Il settore orafo italiano ha confermato anche nel 2022 un’elevata competitività maturata soprattutto nei mercati internazionali con una crescita dell’export del 30% in valore e dell’11% in quantità, con un pieno superamento dei valori pre crisi. Spicca in particolare il contributo del mercato statunitense, sostenuto anche dal cambio favorevole, tornato al primo posto tra le destinazioni dell’oreficeria italiana che ha progressivamente rafforzato il proprio posizionamento tanto da rappresentare a novembre 2022 il 12,5% del totale importazioni americane. Complessivamente, il settore ha dato prova nell’ultimo biennio di grande capacità di resilienza e di competitività, frutto di un lungo percorso di selezione e riqualificazione dell’offerta che ha portato l’Italia a diventare il principale hub produttivo per la gioielleria di alta gamma. Sarà fondamentale, dato anche il contesto più incerto che si prospetta, continuare nel percorso di rafforzamento dell’offerta grazie a investimenti volti all’efficientamento dei processi produttivi e al sostegno del saper fare necessario allo sviluppo del settore.
Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo

Una fase di lavorazione dei gioielli Crieri
Una fase di lavorazione dei gioielli Crieri

Lavorazione dell'anello Bohemian Dream
Lavorazione dell’anello Bohemian Dream di Sicis







La gioielleria brilla, con qualche ombra





Come va il mercato della gioielleria in Italia? A questa domanda risponde la seconda edizione dell’inchiesta congiunturale organizzata dal Club degli Orafi e da Banca Intesa Sanpaolo. I risultati sono stati definiti con un sondaggio tra i soci del Club degli Orafi, associazione che riunisce le più importanti aziende dell’industria orafa italiana. L’indagine è stata presentata in un talk durante la prima giornata di Vicenzaoro. Risultato: per ora va tutto bene. Più della metà degli operatori ipotizza una crescita del fatturato, confermata anche dalla variazione dell’indice Istat, che si attesta nel primo semestre del 2022 a +32%, meglio dei settori del comparto moda e della media del manifatturiero italiano.

La cerimonia inaugurale di Vicenzaoro, con Lorenzo Cagnoni, presidente Italian Exhibition Group, Elena Bonetti, Ministro per le Pari opportunità e famiglia, Erika Stefani, Ministro per le disabilità, Francesco Rucco, sindaco di Vicenza, Roberto Luongo, Direttore Generale ICE Agenzia, Maria Cristina Franco, vicepresidente della Provincia di Vicenza, Claudia Piaserico, presidente Federorafi, Roberto Marcato, Assessore allo Sviluppo Economico ed Energia Regione Veneto
La cerimonia inaugurale di Vicenzaoro, con Lorenzo Cagnoni, presidente Italian Exhibition Group, Elena Bonetti, Ministro per le Pari opportunità e famiglia, Erika Stefani, Ministro per le disabilità, Francesco Rucco, sindaco di Vicenza, Roberto Luongo, Direttore Generale ICE Agenzia, Maria Cristina Franco, vicepresidente della Provincia di Vicenza, Claudia Piaserico, presidente Federorafi, Roberto Marcato, Assessore allo Sviluppo Economico ed Energia Regione Veneto

Sempre secondo l’indagine, in termini di produzione industriale la gioielleria e bigiotteria si colloca tra i best performer dell’industria italiana, sia nel confronto con il primo semestre 2021 (+23%, in quarta posizione tra i comparti manifatturieri) sia rispetto ai primi sei mesi del 2019 (+30%, che le vale il terzo posto nel ranking).

Incombono, però, alcune ombre. Una è determinata dalla guerra della Russia in Ucraina. La seconda riguarda invece l’aumento dei tassi di interesse. Il fenomeno inflattivo, inoltre, è di storicamente accompagnato dall’aumento del prezzo dell’oro. A inizio settembre, conferma l’indagine, rispetto alle precedenti edizioni è stata registrata una  revisione al ribasso delle aspettative che, però, sembra coinvolgere solo gli operatori di dimensioni minori. Le imprese più grandi, invece, confermano una tenuta per l’anno in corso con il 70% dei partecipanti che dichiara una crescita del fatturato. Va aggiunto, però, che la quantità di ciò che si vende non sempre corrisponde agli utili scritti in bilancio.

Vetrine di Piovani a Vicenzaoro September. Copyright: gioiellis.com
Vetrine di Piovani a Vicenzaoro September. Copyright: gioiellis.com

In ogni, caso, nei primi cinque mesi del 2022 si è verificata una crescita del 41% in valore e del 15% in quantità dell’export. Il gioiello Made in Italy è riuscito a consolidare il proprio posizionamento verso i principali competitor commerciali. In particolare, ha guadagnato posizioni negli Stati Uniti dove rappresenta il secondo partner con una quota del 12,7% nella prima parte del 2022.

Vicenzaoro
Vicenzaoro

È però sorprendente che, di fronte a questo quadro incerto, le imprese si lamentino in particolare della difficoltà nel reperire manodopera, problema indicato dall’80% delle imprese più grandi, mentre tra le imprese di dimensioni minori cresce l’attenzione ai costi di trasporto.

Analisi gemmologica a Vicenzaoro
Analisi gemmologica a Vicenzaoro







Guerra in Ucraina e gioielleria: che impatto avrà?




