Viaggio fantastico dalla fantascienza alla gioielleria: Michela Trento è la fondatrice del marchio di gioielli 12PM. E la sua nuova DarkSide collection, realizzata in bronzo, con smalto di nero, smerigliato a mano per renderlo opaco e unico, si presta a essere oggetto di una storia fantastica. La novità riguarda i piccoli disegni stilizzati di un Dragone, una Carpa ed un Airone, impressi sullo smalto. Non solo: ogni gioiello è legato alla storia di due personaggi immaginari: Amina e Karbo. Nella narrazione fantasy di 12Pm, i due personaggi si amano, ma sono divisi una maledizione li separa, condannandoli a un’esistenza fatta di salti tra mondi, tempi e spazi diversi.
Amina e Karbo sono quindi separati in due dimensioni lontane, dimenticate e irraggiungibili, tranne che una volta ogni 12 mesi, alle 12 pm e per 12 ore. Congiunzione numerica che collega la storia con il marchio di Michela Trento, che accanto alla gioielleria coltiva la passione per il mondo della moda e per l’arte sotto forma di illustrazione e design.
Cristiana Perali, lo spirito di Roma
Una piccola bottega orafa incastonata nella Roma Vecchia, tra un’ansa del Tevere e Campo dei Fiori, tra il Vaticano e Piazza Navona: i gioielli di Cristiana Perali sono l’eredità di un secolo passato a lavorare metallo e pietre. Quella di Cristiana Perali, infatti, è una piccola azienda orafa con una grande tradizione: risale al 1907 quando Carlo, il nonno dell’attuale proprietaria, ha iniziato l’attività aprendo una gioielleria con annessi laboratorio d’orologeria di precisione e laboratorio orafo.
Nel 1945 Carlo Perali è stato affiancato dal figlio Paolo, che ha a sua volta trasmesso la sua passione per i gioielli alla figlia Cristiana, designer e stilista di gioielli di terza generazione. Inevitabile che lo spirito della Città Eterna faccia parte dell’ispirazione della produzione orafa della bottega, ma senza che si manifesti in gioielli che possano essere associati a un appeal turistico. La città di Cristiana Perali è semplicemente introiettata, come nella collezione Roma, che riprende il design delle antiche pavimentazioni stradali in pietra. Anche per questo i suoi gioielli sono stati esposti nei musei e nelle mostre di alta gioielleria e hanno sfilato nelle passerelle di alta moda a Roma , Pechino, Shanghai, Chicago, New York, San Pietroburgo e Città del Messico.
Eleonora Ghilardi in tuffo con H2O
L’acqua è l’elemento naturale che più è necessario per lo sviluppo della vita. Ed è anche una materia amata dagli esseri umani. In realtà, però, non si tratta di un elemento singolo, ma di un composto chimico di due atomi di idrogeno legati a un atomo di ossigeno. In chimica questo rapporto è sintetizzato dalla formula H2O. L’acqua come elemento naturale rappresentato dalla formula è anche la fonte di ispirazione per la collezione di Eleonora Ghilardi, artigiana-orafa e designer di gioielli lombarda. La sua collezione H2O è proprio un omaggio alla natura e al suo elemento più importante.
Per sottolineare l’attenzione all’equilibrio naturale, inoltre, ogni gioiello della linea H2O è confezionato in un packaging in carta riciclata, profumato con fragranza creata appositamente per la collezione e certificato di autenticità (italiano-inglese), libretto manutenzione gioiello (italiano-inglese) e sacchetto in cotone per il trasporto e la protezione del gioiello. I gioielli ricordano nella forma gli spruzzi irregolari di un’onda e sono realizzati con la tecnica della fusione a cera persa in argento oppure bronzo, con l’aggiunta di pietre dure come diaspro oppure labradorite.
Unoaerre sulle piramidi
Per secoli in diverse aree del mondo gli uomini hanno costruito piramidi. La piramide più grande per volume, per esempio, è quella di Cholula, che si trova nello Stato messicano di Puebla. Ma le più famose sono quelle che si trovano in Egitto, tra cui la Grande Piramide di Cheope, che è l’unica delle antiche Sette Meraviglie del Mondo Antico ancora rimasta. La forma geometrica delle piramidi, oggi, è invece utilizzata per oggetti molto più piccoli, come i gioielli. Va in questa direzione la collezione di fashion jewellery Piramidi, proposta da Unoaerre.
