Per chi non lo sapesse, il termine serendipity indica scoprire qualcosa per caso, cioè trovare una cosa non cercata e imprevista, mentre se ne stava cercando un’altra. Il termine è stato coniato dallo scrittore inglese Horace Walpole nel XVIII secolo. Ma è anche il nome di una Maison, Serendipity Paris, fondata da Christine Chen nel 2017. Il nome non è casuale. La designer e gemmologa ha scoperto la passione per le gemme in modo casuale, durante un viaggio in Australia oltre un decennio anni fa: ha assistito all’intero processo di taglio e lucidatura di un diamante grezzo, con una piccola pietra opaca diventata un lucido brillante. La parola serendipity è quindi perfettamente azzeccata.
L’esperienza ha spinto Christine Chen a diventare gemmologa e a fondare la sua Maison, con l’idea di fare il meglio possibile. La designer, infatti, si è accorta che spesso le gemme sono tagliate o incastonati male, oppure non sono in grado di manifestare la loro bellezza. Serendipity Paris ha sede a Parigi e utilizza pietre della migliore qualità. Anche il design dei gioielli è un punto di forza, come in collezioni come Double Me o My little One.
L’arte di Carlo Luca della Quercia
Carlo Luca della Quercia Illario, una storia alle spalle sotto forma di serpente ♦︎
Un secolo di storia chiamato a rivivere: compie 27 anni Carlo Luca della Quercia Illario marchio nato nel secolo scorso e ricostituito da Giovanni assieme a Carlo e Gian Luca Illario nella eldorado della alta gioielleria italiana, Valenza, nel 1997.
Carlo della Quercia ha studiato gemmologia al Gia di New York e alla N.Y. University. Gian Luca ha studiato a Milano e Londra con indirizzo artistico. Questo bagaglio ha permesso la rinascita di gioielli storici del primo Novecento e di art déco, conservati negli archivi della Maison. Tra i gioielli che più di altri hanno trovato posto nella storia di Carlo Luca della Quercia, c’è la serie Serpenti, una delle forme di gioiello più famose. Ma che, per essere realizzata come si deve, ha la necessità di una lavorazione attenta ed esperta.
I serpenti sono bracciali estensibili di diverse lunghezze, che possono variare di lunghezza: da un giro a più giri. Sono tutti fabbricati interamente a mano, ogni singola scaglia è collegata alla successiva con perni a scomparsa e con l’introduzione all’interno di due molle in oro che si estendono in senso contrario tra loro contribuiscono a dare la massima estensione al bracciale. I bracciali serpente possono essere solo in oro, in oro smaltato a caldo in diverse tonalità di colore, in oro rivestito in madreperla, arricchiti da pietre preziose incastonate a pavé sulla testa e battute negli occhi.
Insomma, per riuscirci bisogna possedere una grande perizia. E infatti, parte della attività dell’azienda si svolge per conto di grandi Maison internazionali, che affidano al loro laboratorio la realizzazione di propri gioielli.
I pezzi unici di Fei Liu
L’alta gioielleria di Fei Liu, designer cinese che ha scelto la vecchia Inghilterra ♦︎
Avete mai sentito parlare di Chongqing? Probabilmente no, se non siete cinesi. Eppure è una città della Cina centro-meridionale con una popolazione di circa 7-8 milioni di abitanti, grande più o meno come Londra. Forse anche per questo il designer Fei Liu, quando è atterrato in Gran Bretagna, ha scelto Birmingham per lanciare il proprio marchio, nel 2006. È una città meno ciclopica, che forse lascia più spazio a chi ci vive, e con una buona tradizione nella gioielleria. Fatto sta che Fei Liu in pochi anni ha vinto premi a raffica.
Accanto alla maggior parte della sua produzione, innovativa e diretta a un vasto pubblico (leggi anche: Fei Liu, la Cina all’inglese), il designer lavora anche a pezzi unici, come quelli che riportiamo in questa pagina. Per questi pezzi usa platino, oro e argento, oltre a pietre preziose, in combinazioni davvero originali, come la spilla in oro bianco, ispirata al papavero, con gambo di tsavorite, petali di opali australiani, e diamanti sugli stami come fossero gocce di rugiada, mentre al centro brilla una giada.