Che impatto avrà l’invasione dell’Ucraina e la guerra scatenata dalla Russia sul mondo della gioielleria? Una domanda che si sono posti, in Italia, il Club degli Orafi e Intesa Sanpaolo, la maggiore banca del Paese. Per capirlo, è stata realizzata per la prima volta una inchiesta coinvolgendo i soci del Club degli Orafi, associazione che riunisce le più importanti aziende dell’industria orafa italiana. Il risultato è una fotografia sullo stato di salute del settore, ma anche delle indicazioni di strategia che seguono il conflitto. Non è azzardato pensare che medesime preoccupazioni coinvolgano anche aziende della gioielleria che risiedono in altri Paesi. Il risultato, presentato nell’ambito di Vicenzaoro, non lascia dubbi.

Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia e Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo sul palco di Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia e Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo sul palco di Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com

I dati 2021 confermano quanto abbiamo percepito come imprenditori: quello orafo è un comparto che ha saputo reagire bene alle difficoltà, continuando a investire, innovare e puntando fortemente sul capitale umano. Questo ha consentito alle aziende italiane di arrivare strutturate ad affrontare questa nuova crisi. Sicuramente le incertezze e le criticità legate principalmente ai costi e alla disponibilità delle materie prime generano preoccupazioni, ma, come emerge dalla lettura dell’indagine qualitativa, permane nel settore un cauto ottimismo. Il momento è difficile per tutti ma c’è alla base un tessuto imprenditoriale sano e solido con prospettivi reali e un sentimento positivo.
Giorgio Villa, Presidente del Club degli Orafi Italia

Laboratorio orafo Cazzaniga Nobili
Laboratorio orafo

Il settore orafo italiano ha evidenziato nel 2021 una straordinaria capacità di reazione: dopo il crollo del mercato subito nel 2020, il settore ha conosciuto un boom di vendite che ha portato, unico tra i comparti del Sistema Moda, a recuperare interamente quanto perso durante la pandemia, raggiungendo livelli record delle esportazioni. Tali risultati sono il frutto dell’ottima competitività degli operatori italiani e degli investimenti fatti negli scorsi anni per valorizzare l’elevato livello di know-how e di creatività che da sempre caratterizza il settore in Italia. Il conflitto in corso crea nuove incertezze nello scenario: al di là del peso sul nostro export di Russia e Ucraina, peraltro limitato a 36 milioni di euro (lo 0,5% dell’export del settore, di cui 25 milioni di Russia), sicuramente le imprese dovranno fare i conti con un incremento del prezzo dei preziosi, tradizionale bene rifugio, e con consumatori più prudenti, in particolare sui mercati europei. Le opportunità su altri mercati, in primis Stati Uniti e Cina, sembrano, al momento, meno compromesse, seppure in un quadro che resterà incerto.
Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo

 

Circa il 78% degli intervistati, dopo il conflitto evidenzia un impatto negativo, con l’incremento dei prezzi delle materie prime come maggiore criticità indicata da tutti i partecipanti all’indagine. Ma è significativa anche la capacità di reazione: il 30% delle imprese pensa già a modifiche organizzative, in particolare attraverso una revisione dei canali di approvvigionamento, ma anche dei listini e dei canali di vendita.

Visitatori a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com
Visitatori a Vicenzaoro. Copyright: gioiellis.com

E dire che il quadro emerso sull’industria orafa italiana, prima della guerra, è positivo. Quasi il 60% degli intervistati non ha subito cali del fatturato anche durante l’anno pandemico 2020, oppure li ha già completamente recuperati nel 2021. L’indice di fatturato Istat mostra una crescita dell’oreficeria e bigiotteria di oltre il 50% nel 2021 che porta i livelli del 17% al di sopra di quelli del 2019, un dato nettamente superiore alla media manifatturiera (+9%) e soprattutto agli altri comparti della moda, cha ancora soffrono di un gap nei confronti del pre-pandemia.

L'incastonatura di uno smeraldo, laboratorio de Grisogono
L’incastonatura di uno smeraldo

Cruciale per il recupero del settore la competitività sui mercati internazionali, con le esportazioni che hanno toccato il record storico di 8,5 miliardi di euro per l’oreficeria e bigiotteria e di 7,5 miliardi per i soli gioielli in oro, grazie agli ottimi risultati conseguiti su tutti i mercati, in particolare gli Stati Uniti che rafforzano il proprio ruolo di primo sbocco. Ma in questa atmosfera di diffuso ottimismo, con oltre il 73% delle imprese che si aspettava una ulteriore crescita del fatturato nel 2022, l’inchiesta del Club degli Orafi ha evidenziato preoccupazioni già a gennaio, a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e i ritardi negli approvvigionamenti.

Laboratorio Garavelli, la scelta delle pietre
Laboratorio Garavelli, la scelta delle pietre

Le imprese del settore, però, sembrano pronte alla sfida: il 60% ha aumentato i propri investimenti nell’ultimo biennio, nonostante la pandemia, con una particolare attenzione nei confronti della formazione e del capitale umano, che ha ricevuto il massimo dei punteggi in termini di priorità ed è stato indicato solo dal 5% del campione come non rilevante. Seguono la digitalizzazione della fase produttiva, la Ricerca e Sviluppo e la valorizzazione del marchio. Lo sguardo, insomma, va oltre la guerra.

Lavorazione di gioielleria
Lavorazione di gioielleria






 

Laura Biason alla direzione del Club degli Orafi




Nuovo direttore generale del Club degli Orafi Italia, associazione indipendente che riunisce le più importanti aziende dell’industria orafa italiana. A gestire il club sarà Laura Biason, ingegnere, laureata presso il Politecnico di Torino, esperta di organizzazione aziendale. La manager ha una lunga esperienza di supporto alle aziende italiane e sui temi dei rapporti istituzionali in Italia e all’estero, che l’hanno portata a promuovere il Made in Italy sui mercati internazionali. Appassionata di comunicazione, innovazione tecnologica e digitale e change management, negli anni ha messo le sue competenze a disposizione delle Imprese dei più svariati settori, prestando servizio, come funzionario prima e direttore successivamente, in diverse componenti del sistema della rappresentanza italiana. Biason ha anche diretto Vitrum, fiera internazionale del comparto del vetro, e una fondazione operante nel sociale.

