Pietre preziose in Sri-Lanka
Pietre preziose in Sri-Lanka

Grandi manovre su smeraldi & c

Grandi manovre nel mondo delle pietre preziose. La nuova tendenza, che potrebbe avere significative ripercussioni sul mercato, è quella di unire l’attività di estrazione delle gemme a quella dell’oreficeria. Insomma, produttore di materia prima e e cesellatore uniti. Uno dei segnali è stato dato da Gemfields, uno dei grandi produttori mondiali di smeraldi. Il colosso ha annunciato che rileverà Fabergé, celeberrimo marchio che risale al 1842: fu fondato dall’orafo di corte degli zar russi e creò le leggendarie uova d’oro, decorate di pietre preziose e smalti colorati, una chicca per i (pochi) collezionisti. Sia Fabergé che Gemfields fanno capo allo stesso gruppo, la Pallinghurst Resources. Gemfields, quotata a Londra, controlla la maggiore miniera di smeraldi nel mondo, Kagem in Zambia, e punta a pesare di più nei rubini in Mozambico.

Pendenti Mosaic di Fabergé, con rubini e zaffiri
Pendenti Mosaic di Fabergé, con rubini e zaffiri

Pendenti Mosaic di Fabergé, con rubini e zaffiriIl controllo di Fabergé le permetterà di influenzare il posizionamento del prodotto e di rafforzare la sua posizione sul mercato delle gemme colorate, particolarmente richieste in tempi di crisi, perché meno care dei diamanti. Fabergé, in compenspo, sarà avvantaggiata dalla sicurezza di approvvigionamenti costanti. Ma Gemfields non è l’unico caso: la canadese Henry Winston ha già affiancato la vendita di gioielli con l’estrazione di diamanti e di recente ha acquistato la miniera Ekati. E dal 2001 De Beers oltre a estrarre diamanti è entrata nel segmento della vendita di gioielli al dettaglio con la De Beers Diamond Jewellers, joint-venture col gruppo francese Lvmh. Per non parlare di TIffanY, che sta intensificando il lavoro con società estrattive, finanziando lo sviluppo di nuovi depositi di diamanti in cambio di un diritto di prelazione sulla futura produzione. Non a caso ha annunciato da poco due nuovi accordi con Diamcor Mining e DiamondCorp. La strategia di Tiffany, ha spiegato il ceo Michael Kowalski, deriva dalla forte crescita della domanda di diamanti in Asia e dalla difficoltà nell’individuare nuove miniere. Quindi, che c’è di meglio di andare a scavare (quasi) direttamente?

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