La nuova alta gioielleria di Sutra
L’alta gioielleria di Sutra Jewels, con pezzi straordinari ideati dalla designer Arpita Navlakha ♦︎
Non è passato molto tempo dalla sua nascita per vedere le collezione di Sutra Jewels sui red carpet in occasione di cene gala, festival del cinema o sfilate di moda. I gioielli di Sutra sono stati indossati da Michelle Obama, Katy Perry, Jennifer Lopez, Halle Berry, Rihanna, Lady Gaga, Taylor Swift, Adriana Lima, Catharine-Zeta Jones, Oprah, Olivia Wilde e Mila Kunis per citarne solo alcune celebrity. E dire che la Maison con sede in Texas, ma fondata a Mumbai dalla designer Arpita Navlakha, ha appena compiuto i 15 anni.
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Dalla sua fondazione, in ogni caso, sono cambiate alcune cose. Per esempio, negli ultimi due anni Sutra ha introdotto l’utilizzo della ceramica per gioielleria nei suoi pezzi: una scelta che ha ampliato il numero di combinazioni dei materiali utilizzati. Accanto all’oro e alla ceramica sono rimaste però le gemme dal colore intenso, assieme alle texture geometriche che ricordano dei mandala in stile art déco. Uno stile che abbraccia il gusto occidentale, ma con la grazia e la minuziosità tutta orientale nella realizzazione dei gioielli.
L’alta gioielleria morbida di Boucheron
La colonna Vendôme, che sorge al centro della famosa piazza parigina dove si concentrano le maison di alta gioielleria, è ricoperta con un rivestimento con bassorilievo di bronzo ricavato, si dice, dalla fusione di 1.200 cannoni delle armate russe e austriache, battute da Napoleone nella battaglia di Austerlitz. Quale sfondo migliore per le immagini della nuova collezione di alta gioielleria firmata Boucheron, che ha scelto di aggiungere ai gioielli tradizionali anche fiocchi e medaglie, che ricordano un po’ l’atmosfera militare? The Power of Couture, la collezione presentata a Parigi, non è però un inno alla guerra. Segue, invece, le logiche dell’alta gioielleria, con lavorazioni straordinarie per 24 pezzi unici straordinari.
Come nel caso della collana Tricot che, come suggerisce il nome, è realizzata come una fitta maglia. Ma con l’utilizzo di cristallo di rocca e diamanti al posto del filo di lana. Un girocollo che ha richiesto non solo una elaborata progettazione, ma anche una realizzazione che ha richiesto 1.070 ore di laboratorio. La scelta si deve, oltre che a presentare un gioiello super prezioso, anche a un’eco delle origini della Maison, dato che il fondatore Frédéric Boucheron un secolo e mezzo fa, prima di diventare gioielliere, era cresciuto tra le stoffe di lusso del padre commerciante di tessuti. In ogni caso, la collana sembra morbida come fosse di stoffa, grazie alle piccole gemme legate con sottili fili di una lega composta da nichel e titanio.
L’eco militare emerge, invece, con l’aiguillette, una lunga treccia da cerimonia, che diventa un gioiello a forma di cordone intrecciato realizzato con cristallo di rocca satinato. Due spille con curve simmetriche sono invece destinate a essere appuntate all’altezza delle spalle, un po’ come le spalline dei generali in alta uniforme. Anche queste, però, si trasformano per essere indossate, unite assieme, come braccialetti. Pare siano ispirate a una tiara realizzata da Boucheron nel 1902 per l’allora principessa del Galles, mentre si possono indossare medaglie di diamanti e cristalli, appese a un nastro di gros-grain di cristallo di rocca. come spilla o come ornamento per i capelli.
Della collezione fanno parte anche gioielli meno consueti, come un fiocco smerigliato, anch’esso ricavato da cristallo di rocca tagliato a baguette. Anche in questo caso la sensazione è di un oggetto tessile. Il fiocco è modulare: può essere indossato in sei modi diversi grazie agli elementi staccabili. Al centro sfoggia un grande diamante taglio a pera da 4,05 carati: si può staccare e diventa un anello.