Laura Biason
Laura Biason

Sono onorata di essere stata chiamata a dirigere il Club degli Orafi Italia, un’associazione che esprime l’eccellenza italiana dell’industria orafa in tutte le sue forme. Metterò le mie competenze al servizio di questo straordinario comparto continuando la strada già ottimamente percorsa e affiancando gli associati nelle loro sfide. Cultura, comunicazione, internazionalizzazione, promozione dell’unicità dello stile italiano, crescita della visibilità e del business sono solo alcune delle linee su cui stiamo già concretizzando le indicazioni del Vertice. Il Club è un catalizzatore unico di opportunità e lavoreremo per massimizzare il valore dell’appartenenza e della partecipazione.
Laura Biason

Lavorazione orafa. Foto: LaPresse
Lavorazione orafa. Foto: LaPresse







Unoaerre nel Club degli Orafi




Unoaerre è il socio numero 23 del Club degli Orafi, associazione che riunisce alcune delle maggiori aziende del settore.

Siamo molto orgogliosi di ritornare a far parte del Club. Unoaerre è stata infatti alle origini del Club come Socio fondatore più di 40 anni fa. Condividiamo in pieno i valori del Club e la sua strategia soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità, l’innovazione e la comunicazione. Siamo certi che sarà   una collaborazione molto proficua.
Cristina Squarcialupi, Presidente Unoaerre

Cristina Squarcialupi, presidente di Unoaerre
Cristina Squarcialupi, presidente di Unoaerre

Unoaerre è stata fondata nel 1926 da Leopoldo Gori e Carlo Zucchi, ed è una delle principali aziende al mondo specializzate nella produzione, distribuzione ed esportazione di prodotti di oreficeria, con una distribuzione in oltre 40 paesi e filiali dirette in Francia e Giappone. In particolare, in Italia l’azienda toscana è il marchio leader nel mercato delle fedi nuziali (oltre il 70%) con oltre 6.000 punti vendita serviti e un network di circa cento distributori e agenti. Dal 2013 Unoaerre fa parte del più grande Gruppo Orafo integrato italiano.

È un piacere per tutti noi dare il benvenuto a Unoaerre tra i nostri soci, proprio in questo momento di ottimismo e ripartenza. Siamo molto entusiasti di condividere questo percorso insieme.
Giorgio Villa, Presidente Club degli Orafi Italia

Giorgio Villa
Giorgio Villa







Giorgio Villa presidente del Club degli Orafi




Durante la sua vita ha vinto parecchie medaglie d’oro gareggiando in sport estremi. Ora, però Giorgio Villa assapora un oro vinto alla scrivania: è stato eletto all’unanimità, infatti, nuovo presidente del Club degli Orafi per il triennio 2021-2024. Lo ha deciso l’assemblea dei soci del club, che riunisce le più note aziende dell’industria del gioiello made in Italy.

Giorgio Villa
Giorgio Villa

Sono davvero onorato di questo incarico di grande prestigio. Ci tengo a ringraziare tutta la mia squadra per l’impegno che hanno assunto con grande entusiasmo. Sono certo che insieme a loro, svilupperemo un ricco programma di servizi dedicati ai nostri soci. Mai come oggi abbiamo bisogno di fare sistema e condividere delle scelte strategiche a beneficio dell’intero settore.
Giorgio Villa, presidente Club degli Orafi

Lavorazione orafa. Foto: LaPresse
Lavorazione orafa. Foto: LaPresse

Villa sarà affiancato da un team composto da Eleonora Rizzuto, Chief Ethics & Compliance Officer – Director Corporate Sustainability & Responsibility Bulgari, Simona Demeglio, Production Manager Roberto Demeglio in qualità di vice-presidenti. Membri del consiglio direttivo sono Azzurra Cesari, Project Manager Cesari & Rinaldi Gemmai, gruppo Futurgem, Andrea Liverino, Production Manager, Candido Operti, Amministratore Antica Orologeria Candido Operti Cagliari e Antonio Songa, Ceo Antonio Songa. Inoltre, Isabella Traglio, Deputy General Manager Vhernier e Costantino Papadimitriou, Marketing Consultant, nonché i past president Augusto Ungarelli, presidente di Vendorafa Lombardi, Andrea Broggian, Chief Operating Officer Vhernier e Luciano Mattioli, Presidente di Mattioli, saranno consiglieri del presidente.

La direzione generale rimane ad Alexandra Trosin.

Pepite e lingotti
Pepite e lingotti

Giorgio Villa è presidente di 8853, un punto fermo nel panorama industriale dei Banchi Metalli Preziosi italiani e internazionali. Negli ultimi anni ha scommesso sulla trasformazione digitale, costruendo tre piattaforme che spaziano dall’oro all’argento, dal palladio al platino, dai lingotti alle monete fino al dentale. Villa è noto anche come amante degli sport estremi: è stato tre volte campione del mondo di Offshore, oltre a vantare sette record mondiali di velocità e vincitore di due Parigi-Dakar nella categoria camion. Oggi, però, si dedica al golf.