Da tempo l’azienda toscana specializzata in gioielli in oro ha allargato la sua attività anche alla gioielleria a prezzi più abbordabili, con la proposta di collezioni create con bronzo e argento, meno costosi dell’oro. È il caso della collezione Piramidi, che è realizzata in bronzo argentato oppure in versione color oro. La collezione comprende collana con chiusura a Y, bracciale e anello in catena grumetta, tutti con elementi geometrici piramidali.
I serpenti di Unoaerre
Poveri serpenti. Questi rettili hanno un destino bizzarro: sono generalmente odiati dalle donne (e anche dagli uomini), anche se nella grande maggioranza sono assolutamente innocui. Eppure, allo stesso tempo, le donne li amano. Ma a patto che siano sotto forma di gioiello. Il serpente che diventa bracciale o collana ha ora anche l’etichetta di Unoaerre, azienda italiana del distretto di Arezzo, che tradizionalmente è specializzato in gioielleria in oro. In questo caso, invece, la collezione Snake di Unoaerre fa parte della linea fashion. E, per questo, i gioielli sono realizzati in bronzo dorato.
La collezione Snake è una delle novità presentate per l’autunno inverno 2022. La collezione è composta da collana, bracciale e anello in catena grumetta battuta, con serpente in smalto verde e nero. La collana, in cui il serpente in smalto verde diventa una chiusura.
Annelise Michelson, design di moda
Annelise Michelson, designer per caso: ecco i suoi gioielli e la collezione estiva scatenata ♦
C’è chi nasce con il “virus” del designer di gioielli e fin da bambina (o bambino) non desidera altro che inventare nuovi orecchini, anelli e bracciali. E c’è chi si trova a fare il gioielliere per caso. Eppure ha successo. È la storia di Annelise Michelson, figlia di un businessman francese e di una cantante lirica sudafricana.
Cresciuta a Parigi, si è indirizzata verso il mondo della moda: ha lavorato per Hermès, Vanessa Bruno, Paul & Joe. Ha disegnato vestiti e borse. Poi, un giorno, le hanno chiesto di provare a progettare un bijou. Da allora non si è più fermata e, dopo pochi anni ha conquistato Le Bon Marché a Parigi, ma anche Bergdorf Goodman, Saks Fifth Avenue a New York. Non è alta gioielleria. È buona gioielleria, con idee e, soprattutto, una grande portabilità. Design moderno senza essere stravagante. La sua formazione nel mondo del fashion la spinge a creare una gioielleria prêt-à-porter di buon livello e indossabile sempre. E una intelligente politica di prezzo: i gioielli sono proposti in bronzo, argento, oro, placcati. Stesso modello, costo differente. «Mi piacerebbe indossare tutti i miei pezzi», dice. «Non voglio solo fare qualcosa pensando solo al mercato, mi sentirei come se stessi mentendo a me stessa». E facendo così accontenta anche gli altri.
All’inizio del film del 1969 Cactus Flower, la giovane Toni Simmons (Goldie Hawn) tenta di suicidarsi inalando il gas dal fornello. Ma viene salvata dal vicino di casa e la commedia si evolve in un divertente crescendo di equivoci e intrecci amorosi. Morale: anche le vicende più spinose possono evolversi e fiorire, quindi c’è una speranza al fondo di ogni disavventura. Un film che deve essere piaciuto a Bona Calvi, tanto da ispirare la capsule collection Cactus. Niente paura: i gioielli non pungono.
I cactus in miniatura sono in bronzo, con al centro un piccolo smeraldo, rubino o diamante con taglio a rosa. I gioielli cactus comprendono anelli, un bracciale e degli orecchini. I gioielli sono realizzati in modo artigianale attraverso la tradizionale tecnica della modellazione a cera persa nel suo laboratorio nel centro di Milano. Bona Calvi dopo il liceo si è iscritta all’Accademia di Belle arti di Brera e successivamente alla scuola Orafa Ambrosiana di Milano. Ha iniziato ha realizzare gioielli nel 2015.