I gioielli unici di Celeste Wu
Pezzi unici di alta gioielleria, con parti mobili, intercambiabili: il lavoro di Celeste Wu è completamente originale. La designer ha messo in pratica la sua vocazione nel 2009, mentre viveva a Parigi. Ma aveva già scoperto il piacere di disegnare. Il suo stile riunisce liberamente elementi diversi: dal surrealismo all’art déco, dal barocco al Rinascimento. Uno dei suoi più recenti lavori è un pezzo di alta gioielleria intitolato Moon Fairy & Rose: una spilla che può essere utilizzata anche come anello, oppure come gioiello per un choker o un bracciale. Il gioiello è composto da pietre diverse, dalle tsavoriti a zaffiri gialli, diamanti, madreperla, perle: per realizzarlo sono stati necessari nove mesi di lavoro.
Le creazioni della designer sono state esposte in vari eventi di arte e moda mentre viveva in Costa Azzurra. Ha partecipato a eventi pubblici in Asia, ma anche alla settima edizione di GemGèneve. Propone pezzi unici, come gli orecchini con giada bianca e tsavoriti, realizzati con precisione e fantasia.
Visto che i gioielli sono nati come oggetti portafortuna, con poteri magici oltre che decorativi, Lydia Courteille ha deciso di creare una collezione ispirata all’universo soprannaturale. La designer-artista parigina questa volta ha scelto come filone conduttore il misticismo sciamanico. E, in particolare, a riti e miti della comunità Huichol-Kawitu, popolo indigeno del Messico e degli Stati Uniti, che vive nella catena montuosa della Sierra Madre Occidentale e in California, Arizona, New Mexico e Texas. D’altra parte, gli artisti hanno un collegamento speciale con il mondo della fantasia che sembra di tipo spirituale.
Colori sgargianti, smalti, simboli: la serie di gioielli di Lydia Courteille percorre un viaggio attraverso le atmosfere del deserto messicano, con gioielli densi di significati simbolici: rappresenta l’incontro tra sole e luna per scacciare l’oscurità provocata dalle eclissi. Come nel bracciale Le Visage de l’eclipse (Il Volto dell’Eclissi) ispirato al canto sciamanico. Il bracciale testimonia la capacità degli smaltatori, con un effetto vetro colorato Plique-à-jour. Il bracciale è realizzato in oro 18 carati, diamanti, zaffiri gialli e arancio, turchesi e smalto.
Un altro pezzo eccezionale è la collana Frére-Ainé-Kauymari (Fratello Maggiore-Kauymari), dio maschio che assumeva la forma di un cervo. I miti di quella popolazione attraversano cinque principali luoghi rituali, che vanno durante il giorno da Est a Ovest e durante tutto l’anno, da Nord a Sud, tra il solstizio d’estate e il solstizio d’inverno dopo aver raggiunto lo zenit. Lo sciamano Huichol, che canta per notti intere durante i principali riti stagionali, si trasforma in collana con ciondolo in oro 18 carati, diamanti bianchi e neri, tsavoriti, granati verdi, rubellite, stalattite. Accanto al ciondolo, la collana sfoggia smeraldi, diamanti, corniola, perle verdi e blu oltre che stalattite.
Nel viaggio sciamanico di Lydia Courteille si trova anche l’anelloDes Chamanes en Route (Sciamani in cammino). Il traguardo è Haramaratsia, per gli Huichol luogo sacro di Nostra Madre Oceano dove emerge la roccia bianca di San Blas. L’anello evoca i riti conditi dall’utilizzo del peyote, fungo allucinogeno che offre esperienze lisergiche. Oppure la collana Vocabulaire de Huichol, che riunisce una serie di simboli come la Roccia personificata in si trasformarono uno dopo l’altro gli antenati che lasciarono il mare, tre serpenti uniti insieme che cadono dall’alto e rappresentano la pioggia O gli orecchini ispirati al focolare dove riposa Nostro Nonno Fuoco, fonte di conoscenza e ispirazione di tutti gli sciamani.
Il Collier Notre-Mère-Jeune-Aigle (Nostra-Madre-Giovane-Aquila) è ispirata al dipinto Il sentiero delle anime dei morti di Guadalupe Gonzales Rios, 1974. Secondo la mitologia del popolo indigeno, la morte degli Huichol sarebbe dominata da Nostra Madre Aquila, che guida le anime dei morti verso la loro ultima dimora per neutralizzarle, verso la riva dell’Oceano Pacifico. Per questo gli sciamani assumevano la forma di aquile, giaguari, serpenti e altri esseri di cui portavano elementi e simboli. Le piume sono uno degli ornamenti più indossati. Le piume dell’aquila personificano il creatore degli antenati, la rigenerazione e la rinascita del mondo.