Gioielli sostenibili a VicenzaOro January





VicenzaOro January in una edizione dedicata al gioiello sostenibile. Con molte novità ♦︎

Torna VicenzaOro January (venerdì 18 – mercoledì 23). Per la principale fiera dedicata alla gioielleria è, questa volta, il primo appuntamento completamente organizzato dalla nuova gestione di Italian Exhibition Group, cioè senza la presenza dell’ex direttore Corrado Facco e dell’ex vice presidente Matteo Marzotto. Non solo: sarà anche la prima volta, dopo 25 anni, senza un importante espositore come Pasquale Bruni, ma con la presenza di nuovi brand e qualche ritorno, come Chantecler. Ma questo non cambia l’importanza dell’appuntamento, un punto di riferimento fermo per l’industria dell’oro e per gli appassionati di gioielli. Facile riassumere i dati ufficiali di VicenzaOro January.

Oltre 59.000 metri quadri lordi di spazi allestiti, 36.000 i visitatori attesi, tra buyer internazionali, produttori e designer da più di 130 Paesi: il 60% delle presenze arriva dall’estero.

Il brand di VicenzaOro
Il brand di VicenzaOro

Come ormai di consueto gli espositori sono divisi in aree omogenee: Icon, Look, Creatiion, Expression, Essence, Evolution, alle quali si aggiunge la Design Room con 12 brand invitati. Per le imprese, In contemporanea con Vicenzaoro, torna anche T.Gold, la mostra dedicata ai macchinari e alle tecnologie innovative applicate all’oreficeria e ai preziosi. E per i visitatori, sul modello della Design Week milanese, torna anche il programma all’esterno della Fiera: Vioff Golden Wood edition (da venerdì 18 a domenica 20 gennaio).

Il programma delle iniziative sarà dedicato, tra l’altro. alla raccolta fondi per la ricostruzione di un bosco sull’Altopiano di Asiago dopo l’alluvione dello scorso autunno. Il Fuori Fiera ideato dal Comune di Vicenza per promuovere la città e le sue eccellenze comprende un programma di iniziative all’insegna di arte, cultura, intrattenimento ed esibizioni sportive, mostra diffusa artigianato & design, prodotti di imprese del territorio.

Oltre agli stand con le nuove collezioni, VicenzaOro January propone come sempre anche una serie di appuntamenti formativi.

Booth di Tirisi a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis
Booth di Tirisi a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis

Il Club degli Orafi Italia, per esempio, ha organizzato un convegno sul tema caldo della sostenibilità: Sustainable (R)evolution: creating value through social purpose, in programma domenica mattina 20 gennaio, con Gabriele Aprea, presidente del Club degli Orafi Italia e Chantecler, e di Marco Carniello, direttore della divisione Jewellery & Fashion di Ieg, Eleonora Rizzuto, direttore Sviluppo Sostenibile di Bulgari e Lvmh, Aram Shishmanian, Ceo del World Gold Council, Enzo Liverino, presidente di Enzo Liverino 1894, Gaetano Cavalieri, presidente di Cibjo. Il fil rouge dell’appuntamento è, infatti, la creatività sostenibile. A partire dal convegno di Visio.Next, per proseguire nei Digital Talks, nei Gem Talks e nella presentazione di Trendvision, sarà il tema portante nella sei giorni vicentina.

La fiera, inoltre, ha lanciato #primavicenzaoro, progetto che Italian Exhibition Group propone in sinergia con Federorafi e Agenzia Ice a partire dalla prossima edizione di gennaio. Obiettivo: valorizzare gli asset principali della manifestazione e consolidare il posizionamento della rassegna.




VicenzaOro January 2019
VicenzaOro January 2019

Laura Bicego e una prova gioielli nell'area di Nanis. ©Gioiellis.com
Laura Bicego e una prova gioielli nell’area di Nanis. ©Gioiellis.com

Vetrina di Casato a VicenzaOro
Vetrina di Casato a VicenzaOro. ©Gioiellis.com
Vetrina a VicenzaOro
Vetrina a VicenzaOro
Bracciale con diamanti e zaffiri in vetrina a VicenzaOro
Bracciale con diamanti e zaffiri in vetrina a VicenzaOro







Al Club degli Orafi ora brilla Alexandra Trosin





Alexandra Trosin alla direzione generale del Club degli Orafi Italia ♦︎

Al Club degli Orafi, associazione indipendente che riunisce le più importanti aziende dell’industria orafa italiana, arriva Alexandra Trosin come direttore generale. Esperta di moda e beni di lusso, Trosin vanta un’esperienza internazionale in maison come Dior, Brioni, Valentino e Giambattista Valli, nonché, collaborazioni di consulenza aziendale sia per soggetti strategici che per investitori finanziari. Laureata in Economics and Management of Arts, Culture, Media and Entertainment all’Università Bocconi di Milano, è inoltre responsabile del Topic Fashion Luxury Design della BocconiAlumni.

Alexandra Trosin
Alexandra Trosin

“Nel mio nuovo ruolo presso il Club degli Orafi partendo dalla valorizzazione dello straordinario heritage del Club, insieme al board, renderemo operativo il piano strategico che abbiamo sviluppato negli ultimi mesi con l’aiuto della società di consulenza Valdani Vicari & Associati. Si tratta di un business plan ambizioso, ma sostenibile, che ha come obbiettivo il mettere al centro gli interessi degli associati, tenendo sempre presente l’importanza strategica del nostro settore per la valorizzazione del Made in Italy e per l’economia del paese in generale.”