I fotografi definiscono come blue hour quei momenti che precedono il calare della sera e che offrono un’atmosfera un po’ misteriosa. Con maggiore romanticismo la Maison italiana Vhernier ha chiamato Coucher du Soleil (tramonto) la sua prima collezione a sperimentare l’utilizzo del bronzo. L’omaggio alla blue hour è, naturalmente, contrassegnata anche (ma non solo) dal colore a cui si riferisce la collezione. Coucher du soleil è caratterizzata dall’utilizzo di materiali classici e non comuni. Inoltre, la lavorazione dei gioielli è modulare, composta da sottili elementi verticali in bronzo tinto di blu, grazie a uno speciale processo, e oro.
Ai due metalli abbinati si aggiunge, in alcune versioni, il bagliore dei diamanti, incastonati in un ordine che sembra casuale, ma non lo è, come è nello stile della Maison piemontese. La collezione comprende bracciali e anelli a fascia, orecchini scultura, anche con volumi generosi. La collezione, oltre alla tonalità blu, comprende anche gioielli con sfumature dorate, sempre realizzati con gli stessi materiali, ma con diamanti in versione brown.
Design giapponese, scultura e avanguardia milanese: è il mix alla base dei gioielli di Natsuko Toyofuku ♦︎
Il semplice e geniale design del Giappone ispirato da un’anima da scultrice. Natsuko Toyofuku, detta Natsu, è una designer di gioielli che vive e lavora a Milano, con un laboratorio showroom in una delle vie della movida, corso Como. Giapponese di nascita, vive in Italia fin da quando era bambina. Il padre, Tomomori Toyofuku, è stato un grande scultore attivo negli anni Sessanta e Settanta, un ponte tra la tradizione giapponese e l’avanguardia occidentale. E la madre, Kazuko, era una pittrice.
Con questo imprinting, Natsuko ha elaborato la sua creatività nella gioielleria. Usa argento e bronzo, con l’aggiunta di perle, elemento classico della gioielleria giapponese, assieme a smalto, pietre naturali. Ma, soprattutto, i suoi gioielli si distinguono per la forma inusuale, scultore da indossare e che non passano inosservate. Lavorati artigianalmente, i gioielli di Natsuko Toyofuku si sono rivelati uno choc negli anni Ottanta, quando la designer ha iniziata l’attività. Ora, però, sono generalmente accettati e hanno conquistato un pubblico più vasto.
Il cerchio magico è un rituale di origini molto antiche, che ha avuto particolare uso nella magia cerimoniale, praticata soprattutto tra Medioevo e Rinascimento, e tornata in auge nell’Ottocento. Il cerchio, insomma, è da sempre un simbolo, oltre che una forma geometrica. Può essere un’icona di perfezione, rappresentazione ideale del tempo, del giorno e della notte, dell’eterno ritorno. Ed è protagonista di tante collezione di gioielli, a cui si aggiunge ora anche la linea Magic Circle di Boccadamo.
L’azienda specializzata in bijoux e argento, ha rivisitato nelle sue linee più essenziali, la collezione, conservando nelle nuove parure il gioco geometrico dei cerchi singoli o concentrici, con una texture dall’effetto diamantato. La luminosità dei cristalli Swarovski, che si fonde con un design minimal chic, rende la linea Magic Circle moderna, con uno stile urban. I bijoux sono realizzati in bronzo placcato oro rosa o giallo, oppure con rodiatura color argento.
Daniela De Marchi ha una boutique a Milano, ma esporta i suoi gioielli anche in Francia, Gran Bretagna o Giappone.
Milano, oltre a essere una città italiana, è anche un marchio. Fa rima con design, moda, stile. Per queste virtù non nascoste Milano è famosa in tutto il mondo. Non stupisce, quindi, che chi disegna gioielli in questa città trovi una eco internazionale. Ma non stupisce neppure che chi ha successo all’estero in Italia sia meno noto. Nemo propheta in patria, recitano i testi sacri (nessuno è profeta a casa sua), come testimonia Daniela De Marchi. La designer è conosciuta e apprezzata a Milano, dove ha boutique e atelier, ma è distribuita anche nel resto d’Italia. Inoltre, i suoi bijoux sono venduti anche all’estero, come Francia, Gran Bretagna e fino in Giappone.