L’anello Tortue et la sécheresse (La Tartaruga e la siccità) è ispirato alla nascita del fuoco, l’origine del luna, sole o stelle, alla stagione secca. Mentre l’anello Abeilles Huichol (Api Huichol) si riferisce al quadro Le api trovano la loro strada di Yauxali, 1981. Le api trovano l’alveare nell’interpretazione figurativa di gusto etnico. Alla collezione non manca un gioiello dedicato a uno dei pilastri della cultura, ma soprattutto della sopravvivenza della popolazione: il mais. Gli orecchini Notre-Mère-Mais (Nostra-Madre-Mais). Sono ispirati al dipinto di José Benitez Sanches Le trasformazioni di nostra madre-mais, 1985.
La natura dei gioielli secondo Capucine H
La natura trasformata in alta gioielleria: Capucine H è il nome di una piccola Maison francese che vuole utilizzare le sue creazioni per difendere l’ambiente. E non a parole: Capucine Huguet viaggia in luoghi remoti, a contatto con i ricercatori scientifici, per testimoniare le sua vicinanza ai problemi connessi al cambiamento climatico. E questo interesse si riflette nel suo lavoro. Per esempio, la spilla 78°Nord si riferisce alla latitudine di Longyearbyen, il villaggio dove Capucine ha soggiornato durante il suo viaggio alle isole Svalbard, nel Nord della Norvegia nel 2019, mentre studiava i ghiacciai del Polo Nord. Per questo la sua prima collezione si chiama Wahlenbergbreen mementos, ispirata a un viaggio nell’Artico assieme a un gruppo di scienziati. Un’altra collezione si chiama invece Téthys, nome di un micro plancton che vive negli oceani.
I gioielli sono quindi un esercizio di stile, ma anche di coscienza ambientale. Le sue creazioni, per esempio, sono realizzate in laboratori artigianali a Parigi, in oro e argento riciclati. E i diamanti sono recuperati da altri gioielli oppure sono estratti eticamente. Stesso discorso per le pietre preziose e semi preziose. La designer è anche precoce: ha fondato il suo brand nel 2018 a soli 23 anni dopo un Master of Jewellery Design presso la Central Saint Martins School di Londra. In precedenza, ha studiato per quattro anni alla Haute Ecole de Joaillerie de Paris, dove ha imparato le basi del mestiere e dopo stage presso Maison come Cartier e Van Cleef & Arpels.
Alta gioielleria Pomellato ispirata a Milano
Nata nel 1967, contemporaneamente al successo delle grandi Maison italiane della moda, la milanese Pomellato ha scalato i gradini del successo portando in gioielleria il concetto di prêt-à-porter. Lusso, ma sobrio. Design, ma senza esagerare. Forme semplici ma non sempliciotte. Gioielli che sono piaciuti subito alle signore milanesi e, poi, a quelle delle altre città. negli anni la capacità di interpretare una moda senza eccessi ha scavalcato i confini italiani in parallelo con l’identificazione di Milano come una delle capitali mondiali del design. Pomellato una decina di anni fa è stata per questo acquistata dal gruppo francese Kering.
Da allora qualcosa è cambiato. Pomellato, grazie alla spinta del colosso parigino del lusso è stata portata sui mercati internazionali e, in parte, ha aggiunto alla sua sobrietà un sapore sempre più marcato di gioielli di alta gamma. Ora il direttore creativo, Vincenzo Cataldo, ha deciso di coniugare la linea di alta gioielleria, introdotta da tre anni, con l’eco delle radici del brand. La nuova collezione, per questo, è ispirata a Milano.
I pezzi della gamma, che uniscono le pietre preziose alla tradizione di design, prendono il nome di luoghi noti anche ai turisti, come il Duomo (la cattedrale neo-gotica) oppure il Castello della città, ma anche ai più moderni grattacieli. La collezione si compone di quattro linee: Vertical Landscapes, Contemporary Heritage, Creativity on Stage e Terrazza Duomo. Uno dei pezzi che colpiscono di più è probabilmente la collana Castello, composta da placche in oro rosa collegate da maglie tempestate di diamanti di diversa forma: oltre 28 carati tra gemme taglio brillante, baguette, princess e rotondi, più cinque rubelliti per 29 carati. Una catena, collegata al girocollo è rimovibile.