I gioielli italiani brillano di più





Il punto sul mercato della gioielleria in Italia: nel 2017 vendite in crescita. E boom dell’export soprattutto verso la Francia (grazie a Bulgari) ♦︎

Subito dopo le lamentele per il meteo (fa troppo caldo, troppo freddo, troppo piovoso, troppo asciutto), il secondo sport preferito degli italiani è il pessimismo. Quello degli italiani è un popolo di insoddisfatti, molto più infelice di chi vive in Paesi con meno ricchezza, meno bellezze da ammirare, meno squisiti cibi da assaggiare. Quindi, se gli orafi dicono che il 2017 è stato un anno d’oro, bisogna proprio credere loro. 

A fare il punto sul mercato della gioielleria ci ha pensato il Club degli Orafi, che cita i dati Istat sulla produzione e il fatturato del settore dell’oreficeria e bigiotteria. Nel 2017, quindi, i due settori hanno registrato in Italia una crescita rispettivamente del 15,6% e dell’8,9%. Ma siccome non bisogna esaltarsi troppo, il Club degli Orafi raffredda un po’ l’entusiasmo. Sì, è vero che gli affari sono andati meglio, ma anche grazie al miglioramento dell’economia mondiale e della domanda specifica di gioielli in oro, come decretato dal World Gold Council. Nel mondo, infatti, nel 2017 la domanda mondiale di gioielleria in oro è cresciuta del 4% in quantità, grazie soprattutto a una accelerazione a fine anno.

Piщ esportazioni

Le aziende italiane ne hanno approfittato per esportare di più. L’export verso altri Paesi è lievitato del 12% in valore per il complesso della gioielleria e bigiotteria (del 12,7% per la sola componente in metalli preziosi, che cresce anche del 6% in quantità). In particolare, sono aumentate le vendite verso la Francia (+33,0%, quasi 190 milioni in più rispetto al 2016), anche per effetto dell’entrata in produzione a Valenza del nuovo stabilimento Bulgari, parte del gruppo francese Lvmh, con Alessandria che diventa la prima provincia esportatrice superando la soglia dei 2 miliardi di euro.

Buoni i risultati dell’export anche verso la Svizzera (+15,7%, pari a 188 milioni di euro) saldamente al primo posto come destinazione, verso Hong Kong (+16,2%, 109,5 milioni di euro) e verso gli Stati Uniti (+19,5, 127,3 milioni di euro). Da segnalare il forte sviluppo delle esportazioni dirette in Turchia, che crescono del 29% (+56 milioni di euro). Continuano, invece, a calare le vendite verso gli Emirati Arabi Uniti (-3,4%): rispetto al 2013 le vendite di gioielli italiani si sono ridotte di circa il 30%, con una perdita di 380 milioni di euro. Nonostante l’incremento delle importazioni (+9,1% e +23,6% per la componente in metalli preziosi), il saldo del settore orafo è ulteriormente aumentato, superando i 4 miliardi di euro (4,4 miliardi per i gioielli in preziosi).

Il commento dell’analista

«L’accelerazione degli indici di produzione, del fatturato e delle esportazioni nel corso di tutto il 2017 testimonia l’importanza del know how e delle competenze italiane nel gioiello, in grado di attrarre nuovi investimenti e di sostenere la competitività delle numerose piccole e medie imprese che operano nel settore. Lo scenario internazionale rimane favorevole alle imprese del settore anche nel 2018, con i principali mercati di destinazione attesi rimanere in crescita», è il commento di Stefania Trenti, della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Federico Graglia





Garavelli, prime fasi di lavorazione
Garavelli, prime fasi di lavorazione
Lavorazione di un cammeo
Lavorazione di un cammeo
Collana di Bulgari con gemme
Collana di Bulgari con gemme di colore

Anello Trombino con rubino burmese di 5,98 carati non riscaldato
Anello Trombino con rubino burmese di 5,98 carati non riscaldato

Il celebre bracciale serpente, in versione orologio
Il celebre bracciale serpente, in versione orologio
81064079 emozioni
Anello in oro bianco, rubino e diamanti

Bracciale in oro bianco e diamanti
Bracciale in oro bianco e diamanti

Orecchini con pendente in oro bianco della collezione Emozioni
Damiani, orecchini con pendente in oro bianco della collezione Emozioni







Il bracciale super star di Natale

Il bracciale batte tutti negli acquisti di Natale, in aumento chi sceglie gioielli ♦︎

Che gioiello acquisteranno gli italiani per Natale? Uno su due comprerà un bracciale. La previsione è contenuta nella indagine svolta da Format Research per conto di Federpreziosi Confcommercio, Club degli Orafi e Preziosa Magazine, e presentata al Gold/Italy di Arezzo. La ricerca si basa sulle risposte di un campione di consumatori con età superiore ai 24 anni che nel corso degli ultimi 18 mesi si sia recato in gioielleria con l’intenzione di acquistare. Insomma, habitué. Certo, chissà se aver scelto chi frequenta già gioiellerie offre un quadro equilibrato.

In ogni caso, secondo l’indagine, chi acquisterà oggetti preziosi come dono natalizio è in aumento dal 10,8% all’ 11,2% dello scorso anno. E acquisterà soprattutto bracciali (50,1%), seguiti dagli orecchini (43,4%). Dato che chi è stato intervistato poteva offrire più di una risposta, seguono ciondoli (39%), collane e collier (36,2%). Sorpresa: gli anelli generici sono considerati solo dal 26,9%, seguiti da quelli di fidanzamento (13%), da spille (12,5%), gemelli e fermacravatte (11,1%).