Daniela De Marchi si è dedicata alla gioielleria a 23 anni, dopo aver vinto una borsa di studio allo Ied, Istituto europeo del design. Oggi i suoi gioielli, con il marchio Ddm, sono realizzati soprattutto in argento e bronzo, con l’aggiunta di pietre naturali, ma anche diamanti bianchi o brown. La designer propone orecchini, collane, anelli e bracciali in argento anche com smalti colorati. E l’ottone, inoltre, è presentato in otto differenti colori: dorato, ramato, viola, rosso, argentato, turchese, oltremare e midnight. Una delle collezioni di punta, D di Diamonds aggiunge al semplice bronzo piccoli diamanti bianchi, che impreziosiscono il gioiello.
San Pantaleo, per i cristiani, è il patrono di medici e ostetriche. E in piazza San Pantaleo, a Roma, si trova l’atelier di Giulia Barela, una delle firme della gioielleria della capitale d’Italia. Qual è il link? Semplice: per la designer la bellezza deve essere una pratica di benessere. In qualche modo, insomma, i gioielli possono curare lo spirito o, almeno, dare il buonumore. Da questo principio Giulia Barela è partita per ideare la collezione Memento.
La parola è legata al concetto di memoria e, quindi, di consapevolezza del passato, in particolare per la condizione femminile. E forse gli elementi a forma di scala che compongono alcuni pezzi della collezione simboleggiano anche i saliscendi della vita, oltre che una metafora della crescita personale. Altra icona che ricorre è quella del quadrifoglio, un portafortuna. In ogni caso la collezione, realizzata con effetti scultorei, è composta da 13 pezzi: due bracciali, cinque anelli, una collana e un ciondolo. Sono disponibili sia in argento 925 sia in bronzo bagnato oro 24 carati.
Patrizia Corvaglia, omaggio all’antica Roma
Patrizia Corvaglia è una jewelry designer romana e artista romana. E, come tanti romani (e anche molti non romani) ama la Città Eterna. Lo conferma la nuova collezione di gioielli che è, appunto, dedicata a Roma (con la speranza di una rinascita che porti con sé i prodromi un nuovo rinascimento dopo i terribili mesi della pandemia di covid-19). La collezione comprende una serie di gioielli in bronzo dorato e argento che riproducono, stilizzate, le geometrie di alcuni dei monumenti più famosi di Roma, come il Cupolone (San Pietro), il Campidoglio, il Colosseo, l’Acquedotto romano, e persino il profilo di Agrippina, nobildonna e imperatrice dell’antica Roma.
Roma è la mia città, quella dove vivo sin da bambina, quella che mi ha accolto, abbracciato e regalato tutta la bellezza che mi è servita per percorrere la mia strada. Roma è sempre stata legata all’arte e al classicismo, in questa collezione ho voluto riproporre il gusto classico e i monumenti simbolo della città. Le infinite passeggiate a guardare con il naso verso il cielo le sue infinite cupole, statue, templi, le piazze e vicoli dove ogni pensiero e preoccupazione venivano annullate dalla grandezza dalla sua maestosità. Quando si dice che la bellezza salverà il mondo, intendiamo proprio questo: la bellezza è capace di portarci in un’altra dimensione, di staccarci da quella in cui le mediocrità ci assalgono e disturbano per farci volare in un infinito enorme che ci eleva, mentre tutto il resto diventa piccolo e lontano. Questa collezione è la mia dedica lei, al mio amore, alla mia città: Roma.
Patrizia Corvaglia
I nuovi gioielli di Gala Rotelli, ispirati dalla luce e dal mondo dell’arte ♦︎
Gala Rotelli, giovane designer di Milano, con la passione per l’architettura, la pittura e per i gioielli, accende una luce sulla sua nuova collezione. Che si chiama, appunto, Lux Lucis, parole che significano luce luci in lingua latina. Sottinteso: gioielli che splendono, che inviano bagliori, che attirano gli sguardi. Ma anche, per la designer, un significato più introspettivo: “La luce nascosta dentro ciascuno di noi, quella piccola fiamma che ci permette di sognare ogni notte prima di chiudere gli occhi”.