Joseph Gad, la vita in verde
La filosofia green di Joseph Gad: al centro di grandi gioielli mettere dei grandi smeraldi ♦︎
Il verde è il colore dell’erba, della speranza e degli smeraldi. Ed è il colore che ha scelto la famiglia Gad, che continua la tradizione del fondatore, Joseph Gad, che nel 1960 ha intrapreso la strada dell’alta gioielleria. Con una spiccata preferenza per il verde, cioè per gli smeraldi, anche se propone gioielli con altre gemme. E, ancora più in particolare, per gli smeraldi della Colombia, occasionalmente accostati a diamanti o a zaffiri e rubini.
Da allora è diventata la principale fonte mondiale di pietre preziose e diamanti straordinari e rari. Nel 1968, la famiglia Gad è diventata partner esclusivo della Muzo Mine a Bogata, in Colombia. Nel 1975 la famiglia Gad è stata determinante nella legalizzazione dell’esportazione di smeraldi dalla Colombia negli Stati Uniti. In qualità di membro pionieristico del Responsible Jewelry Council, in ogni caso, la Maison di New York si è impegnata a reperire eticamente tutti i materiali, che sono tutti tracciabili.
Tutti gli smeraldi sono tagliati e lucidati in casa, con l’obiettivo di esaltarne le qualità.
I gioielli realizzati con grandi smeraldi non sono gli unici, però. Joseph Gad progetta e realizza anche grandi gioielli con altre pietre preziose. Inoltre, l’azienda acquista anche gioielli vintage, in particolare quelli con smeraldi eccezionali.
Tenzo, magie da gem-hunter
La magia di Tenzo, cacciatore di gemme russo capace di emozionare con i suoi gioielli ♦︎
C’è chi lo definisce un gem-hunter, una specie di Indiana Jones alla ricerca della pietra straordinaria da incastonare nei suoi gioielli. Di sicuro Alexander Tenzo, designer di alta gioielleria con base a Tallin, in Estonia, ma con costante obiquità, dalla Svizzera agli Stati Uniti, fa parte della piccola pattuglia degli artisti delle gemme. È capace, per esempio, di intagliare uno smeraldo con un’abilità unica, o di utilizzare pietre preziose con forme inusuali. Oltre a scegliere anche le gemme meno note, come l’alexandrite, il crisoberillo, la spessartite, accanto a tormaline, rubini o diamanti.
Per ogni creazione Tenzo cerca di mostrare l’anima nascosta delle pietre. “Parto sempre da quello che una pietra può dirmi”, conferma l’artista-gioielliere a gioiellis.com in una delle rare occasioni in cui accetta di parlare del suo lavoro. Il designer ha fondato il suo piccolo laboratorio nel 1996 e in breve la fama della sua abilità sua è riuscita a varcare i confini nazionali. I suoi pezzi unici, centellinati, uniscono le antiche tradizioni della gioielleria, che in Russia fanno spesso all’eredità di Fabergé, alla sua eclettica abilità compositiva.
La carriera professionale di Alexander Tenzo è iniziata con il viaggio di in Sri Lanka. Nella grande isola che si trova a sud dell’India ha scoperto la passione per le gemme. Per diversi anni, Alexander è stato coinvolto nell’estrazione e nel taglio delle gemme, dall’Asia all’Africa. Un’esperienza che lo ha portato a trasformarsi in designer di gioielli, capace di intagliare le pietre fino a trasformarle in sorprendenti opere d’arte.
Le divine creazioni di Diva Jewels
Diva, parola che nel linguaggio comune indica una divinità pagana femminile, oppure una donna che, per doti proprie o nel sentimento di un poeta, si innalzi sopra le altre e, infine, anche una cantante o attrice di grande notorietà. C’è, però, anche un’altra possibilità: la Maison Diva Jewels di Mumbai, capace di rendere divini anelli, spille o bracciali. Le creazioni di Diva Jewels sono frutto della fantasia e dell’ingegno di Rishi Mukesh Mehta: designer e artista capace di trasformare un’idea in gioielli incredibilmente complessi, fuori dagli schemi della gioielleria tradizionale.