Vetrina di una gioielleria
Vetrina di una gioielleria

Altro dato significativo: c’è una significativa crescita della fiducia nei confronti dei negozi online dei brand più affermati (dal 12,7% del 2016 all’attuale 20,2%) e in generale nei siti di e-commerce (dal 24,6% al 27%). In aumento anche la percentuale di chi si rivolgerà alle gioiellerie all’interno dei centri commerciali (da 48,8% al 52,5%) piuttosto che su strada (in calo dal 51,7% al 48,7%). L’81,9% degli intervistati ha dichiarato che acquisterà gioielli per i propri famigliari mentre il 29% lo farà per se stesso, e in tutti e due i casi la maggioranza è rappresentata dalle donne. Gli uomini, invece, risultano essere i principali acquirenti che doneranno i propri acquisti ad altri parenti (17,7%) e a conoscenti (1,6%). Proporzioni simili si registrano anche in direzione dei bijoux: 72,9% per i famigliari, 25,8% per sé e 23,5% per gli amici. L’oro resta il materiale preferito con il 22,7% delle scelte, seguito dal 17,7% della bigiotteria, il 14,1% raggiunto dall’argento e il 4,3% del platino. Infine, l 59,1% preferisce puntare su marchi molto conosciuti. Lavinia Andorno

Bracciale della collezione il Giardino
Bracciale della collezione il Giardino di Vendorafa
Van Cleef & Arpels, bracciale in platino, oro, rubini e diamanti, 1959
Van Cleef & Arpels, bracciale in platino, oro, rubini e diamanti, 1959
Bracciale in oro spazzolato e lucidato con calcedonio intagliato
Maison Auclert, bracciale in oro spazzolato e lucidato con calcedonio intagliato
Bracciale Sos Alliance, in oro giallo e diamanti
Shamballa, bracciale Sos Alliance, in oro giallo e diamanti
Bracciale doppio filo in cuoio 3 mm con elementi in oro lavorato a mano, argento, perle naturali, ametista verde, amazzonite, acquamarina e turchese
Misani, bracciale doppio filo in cuoio 3 mm con elementi in oro lavorato a mano, argento, perle naturali, ametista verde, amazzonite, acquamarina e turchese
Allison Lou, bracciale con charm ispirati al gioco del Monopoli. Prezzo: 3355 dollari
Allison Lou, bracciale con charm ispirati al gioco del Monopoli. Prezzo: 3355 dollari
Fope, MiaLuce, bracciale in oro rosa con diamanti
Fope, MiaLuce, bracciale in oro rosa con diamanti

In aumento le vendite di gioielli italiani

L’export italiano di oreficeria è in (quasi) generalizzata ripresa. Ma il Club degli Orafi manifesta anche qualche dubbio ♦︎

Un primo trimestre d’oro per l’oreficeria. A testimoniarlo sono i diretti interessati: il Club degli Orafi ha diffuso le cifre relative al periodo gennaio-marzo 2017, secondo i dati del World Gold Council. Pare in tutto il globo sia diffusa una febbre per anelli, collane e bracciali, anche se gli orafi definiscono la domanda mondiale di gioielleria in oro in «crescita  modesta», condizionata anche dalla ripresa dei prezzi dell’oro, e limitata ad alcuni Paesi, lasciando i livelli inferiori rispetto alla media storica. Insomma, non certo euforia, a dispetto dei numeri: il settore orafo italiano ha registrato una crescita delle esportazioni in valore (+10,4%), con una ripresa significativa a Hong Kong (+23,1%), negli Stati Uniti (+31,4%), in Francia (+45,4%) ed in Turchia (+27,5%). In calo, invece, i valori venduti negli Emirati Arabi Uniti (-14,1%) e nel Regno Unito (-16,5%). La Svizzera, principale destinazione delle esportazioni italiane, evidenzia invece una sostanziale stabilità (-0,2%). Tra i territori, spicca il dato della provincia di Alessandria (distretto di Valenza Po), che ha registrato un incremento del 24,7%, con un forte sviluppo degli invii verso la Francia. Meno brillanti ma comunque in positivo le esportazioni di Arezzo (+4,9%) e Vicenza (+2,9%).





Gabriele Aprea
Gabriele Aprea

Bene, ma…

Non sembrerebbe un quadro così grigio. «Lo scenario internazionale del 2017 è sicuramente migliore rispetto al deludente 2016: non mancheranno, pertanto, per le imprese italiane dell’oreficeria le opportunità di crescita sui mercati esteri», è il commento di Stefania Trenti, della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, banca a cui è affidato il compito dell’analisi. «Il contesto continuerà però ad essere caratterizzato da rischi, in particolare di natura politica: gli elevati livelli di incertezza, peraltro, dovrebbero continuare a sostenere le quotazioni dei preziosi».