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La collezione è in argento 925 rodiato e bronzo placcato oro 24 carati. E, come sempre, è ispirata anche al mondo dell’arte e del design, da Van Gogh a Magritte: dettagli di opere dei grandi pittori che si trasformano in gioielli: “La luce mi ha sempre interessato per la sua capacità di cambiare in relazione ai materiali che incontra. Si riflette su materiali specchianti come il metallo, si rifrange con il vetro. Mio padre, inoltre, è un artista e spesso crea installazioni luminose quindi in un certo senso è sempre stata nel mio Dna, ma mi piace soprattuto pensare alla luce come una luce interiore, che ognuna di noi possiede e che rappresenta un sogno, un talento, un’idea”, spiega la designer, che ha deciso di presentare la collezione assieme ad altri due brand del mondo fashion, Luce Studio e TPF Milano.
“Per me design è, in ogni ambito, dal gioiello, al prodotto, all’abbigliamento”, spiega Gala.
I puntini di sospensione si trasformano in gioielli nella collezione Ellipsis di Eleonora Ghilardi ♦︎
Che cosa significano, per voi, i puntini di sospensione che interrompono o concludono un testo? Per molti sono semplicemente un segno grafico, per altri una punteggiatura da spargere in modo indiscriminato nei brevi messaggi su smartphone. Ma significano anche un pensiero incompiuto, un’affermazione principale, una breve pausa. Per Eleonora Ghilardi sono fonte di ispirazione per le sue creazioni di bijoux. Tanto che ha dedicato una collezione a questi tre punti allineati e che, per lei, “lasciano spazio a fantasie e volano verso l’infinito…”.
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Sono anelli e bracciali regolabili, orecchini, pendenti e collane della collezione Ellipsis. La designer italiana utilizza bronzo e argento con la tecnica della microfusione a cera persa, frutto della frequentazione della Scuola Orafa, assieme a smalti colorati che disegnano forme e sfumature inusuali.
La pelle di serpente in argento rodiato o bronzo placcato oro di Giulia Barela ♦︎
I serpenti cambiano pelle, Giulia Barela la utilizza. Si chiama Skin la collezione della designer romana che ha deciso di entrare nel mondo sinuoso dei rettili, un tema affrontato da quando esiste la gioielleria. I serpenti, insomma, non sono solo gioielli dalla linea ondulata, o che si arrotolano al polso. La pelle di serpente (senza il serpente) diventa invece motivo di decorazione, di trama che segna il metallo. In questo caso si tratta di argento, bronzo placcato oro oppure di argento rodiato nero. Tre colorazioni, bianca, gialla e nera, che sono scelte per ampi bracciali, anelli e orecchini. Se, invece, volete altri anelli o collane serpentesche, potete optare per la collezione Play, che utilizza la classica forma dell’animale che ha sedotto Eva nella sua immagine tradizionale, cioè con l’intero corpo che si trasforma in gioiello. Stesso di scorso per la linea Body, dove i serpenti si fanno ancora più sinuosi. Non resta che scegliere il tipo di tentazione preferita. Prezzi della linea Skin: da 80 euro a 140 euro per gli orecchini più piccoli, fino a 330 per gli orecchini pendenti e da 400-550 euro per i grandi bracciali. Giulia Netrese
Rebecca con vista sul Mediterraneo
Rebecca si prepara all’estate con due collezioni dedicate al Mediterraneo ♦︎
Può darsi che si pensi di più a qualcosa quando questa è lontana. L’estate, per esempio, è più desiderata in inverno che quando la stagione calda è già iniziata. Forse si può tenere presente questo aspetto quando si dà uno sguardo a due collezioni di Rebecca, tutte e due dedicate al Mediterraneo. I caldi colori dell’estate possono essere indossati sotto forma di elementi floreali, camei ovali in pasta di corallo che evocano i luoghi di vacanza, spiagge e sole. Stona con l’inverno? Non proprio: anelli, orecchini, collane e bracciali sono realizzati con sfumature calde e luminose: coralli turchesi, rossi e rosa si accostano a riflessi oro e al luccichio di zirconi opalescenti. Ma Rebecca propone ancheuna linea Mediterraneo che vira sul colore nero. Può andare benissimo anche quando cade la neve. I gioielli delle due collezioni sono ideati e realizzati in Italia. I materiali utilizzati sono bronzo placcato rodio, acciao oppure oro, zirconi e pasta di corallo. Margherita Donato
I gioielli su misura del designer milanese Fabio Lissi, con antiche (e sorprendenti) tecniche ♦︎
Le parole arte e artigianato hanno la stessa origine e, molto spesso, una invisibile differenza. Un pezzo unico, creato seguendo il proprio estro, è arte o artigianato? Cercare una risposta è inutile nel caso di Fabio Lissi, designer di gioielli in cui mette creatività, abilità manuale, cura nella produzione del pezzo. Non solo: utilizza anche tecniche sorprendenti. Per esempio, oltre al classico e tradizionale sistema di fusione a cera persa, Lissi ha scovato un metodo utilizzato già dagli antichi egizi, che prevede di trasformare in stampo per il metallo gli ossi di seppia. La conchiglia interna e calcarea delle seppie è un materiale rigido, ma morbido, che Lissi incide fino a ottenere la forma desiderata. In questo modo si trasforma in calco: così ha creato diversi gioielli che sono esposti nel suo atelier aperto nel 2014 in via Mascheroni, a Milano.