Alle spalle del designer c’è l’azienda familiare fondata nel 1995 dal padre, l’artista visionario Mukesh Mehta. Il percorso di Rishi è quindi coerente con la sua storia. Il brand è anche una delle poche maison in grado di seguire sia il design sia la vendita di gioielli su misura. Tutte le creazioni di Diva Jewels sono pezzi unici, realizzati a mano, con diamanti taglio brillante e pietre rare. Ogni passaggio della lavorazione è realizzato internamente in azienda: un aspetto che consente non solo un maggiore controllo della qualità del gioiello, ma anche di accorciare notevolmente i tempi.
Una delle caratteristiche dell’alta gioielleria del marchio indiano consiste non solo nell’aspetto estetico, ma anche nelle tecniche di realizzazione. Per esempio, predilige aggiungere ai gioielli un elemento dinamico, con la tecnica en tremblant, cioè piccole parti mobili, come ali di un uccello che si possono muovere. Esempi di quanto è capace di realizzare la Maison, come la collezione Dance of Brilliance, sono stati presentati a GemGenève.
Alta gioielleria Chaumet con Josephine
Una collezione di gioielli Chaumet rievoca Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie, meglio nota come Giuseppina di Beauharnais, prima moglie dell’imperatore Napoleone dal 1796 al 1809. È stata imperatrice dei francesi dal 1804 al 1809 e regina d’Italia dal 1805 al 1809. A lei, Joséphine, Chaumet dedica la linea Joséphine-l’Aigrette V, gioielli che comprendono due nuove parure: una in oro bianco, l’altra in oro rosa. I gioielli sono realizzati con diamanti in vari tagli e montature, su pezzi delicatamente traforati che ricordano i leggeri pizzi della moda dell’epoca.
La forma a V dell’Aigrette è il tratto caratteristico, così come le gemme con taglio a pera che sembra sia stato il preferito della regina. Diamanti, ma anche rubini e zaffiri sono presentati con questa forma a goccia. E, sempre con una geometria a pera, la collezione propone anche una serie di orologi, che abbinano l’originale forma a un dettaglio in oro con la V rovesciata. Il quadrante è circondato da un bordo in oro rosa punteggiato da diamanti, mentre i cinturini in pelle di coccodrillo sono disponibili in una suite di colori.
Alta gioielleria di Osi Vitoria
Hong Kong è da tempo uno dei centri mondiali dell’alta gioielleria. Fiori, foglie e animali sono le principali fonti di ispirazione di artisti del gioiello come Vitoria Wu, fondatrice nel 2012 del marchio Osi Vitoria. Con alle spalle una famiglia di gioiellieri, Vitoria Wu ha scelto la difficile arte dell’altra gioielleria nelle sue espressioni migliori. Come altri protagonisti della via cinese al gioiello, il brand utilizza spesso una base di titanio per le sue sculture preziose. Questo metallo, di difficile lavorazione, ha però il pregio di essere leggero, resistente e di prestarsi alla creazione di forme e lavorazioni inconsuete.
I materiali sono utilizzati per combinare forme d’arte astratte con elementi ispirati alla natura, a cui sono associate poesie cinesi come “Esseri celesti ubriachi, schiaccianti nuvole bianche” oppure “Sono l’unica sobria tra tutti gli ubriachi”. Sono gioielli che richiedono una lunga progettazione e ancora di più una delicata realizzazione: centinaia di pietre ricoprono le superfici con sfumature create dalle gemme grazie all’abilità degli incastonatori nel posizionare le pietre.
Alta gioielleria firmata Palmiero, un esploratore nel mondo del design prezioso. A cui si aggiungono orologi altrettanto preziosi.
Pare che il cognome Palmiero abbia un’origine antica. Designava i pellegrini cristiani che nel Medioevo si erano recati in Palestina, terra di palme. Il portatore di palma diventava, così, Palmiero. Forse le origini dei nomi familiari hanno poca importanza, ma nel caso di Carlo Palmiero, fondatore del brand Palmiero Jewellery Design, qualche connessione c’è. Anche Carlo Palmiero, infatti, 30 anni fa si è addentrato in pellegrinaggio in un viaggio difficile, quello dell’alta gioielleria. Ma senza limitarsi a una visita di cortesia: a Valenza, nella azienda che porta il suo nome, ha infuso il gusto della scoperta, dell’avventura. Come un vero coraggioso pellegrino alla ricerca del sacro Graal del design.