VicenzaOro September
VicenzaOro September

Aprea: conta il marketing

Anche Gabriele Aprea, presidente del Club degli Orafi Italia, legge i dati con cauto ottimismo: «Sebbene il valore raggiunto dalle esportazioni della gioielleria italiana nel primo trimestre 2017 sia più rassicurante, il mercato mondiale sta vivendo una grande trasformazione. I dati diramati a maggio dall’agenzia Bloomberg indicano un significativo calo di fatturato da parte di alcuni dei gruppi più grandi a livello internazionale operanti nel settore della gioielleria classica. Al tempo stesso gruppi emergenti operanti nel campo della gioielleria entry-price in argento e/o metalli non preziosi, che appena 10 anni orsono apparivano di scarsissima rilevanza, hanno raggiunto dimensioni importanti in breve tempo, e continuano tuttora a crescere a ritmi significativi. I cambiamenti socio economico culturali in veloce evoluzione devono essere tempestivamente interpretati al fine di agganciare i consumatori più giovani e avvicinarli al mondo del gioiello, adeguando sia il prodotto, che le modalità di vendita e di comunicazione, al loro universo di valori. Su tali premesse, appare evidente che le strategie delle aziende orafe dovranno essere sempre più guidate dal marketing che dal mero gusto del bello e ben fatto. Le aziende della filiera, caratterizzate da una dimensione media molto ridotta (circa 25.000 per un totale di 75mila addetti, con una media di appena tre addetti per azienda) devono crescere almeno fino alla soglia necessaria per potersi strutturare in modo tale potersi assicurare le vitali attività di pianificazione, esecuzione e controllo. Il Club degli Orafi Italia è in prima linea con un ambizioso progetto formativo imprenditoriale e manageriale, anche di svecchiamento culturale, a sostegno delle piccole e medie imprese del gioiello per avviare percorsi di crescita e/o di aggregazione di imprese. Negli ultimi anni diverse imprese orafe italiane sono passate in mani straniere. È ora di rimboccarsi le maniche e farsi valere».

Tra gli stand di VicenzaOro
Tra gli stand di VicenzaOro







Gioielli italiani a due facce

Per i gioielli italiani un 2016 a due facce: calo dell’export, ma più fatturato ♦

Gioielli italiani un po’ meno acquistati all’estero. Lo indicano dell’Istituto di statistica (Istat) relativi alla produzione (-1,9%) e alle esportazioni, sia in valore (-4,6%) che in quantità (-1,8% per i soli gioielli in metalli preziosi). Le cifre relative al 2016 indicano anche che il calo ha un nome, anzi, due: Cina e India, che hanno diminuito le importazioni. Ma, in realtà non sono stati gli unici Paesi ad acquistare meno. Il Club degli Orafi ha diffuso anche i dati elaborati dalla centro studi del gruppo bancario Intesa Sanpaolo, le esportazioni italiane di gioielleria e bigiotteria hanno perso circa 300 milioni di euro rispetto al 2015, con cali diffusi a quasi tutti i mercati di sbocco e con una nuova contrazione importante verso gli Emirati Arabi Uniti (-15%, pari a 160 milioni di euro in meno), Paese di ingresso per il resto del Medio Oriente e l’India. Negative anche le esportazioni verso Svizzera e Francia (-6,7% e -10,6%), dove spesso i gioielli Made in Italy sono quelli realizzati conto terzi per le grandi Maison, cioè prodotti in Italia e venduti con il marchio delle grandi firme, e successivamente destinati ad altri mercati e verso Hong Kong (-9,1%).





Negozio di gioielleria a Dubai
Negozio di gioielleria a Dubai

Le statistiche sul fatturato (su imprese con più di 20 addetti) indicano però che il settore gioielleria e bigiotteria ha chiuso il 2016 in crescita del 9,3%, grazie a risultati brillanti sia sul mercato interno (+6,7%) che su quelli esteri (+10,7%), dato in contraddizione con le informazioni sui flussi di export. Come si spiega? Semplice: il settore è composto da tante micro imprese ed è molto difficile da monitorare con sicurezza.

Gioielleria in Cina
Gioielleria in Cina

Secondo Stefania Trenti, del centro studi di Intesa Sanpaolo, «i risultati 2016 sono stati condizionati da una domanda mondiale non favorevole, in particolare nella prima parte dell’anno. Lo scenario internazionale si è mostrato in miglioramento nel corso dell’anno e le attese per il 2017 sono di moderata accelerazione del Pil mondiale: le esportazioni di gioielleria e bigiotteria dell’ultimo trimestre dello scorso anno hanno interrotto la discesa, un buon segnale che potrebbe sottintendere una vicina inversione di tendenza, nonostante il clima di forte incertezza condizioni le scelte di acquisto di gioielli a livello internazionale».

Baselworld 2017, interno
Baselworld 2017, interno







I 10 comandamenti degli orafi

Di che colore è il domani degli orafi? Sarà d’oro oppure di piombo? Saranno schiavi del marketing? A Milano il Club degli Orafi ha organizzato una sorta di Stati Generali dell’oreficeria per cercare (forse) di comprenderlo. L’arduo compito è stato affidato a Enrico Finzi, presidente AstraRicerche. Secondo la sua analisi, la crisi ha causato una moria di negozi. Ma il lato buono della medaglia p che i sopravvissuti hanno una fetta potenziale di clienti maggiore. Dunque, che fare? Finzi si è lanciato nei dieci comandamenti per gli orefici, sul sacro altare del marketing. Eccoli.

Enrico Finzi
Enrico Finzi
  1. Non bisogna distinguere più tra produttori e distributori: i destini sono sempre più strettamente legati, con imprese che scelgono i distributori come partner, e retailer che la piantono con l’ossessione di tenere di tutto un po’, ma imparano a vincere tenendo molto di meno brand. Addio ai numeri molto elevati di marche e piccole marche o, peggio, unbranded o mettendoci qualcosa a proprio nome, con una sorta di private label di qualità. Insomma, è indispensabile scegliere e bisogna immaginare la filiera non come una stretta partnership.
  2. Il produttore deve individuare alcuni marchi o semi brand strategici per il marketing del suo prodotto (il distributore ha come oggetto il suo punto vendita, l’assortimento è strumentale rispetto alla sua attività). Devono scegliere partner commerciali che gli garantisca una presentazione adeguata dell’assortimento, mentre i retailer devono selezionare i fornitori e averne molto di pochi. Scegliere è una parola chiave per essere scelti, il modello Bata, dove c’è di tutto un po’, funziona per le calzature, ma non per le gioiellerie.
  3. I produttori devono selezionare a loro volta i clienti paganti. Motivare i prodotti non solo quelli che si vendono da soli, appannaggio dei grandi marchi. Ci vogliono assortimenti selettivi meno ampi in numero di marche, ma più lunghi come prezzo. È poi visibili in vetrina per sconfiggere il web che offre accessibilità.