Una delle specialità dell’artista-gioielliere è la creazione di pezzi unici che combacino con lo spirito e le richieste di un committente. Oro, ma anche argento o bronzo, sono forgiati attorno a pietre preziose o semi preziose, anche di dimensioni generose. Il cliente, spiega, è coinvolto sin dalla fase del bozzetto e disegno, durante la quale, attraverso i racconti personali, le fotografie e gli aneddoti legati alla persona che riceverà il gioiello, nasce l’ispirazione. «Non è importante la preziosità delle materie con le quali il cliente decide di realizzarlo. È importante quello che il gioiello rappresenta, ovvero il messaggio che porta con sé», sintetizza Lissi. I suoi gioielli sembrano dargli ragione.
Passavinti per tutti
Il brand fiorentino Passavinti ha rinnovato le collezioni di bijoux a prezzi accessibili ♦︎
Gioielli tradizionali, nel senso di rispetto della storia locale. Che, nel caso di Passavinti è legata a doppio filo con Firenze. Fondata da Romano Passavinti nel 1970, la piccola Maison fiorentina ha scelto la strada della gioielleria per tutti, ma soprattutto per chi ama la grande città che ha segnato la storia della cultura e dell’arte. Il brand ha così unito una linea tradizionale a quella più pop degli anni Settanta e Ottanta. Accanto alle tecniche di lavorazione più consolidate, Passavinti utilizza quelle industriali fiorite nell’ampia area che si estende da Firenze ad Arezzo.
Il mix tra tradizione e produzione su scala più ampia, con un design moderno, ha avuto una accelerazione nel 2011, quando il fondatore ha dato il testimone a due giovani imprenditori, Danilo Caccetta e Mirco Zoppini, che hanno rilanciato il brand con nuove ambizioni. La scelta di proporre gioielli realizzati anche in argento o in bronzo ha allargato anche la platea di possibili clienti, che apprezzano le collezioni di gioielli a prezzi popolari e dalle forme moderne, con i simboli della città, come Palazzo Vecchio, che possono trasformarsi in ciondoli per i bracciali modulari. Margherita Donato
Bonomea, realtà rovesciata
All’apparenza usuale, ma insolita nel suo sviluppo: la collezione Bonomea FW 2015 è il risultato di uno sguardo fuori dagli schemi, di un approccio alla realtà diverso. Quello voluto dai fondatori del marchio, Linda Chang e il designer Andrea Ciccolo, che hanno scelto come tema il concetto di upset eye, letteralmente occhio rovesciato, per suggerire uno stile con dettagli inaspettati, sottili asimmetrie, angolature inedite. Sia per la struttura quasi architettonica della pelletteria che per le linee scultoree dei gioielli: i disegni sono in qualche modo legati a quelli delle borse. E, infatti, il grande bracciale rigido Mantide ha degli inserti in pelle e il metallo è sovrapposto tante volte quanto basta a formare delle pieghe come quelle che nascondono i manici dell’omonima borsa, mentre nell’anello e nel pendente invece sono un tutt’uno con la montatura. E poi c’è Fiocco, asimmetrico e spesso come il cuoio, Cuorami, come le due parti di cuore un molto stilizzato che nell’anello e nel bracciale mostra un taglio improvviso, ma poi prosegue nel fondo. Insomma, sono gioielli concettuali, realizzati da aziende orafe vicentine in bronzo lucido, spazzolato, dorato o acciaio. Lavinia Andorno