I gioielli di Palmiero, grazie alla spinta verso la scoperta di nuovi orizzonti, sono pezzi eccezionali, come testimoniano le ultime creazioni della Maison. Per esempio, Collezione Dancing Soul, collier con anima flessibile registrata in oro bianco con diamanti e rubini. Oppure Melting Colors, orecchini in diamanti bianchi e zaffiri rosa degradé su oro bianco, orecchini in diamanti bianchi, colorati e pietre semipreziose su oro bianco: indossando il gioiello le parti si muovono in modo alternato. Oppure la collezione Rise of Sun, dove i raggi di sole sono interpretati da pieghe della superficie d’oro, rischiarate da cascate di diamanti.
È una storia speciale quella di Wallis Hong, nome nuovo dell’alta gioielleria e sorpresa dell’ultima GemGèneve. Lui stesso racconta le tappe più importanti della sua vita che ha i contorni di una favola. Cresciuto in una remota località della Cina (Wan Song), da una madre artista e un padre in gran parte assente, Wallis Hong ha trascorso un’infanzia tra bellezze e pericoli della natura, tra cui ricorda incontri ravvicinati con ragni, serpenti e funghi velenosi. Ma anche con il fascino per farfalle variopinte (questo ha a che fare con la sua attività attuale), fiori e pesci colorati.
Non solo. Nel cuore di Wallis Hong è rimasto anche il tempo passato con il nonno devoto buddista, che ha costruito un tempio, questa volta a Cai Shan. Oppure il tempo passato con la madre a indossare i suoi gioielli e vestiti utilizzati nella sua vita da musicista e collezionista. Dopo un’esperienza come aiuto regista a Pechino, dove aspirava a una carriera da attore, il futuro designer si è trasferito in Spagna, a Madrid, per amore e per sperimentare aria nuova. Era il 2016 e nella città spagnola Wallis Hong ha studiato scultura e pittura all’Accademia d’Arte di Madrid, alternando il tempo con il lavoro nella boutique di Hermès, dove una volta ha avuto come cliente anche la regina Letizia Ortiz.
Ma è stato un incontro con il capolavoro di René Lalique, La donna della libellula, al museo Calouste Gulbenkian di Lisbona, che ha fatto emergere la passione per la gioielleria. O, più precisamente, per l’alta gioielleria scultorea e tecnicamente d’avanguardia, con orecchini di grande volume, ma leggeri perché in titanio, oppure una spilla a forma di farfalla che è il pezzo più eclatante della sua produzione.
Per imparare le tecniche della gioielleria nel febbraio 2019 Wallis ha lasciato il lavoro a Hermès ed tornato in Cina. È stato fortunato: ha incontrato per caso un maestro orafo con 30 anni di esperienza nella creazione di gioielli. O forse sarebbe più preciso definirle sculture, pezzi unici da indossare. E che, secondo Wallis Hong, sono destinati a resistere nel tempo, un secolo, o forse più, come le opere d’arte.
Nuovi anelli di alta gioielleria Picchiotti
Morbidi, flessibili, comodi: ma soprattutto di alta gioielleria. Picchiotti presenta nuovi pezzi della sua collezione Xpandable, un sistema brevettato che consente ad anelli e bracciali di adattarsi alla forma del corpo. Una qualità apprezzata, ma difficilmente disponibile per chi acquista alta gioielleria. Per esempio un anello con uno smeraldo taglio pera circondato da diamanti baguette, mentre altri smeraldi abbracciano il gambo del gioiello. Oppure un altro anello, anch’esso con smeraldo, ma in questo caso con il classico taglio smeraldo, incorniciato da altri diamanti.
Sempre con tecnologia Xpandable, ma catalogati come cocktail ring sono tre anelli ognuno dei quali accanto ai diamanti monta tre pietre preziose affiancate: zaffiro, rubino e smeraldo. Sono gioielli top. L’anello con zaffiro, per esempio, ha al centro una pietra dello Sri Lanka da 6,67 carati, affiancata da altri due zaffiri di 2,65 e 2,54 carati. Un’altra versione di questo modello presenta invece tre diamanti per un totale di 6 carati a cui si aggiunge una cornice composta da quasi 3 carati di zaffiri blu.