    Vetrina di una gioielleria
    Vetrina di una gioielleria
  4. La location: è il momento storico per cambiarla e renderla riconoscibile. L’arredamento non deve essere blindato per ragioni di sicurezza, perché si tengono fuori i giovani e i potenziali clienti si sentono intimiditi. E poi l’accessibilità serve a contrastare l’effetto web. Insomma il punto di vendita non deve essere respingente, deve essere macchina per comunicare e non solo per vendere. La visibilità anticipa le sensazioni della shopping experience. Nel settore della gioielleria il titolare e la commessa devono essere friendly. Gli interventi di illuminotecnica costano poco e la parola d’ordine è «scaldare l’ambiente».
  5. I prezzi: varietà accessibilità dal basso ed estensione verso l’alto, anche dentro una marca. Gli sconti non devono essere generalizzati, ma selettivi e personalizzati. Bisogna fare il contrario delle profumerie.
  6. I servizi: nel punto vendita devono essere più numerosi del passato. Bisogna usare lo strumento della prevendita, creare aspettative. Considerarlo come una semina.
  7. Competenza nella vendita: è necessaria dopo anni di prodotti che si vendono da soli. La competenza deve essere assoluta, bisogna dedicare risorse alla formazione dei commessi e i produttori devono basare la scelta dei partner retailer anche in base a questo aspetto. Deve essere anche rassicurante per contrastare l’incertezza sul proprio patrimonio: l’acquisto di un gioiello implica una spesa in meno per il cliente. Bisogna assicurare che l’acquisto è un investimento.
  8. La cultura sul gioiello: è diventato democratico, troppo, e c’è un impoverimento culturale della domanda. È difficile trasferire la cultura del gioiello, ma è fondamentale per rassicurare il cliente. Il punto di vendita rispetto al web ha il vantaggio di poter supportare e orientare la scelta del cliente con empatia su prodotti proposti come la cosa giusta, per quella persona (ma su questo obiettiamo: gioiellis.com fa cultura del gioiello). C’è il boom dell’auto-regalo femminile per superare un dolore o per gratificarsi, mentre gli uomini stanno perdendo il gusto di regalare un monile.
  9. Il servizio post vendita, la riparazione, la rimessa a modello e altre iniziative puntano a mantenere il cliente con sconto personalizzato magari per il compleanno. Il prodotto deve essere personalizzato, il gioiello come quello della nonna rubato.
  10. Infine, integrazione tra offline e online: il web è insostituibile per info e galleria prodotti e seduzione. Poi, si acquista in negozio con le persone. Infatti, il decimo comandamento parla di depressione collettiva di categoria e filiera dovuta ad anni troppo duri. Insomma, bisogna per supportare il marketing dell’inutile, che se funziona diventa il marketing della felicità, per dare un di più alla vita, che mira a trasmettere entusiasmo.

    Gioielleria a Firenze
    Gioielleria a Firenze

Aprea presidente del Club degli Orafi

Il numero uno di Chantecler, Gabriele Aprea, diventa presidente del Club degli Orafi Italia. Il Club è una specie di pensatoio che riunisce i principali operatori della filiera dei gioielli. L’idea è quella di fare squadra, mentre all’estero i grandi gruppi fanno sentire una pressione sempre più forte. «Ci tengo molto anche ad allargare il dialogo con il dettaglio, che molto ha sofferto in questi anni di difficile congiuntura economica», è il commento di Aprea. «Con la sua specificità di grande diffusione territoriale rappresenta un patrimonio da valorizzare per la sua storia unica di servizio e attenzione al cliente imparagonabile che va preservato e riproposto anche ai giovani come un’occasione di possibile impiego e sviluppo professionale. Soltanto nell’incontro nella filiera e nelle alleanze tra i diversi attori attraverso momenti di acculturamento imprenditoriale e manageriale, di scambio e di servizi ci possono essere occasioni di crescita reciproca in un mondo sempre più sfidante. Inoltre, la lunga collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa San Paolo permette al Club di avere un ruolo di protagonista per le informazioni del settore».

Il settore orafo ha registrato nel 2015 un miglioramento nel fatturato (+3,8) rispetto all’anno precedente. La spinta è arrivata, ancora una volta, dai mercati esteri con un incremento dell’8,8 % Nel 2015, le esportazioni hanno registrato un andamento favorevole verso la Svizzera (+12,9%), tornata al primo posto tra gli sbocchi commerciali, Hong Kong (+12,9%), Stati Uniti (+10,4%) e Francia (+37,2%), dove spiccano, in particolare, i flussi di gioielli originati dalla provincia di Alessandria. Continua invece il rallentamento delle vendite verso gli Emirati Arabi Uniti (-10,8%).

Le prospettive per il 2016, secondo Stefania Trenti, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, «appaiono molto simili a quanto già visto nella seconda metà del 2015: la domanda interna dei paesi più maturi appare infatti solida mentre maggiori sono le incertezze per le economie dei paesi emergenti, in particolare i produttori di materie prime energetiche, forti acquirenti di gioielli made in Italy negli scorsi anni».

Gabriele Aprea
Gabriele Aprea