La collana Vita di Gismondi 1754
Un pezzo unico, alta gioielleria con un design eccezionale: la collana Vita, presentata da Gismondi 1754 è un gioiello che si differenzia da tutti gli altri. Ideata dal direttore creativo e patron dell’azienda genovese Massimo Gismondi, la collana è un gioiello che letteralmente galleggia nell’aria. Un design che ha ispirato anche il nome attribuito al collier: Vita, ispirato al figlio dello stesso Gismondi, pronto per spiccare il volo nel suo percorso nell’età adulta. Il centro di gravità del gioiello è una tanzanite tagliata a goccia di 56,37 carati, avvolta e sorretta da 63,21 carati di diamanti, tra cui uno taglio a pera che chiude uno dei due estremi della collana.
La realizzazione del gioiello, che ha una forte valenza simbolica, ha rappresentato anche una non semplice impresa orafa degli artigiani della Maison, dato che la costruzione del gioiello è sospesa e non c’è incastonatura a bloccare la tanzanite. Leggera e brillante, la collana entra a fare parte della linea di alta gioielleria di Gismondi 1754.
Giorgio B, un nuovo Bulgari nella gioiellerie
Si chiama Bulgari, progetta e realizza alta gioielleria. Ma non per il marchio italiano diventato parte del gruppo Lvmh. Giorgio Bulgari fa parte però della famiglia di gioiellieri romani, pronipote del fondatore Sotirio Bulgari e figlio di Gianni Bulgari. Da poco ha deciso di mettere a frutto la sua abilità e la creatività che fa parte del suo dna. Lavora a Ginevra e ha lanciato suo marchio di gioielleria, Giorgio B, perché con la cessione dell’azienda di famiglia al colosso parigino non può utilizzare il cognome Bulgari. Ma non è una decisione improvvisata. Prima di presentare la sua Maison Giorgio Bulgari ha alle spalle una proficua attività come designer di gioielli: dal 2017 crea pezzi unici dedicati a una ristretta clientela.
L’alta gioielleria non è stata, però, il suo primo amore. Il gioielliere nato a New York e cresciuto a Roma, ha alle spalle studi alla Boston University in arte e advertising, poi ha lavorato nel mondo della finanza prima di raggiungere il padre, che aveva fondato un’azienda di orologeria in Svizzera. Nel curriculum di Giorgio Bulgari ci sono anche un’esperienza in Ferragamo nel 2011, e il ruolo di direttore creativo di Marina B, marchio fondato dalla zia Marina Bulgari e ora di proprietà di Guy Bedarida. I gioielli, pezzi unici, a marchio Giorgio B puntano a un pubblico che ama l’innovazione e i colori, come è nella tradizione di famiglia. Oro rosa e pietre anche di grande dimensione sono i materiali preferiti dal designer.
Kamyen, lusso riservato a pochi
I gioielli di Kamyen, che si è aggiudicata il primo posto nella categoria Best in Colored Gems Under $40,000 Retail al Couture Design Awards di Las Vegas.
In una decina di anni Kamyen si è guadagnata un posto tra le Maison di alta gioielleria. A fondarla è stata Pooja Gandhi, ultima generazione di una famiglia indiana che opera da quasi un secolo nel settore delle pietre preziose e della produzione di diamanti. Per passare dalle pietre preziose ai gioielli ci vogliono solo pochi passi, ma non è detto che il salto riesca bene. Nel caso di Kamyen, però, è stata un successo. E, anche se la Maison è nata a Mumbai, lo stile dei gioielli è molto lontano da quello tradizionale indiano. Merito della collaborazione esclusiva con il principale designer pakistano, Faraz Manan, che ha conferito alle collezioni di gioielleria e alta gioielleria un carattere moderno.
La famiglia di Pooja, inoltre, ha saputo gestire la produzione di gioielli secondo i migliori principi commerciali. La fabbrica di gioielli e laboratori a Mumbai impiega circa 120 persone ed è sotto il controllo diretto della famiglia Gandhi. I diamanti sono tutti di alta qualità e non provengono da zone di conflitto, con un certificato che accompagna ogni gemma. Inoltre, la strategia di Kamyen non prevede (per ora) l’apertura di boutique. Le collezioni si possono visionare solo su appuntamento, con base a Dubai, oppure si possono acquistare online su alcune piattaforme di e-commerce, come Moda Operandi.